Thursday, February 28, 2013
CINE20 - 88^ PUNTATA
Hippy kay-ye motherfuckers! Abbiamo recuperato l' ultimo Die Hard è non è tutto da buttare come vi hanno voluto far credere!
Mentre per le uscite home video si segnalano ben 2 (il terzo è previsto per la settimana prossima) titoli di Takashi Miike (Sukiyaki Western Djando e Crows 0) il buon Kusa ci illustra le deludenti uscite in sala: solo Educazione Siberiana sembra suscitare in noi un minimo (ma proprio minimo-minimo) interesse.
Online di qua.
Tuesday, February 26, 2013
Accettiamo l' amore che crediamo di meritare
Ragazzo da parete è il titolo italiano del romanzo epistolare di Stephen Chbosky, piccolo caso letterario di fine anni '90 dove il "caso" nasce probabilmente nell' incapacità di taluni lettori di associare argomenti pesanti, come l' uso di droghe o il suicidio, ad un' età difficile come l' adolescenza. Fatto sta che a più di dieci anni dalla prima pubblicazione, Chbosky scrive la sceneggiatura del suo stesso romanzo e finisce anche per dirigerne l' adattamento che, arrivato nelle sale italiane, diventa Noi Siamo Infinito dall' originale The Perks of Being a Wallflower. La confusione che generano queste curiose, inspiegabili, ma ormai consone scelte di adattamento, non sono neanche minimamente paragonabili a quella che prova il protagonista Charlie, ragazzo timido e introverso, che si prepara ad affrontare il primo giorno di liceo nella speranza di sopravvivere in un mondo al quale sente di non appartenere e, naturalmente, di riuscire a legare presto con qualcuno affine a lui. Chbosky non è nuovo al dorato mondo del cinema ne a quello della tv ma il suo curriculum non è certo dei più memorabili. Perciò, la scelta di prendere completamente il controllo del progetto della trasposizione del suo romanzo, oltre a dimostrare un profondo ed encomiabile attaccamento alla sua creatura, poteva apparire una scelta molto rischiosa. Di rischi ne corre, non c'è dubbio, e più di una volta si ha la sensazione che il film corra a testa bassa verso il baratro. Il problema risiede nel fatto che Noi Siamo Infinito non dice nulla di nuovo e non c'è nulla (o quasi) di nuovo nel modo in cui lo fa: si affida a giovani attori (tra l' altro davvero bravi) e ad una colonna sonora scelta non a caso. La cosa che stupisce maggiormente è che questi sono anche gli stessi motivi per i quali il film si salva miracolosamente: la semplicità con la quale si affrontano tematiche complesse o anche il modo in cui vengono rappresentate alcune tappe fondamentali dell' adolescenza, non possono che creare un legame empatico con i protagonisti e in qualche maniera questo spinge lo spettatore ad immedesimarsi in questo e quel particolare dettaglio. Alla fine Chbosky si comporta in maniera molto più onesta di tanti suoi altri colleghi, evitando di sprofondare nel drammatico lasciando che i traumi di Charlie non diventino il centro della narrazione ma ne occupino una zona periferica. D'altronde Noi Siamo Infinito racconta del desiderio e la difficoltà di trovare se stessi al di fuori della massa, della scoperta di un mondo pieno di persone simili a noi alle quali appoggiarsi o sostenere a nostra volta.
Sunday, February 24, 2013
Lyrics of the Week + Video / PIXIES - WHERE IS MY MIND
Oh - stop
With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
But there's nothing in it
And you'll ask yourself
Where is my mind
Where is my mind
Where is my mind
Way out in the water
See it swimmin'
I was swimmin' in the Caribbean
Animals were hiding behind the rocks
Except the little fish
But they told me, he swears
Tryin' to talk to me, coy koi.
Where is my mind
Where is my mind
Where is my mind
Way out in the water
See it swimmin' ?
