Wednesday, February 13, 2013

Lacrime e tsunami

Film come The Impossible ci pongono irrimediabilmente di fronte alla questione "morale", soprattutto quando al centro delle vicende c'è un evento catastrofico come lo tsunami che colpì in particolar modo le nazioni bagnate dall' Oceano Indiano. Già dal trailer, una delle robe più ricattatorie da molto tempo a questa parte, si poteva percepire quali sarebbero stati i toni con i quali si sarebbe affrontato l' argomento considerato che al centro del film ci sarebbe stata la vicenda, realmente accaduta, di una famiglia in vacanza in una delle isole tailandesi, colpita (letteralmente) dallo tsunami, separata e poi riunitasi miracolosamente. Cattivi auspici e oscuri presagi insomma ma, come si dice, non si giudica mai un libro dalla copertina. A visione avvenuta però non si può non trovare The Impossible un film quasi "sconnesso", poco coeso, in quanto, le singole parti che lo compongono paiono concepite e realizzate da menti e mani diverse. Fin dalle prime sequenze la pellicola sembra costruita sul background cinematografico di Juan Carlo Bayona. Il regista spagnolo infatti, direttamente dal cinema di genere (The Orphanage, suo film precedente, può essere considerato un horror anche se non nella piena accezione del termine), modella i primi minuti del film creando l' attesa palpabile per l 'evento che sappiamo incombente ed inevitabile. La fase successiva è ugualmente di grande impatto non solo perchè mostra senza remore il livello (alto) produttivo del film ma anche perchè, tra sangue e fango, le immagini patinate iniziali si "sporcano" irrimediabilmente. Questo approccio, più crudo e diretto, verrà ripreso solo verso la fine, forse troppo tardi, lasciando il resto del film in balia di lacrime, buoni sentimenti ed una colonna sonora composta ed inserita con il preciso intento di suscitare commozione nello spettatore. Tra spettacolarizzazione e lacrime facili, la tragedia immane di quel Natale del 2004 viene filtrata fino a ridurne ai minimi termini l' effettiva e devastante portata costringendoci ad inquadrare il film unicamente come la storia del miracolo di cui furono testimoni e protagonisti due genitori e i loro tre figli. Ma anche qui è davvero difficile chiudere un occhio quando si scelgono sempre i sentieri già battuti per raggiungere in maniera facile al limite del disonesto verso i sentimenti degli spettatori, quando quel che conta è commuovere ad ogni costo e si batte su quel chiodo in maniera intenzionale e reiterata.

2 comments:

Davide CervelloBacato said...

Mmm.. In conclusione però, ne vale la pena o è davvero ''stancante'' quel battere il chiodo? E' un bel film o solo un ''adesso vi faccio piangere tutti!'' ? Non so se andarlo a vedere oppure no :/

Weltall said...

@Cervello Bacato: questi sono ottimi interrogativi ^^ A me non piacciono questo tipo di film (ed il tipo di film si poteva percepire già dal trailer) ma alla fine sono andato lo stesso per non lasciarmi trascinare dei pregiudizi. Se escludiamo la parte iniziale, che effettivamente mi ha convinto più di quanto mi aspettassi, il resto sembra fatto apposta per richiamare a forza le lacrime. Se proprio sei curioso ti conviene recuperarlo "per altre vie" che già si trova ^__*