With your feet in the air and your head on the ground
Try this trick and spin it, yeah
Your head will collapse
If there's nothing in it
And you'll ask yourself
Where is my mind
Where is my mind
Where is my mind
Oh
With your feet in the air and your head on the ground
Oh
Try this trick and spin it, yeah
Oh
Oh
Thursday, February 21, 2013
CINE20 - 87^ PUNTATA
Nonostante qualche linea di febbre mi abbia tenuto lontano dalle sale e da Die Hard, lo staff di CINE20 non si ferma per così poco e anche questa settimana prova a darvi una rubrica il più completa possibile: ecco quindi, in apertura, la bella e appassionata recensione di Noi Siamo Infinito scritta dal buon Kusa seguita da una panoramica delle uscite in sala, non particolarmente stimolanti se escludiamo Gangster Squad. Molto più succulento il reparto home video con l' uscita di tre titoli interessantissimi, primo su tutti 007 - Skyfall.
Leggeteci qui, siamo già online!
Wednesday, February 20, 2013
"Where's the last time you saw bin Laden?"
Si può affrontare un argomento come l' 11 settembre 2011 e tutto ciò che ne conseguito, senza infilare le dita in qualche ferita ancora sanguinante, senza toccare qualche nervo scoperto? Forse è un cosa impossibile considerata la portata di un evento che ha scosso dalle fondamenta la più grande democrazia del pianeta portando in superficie i suoi segreti più indicibili, mostrando i suoi scheletri nell' armadio anche a chi si ostinava a non vederli. Impossibile sicuramente senza prendere una posizione, trovare il proprio spazio super partes dal quale osservare senza essere coinvolti. Con Zero Dark Thirty, Kathrin Bigelow prende posizione. Nel raccontare gli eventi che dall' attentato al World Trade Center portarono alla (probabile) eliminazione di Osama Bin Laden, la regista americana esclude qualsiasi ipotesi di complotto "interno" e punta ad una ricostruzione, basata su documenti e registrazioni reali, delle indagini che condussero la CIA fino alla porta del nascondiglio del numero uno di Al Quaeda. Undici anni di indagini, interrogatori, torture, appostamenti, condensati dalla Bigelow in un thriller rigoroso per forma e contenuti, che ha come protagonista assoluta una donna, l' agente CIA Maya che, sola contro tutti, conduce la sua ricerca con una dedizione che si trasforma negli anni in pura ossessione. In questo personaggio forte ed instancabile (interpretato dalla sempre più brava Jessica Chastain) si riflette un America che ha perso la bussola, che nel tentativo di dare un volto al Male e di mettere una parola fine ad una caccia al fantasma durata una decade, è arrivata a sporcarsi le mani con il l sangue di molti, a giustificare la tortura, i campi di prigionia e le violazioni delle libertà individuali, con la necessita di raggiungere un Bene superiore. Un film dove i brevi lampi di patriottismo appaiono spenti e deboli, dove è impossibile festeggiare quando il processo democratico è morto e sepolto prima dell' odiato arci nemico. dove alla fine non vince nessuno ma tutti, si sicuro, hanno perso qualcosa.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Monday, February 18, 2013
"They think we're all gonna drown down here. But we ain't going nowhere."
Re della Terra Selvaggia (traballante adattamento dall' originale Beast of the Southern Wild) e la riflessione sul modo in cui il cinema rappresenta il dramma e la tragedia. Dovendosi spesso rivolgere ad un pubblico poco propenso a letture stratificate, ci si è adagiati con maggiore frequenza nella scelta più semplice e cioè quella di impattare direttamente con le emozioni più basilari, puntando alle lacrime senza passare mai dal cuore. Il film di Benh Zeitlin, straordinario esordio al lungometraggio che è riuscito a catturare le attenzioni del Sundance e dell 'Academy, sceglie fortunatamente strade differenti: senza mai tracciare precise coordinate spaziali o temporali, le immagini del film, l' acqua, il fango e le case sommerse, non possono che riportare alla memoria la morte e la distruzione che ha portato con se l' uragano Kathrina nel 2005, filtrate però attraverso il linguaggio della favola per raccontare la storia della piccola Hushpuppy che, insieme al padre, vive nella piccola comunità di Bathtube. Il villaggio, separato (o meglio, isolato) dal resto del mondo civilizzato da una diga, rischia di finire sommerso dall' innalzamento dei mari per il lento ma inesorabile disgelo delle calotte polari. Un evento di portata catastrofica che risveglia anche gli Aurochs, gigantesche creature preistoriche. Pur camminando sui territori del fantastico, il regista newyorkese riesce a cogliere in pieno il senso del disastro che ha colpito la Louisiana e New Orleans in particolare, la distruzione, la morte, la perdita, la rabbia, quel senso di impotenza nel vedere le proprie radici cancellate, nel vedersi strappati dalla propria vita mente il mondo intorno osserva, per lo più, in maniera fredda ed indifferente. Ed è in questo contesto che si svolge la formazione di Hushpuppy, seguita con burbera autorità da un padre severo ma amorevole che cerca con tutte le sue forze di prepararla al ruolo che dovrà assumere in una società in rovina quando lui non ci sarà più. Girato con un taglio quasi da documentario e avvalendosi di attori non professionisti, Zeitlin trova nella piccola Quvenzhané Wallis un talento naturale impressionante, una protagonista che ad appena nove anni si carica sulle spalle un film con una interpretazione capace di trasmettere la forza di chi lotta contro un' infanzia negata ed una innocenza perduta sotto metri di acqua.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Sunday, February 17, 2013
Lyrics of the Week + Video / ELIO E LE STORIE TESE - LA CANZONE MONOTONA
Condurre un’esistenza di sforzi
Tallonando la chimera di una melodia composita
Gremita di arzigogoli rarissimi
Che poi alla fine scopri
Che ti mancava quella nota sola
Bellissima
Che sciocco non aver pensato prima
Alla canzone mononota
Una canzone poco nota
Che si fa con una nota
E quella nota è questa
È la canzone mononota
Puoi cambiare il ritmo
Puoi cambiare la velocità
Puoi cambiare l’atmosfera
Puoi cambiare gli accordi
La puoi fare maggiore, minore, eccedente, diminuita
Puoi cambiare il cantante
Puoi cambiare l’argomento
Puoi cantarla da solo
Puoi cantarla tutti insieme con il coro
Puoi farla fare all’orchestra
Mentre ti prendi una pausetta
Puoi cambiare la lingua
For example you can sing it in english
Auf Deutsch, en francais, en espanol,
In cinese: “unci, dunci, trinci…”
Quante cose che puoi fare
Senza cambiare la nota!
Puoi cambiare l’ottava
Puoi cantare all’ottava bassa
Puoi far finta che sia finita
Ma se non sei in grado neanche
Di cantare la canzone mononota
Ti consigliamo di abbandonare il tuo sogno di cantante
Se sei un cantante virtuoso
Stai attento
Che qui basta che fai: “aaah”
E sei fuori
La canzone mononota
Che non scende a compromessi
E se lo fa il compromesso è piccolo
Tipo questo
La canzone mononota
Ha avuto i suoi antesignani
Uno su tutti: Rossini, Bob Dylan, Tintarella di Luna
È anche facile da fischiettare
Democratica, osteggiata dalle dittature
Fateci caso: l’inno cubano è pieno di note
C’è poi il samba di una nota sola
Ma, se ascolti attentamente, dopo un po’ cambia:
Jobim non ha avuto le palle di perseguire un obiettivo
Non ci ha creduto fino in fondo
Invece noi
Sì
Thursday, February 14, 2013
CINE20 - 86^ PUNTATA
Non ci fermiamo mai qui su CINE20 e la riprova sono le due recensioni di Zero Dark Thirty e Re della Terra Selvaggia.
Se nessuna buona nuova arriva dal fronte home video, il buon Kusa ci espone cosa di bello c'è in sala e i titoli di riferimento sembrano essere il quinto capitolo di Die Hard e la commedia Noi Siamo Infinito.
Online qui, anche a San Valentino!
Se nessuna buona nuova arriva dal fronte home video, il buon Kusa ci espone cosa di bello c'è in sala e i titoli di riferimento sembrano essere il quinto capitolo di Die Hard e la commedia Noi Siamo Infinito.
Online qui, anche a San Valentino!
Wednesday, February 13, 2013
Lacrime e tsunami
Film come The Impossible ci pongono irrimediabilmente di fronte alla questione "morale", soprattutto quando al centro delle vicende c'è un evento catastrofico come lo tsunami che colpì in particolar modo le nazioni bagnate dall' Oceano Indiano. Già dal trailer, una delle robe più ricattatorie da molto tempo a questa parte, si poteva percepire quali sarebbero stati i toni con i quali si sarebbe affrontato l' argomento considerato che al centro del film ci sarebbe stata la vicenda, realmente accaduta, di una famiglia in vacanza in una delle isole tailandesi, colpita (letteralmente) dallo tsunami, separata e poi riunitasi miracolosamente. Cattivi auspici e oscuri presagi insomma ma, come si dice, non si giudica mai un libro dalla copertina. A visione avvenuta però non si può non trovare The Impossible un film quasi "sconnesso", poco coeso, in quanto, le singole parti che lo compongono paiono concepite e realizzate da menti e mani diverse. Fin dalle prime sequenze la pellicola sembra costruita sul background cinematografico di Juan Carlo Bayona. Il regista spagnolo infatti, direttamente dal cinema di genere (The Orphanage, suo film precedente, può essere considerato un horror anche se non nella piena accezione del termine), modella i primi minuti del film creando l' attesa palpabile per l 'evento che sappiamo incombente ed inevitabile. La fase successiva è ugualmente di grande impatto non solo perchè mostra senza remore il livello (alto) produttivo del film ma anche perchè, tra sangue e fango, le immagini patinate iniziali si "sporcano" irrimediabilmente. Questo approccio, più crudo e diretto, verrà ripreso solo verso la fine, forse troppo tardi, lasciando il resto del film in balia di lacrime, buoni sentimenti ed una colonna sonora composta ed inserita con il preciso intento di suscitare commozione nello spettatore. Tra spettacolarizzazione e lacrime facili, la tragedia immane di quel Natale del 2004 viene filtrata fino a ridurne ai minimi termini l' effettiva e devastante portata costringendoci ad inquadrare il film unicamente come la storia del miracolo di cui furono testimoni e protagonisti due genitori e i loro tre figli. Ma anche qui è davvero difficile chiudere un occhio quando si scelgono sempre i sentieri già battuti per raggiungere in maniera facile al limite del disonesto verso i sentimenti degli spettatori, quando quel che conta è commuovere ad ogni costo e si batte su quel chiodo in maniera intenzionale e reiterata.
Monday, February 11, 2013
" I saw enough blood and death... I know what's coming."
C'è un momento preciso ne I Mercenari 2 dove le vecchie glorie, Sylvester Stallone, Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger, ironizzano sul fatto che dovrebbero stare in un museo. Mentre nuove generazioni di attori tengono vivo e vegeto il genere action, non sembra arrivato ancora il momento del pensionamento per chi con quel genere si è consacrato. Così, mentre Willis è pronto a vestire i panni di John McClaine per la quinta volta, Sylvester Stallone si prepara a tornare come assoluto protagonista nel nuovo film di Walter Hill. E Schwartzenegger? Tra l' abbandono della politica e scandali personali, l' ex Governatore della California si era limitato alle comparsate (già cult) in qualità di "Expendables" per Stallone senza mai accettare nuovi ruoli da protagonista. Almeno fino a The Last Stand. Il motivo che ha spinto il vecchio Schwarzy a fare un passo indietro e tornare in maniera decisa di fronte alla macchina da presa è da ricercarsi nella storia di Andrew Knauer e nel personaggio di Ray Owens, vecchio poliziotto ritiratosi in un piccolo e tranquillo paesino di confine ma costretto a fermare la fuga di un pericoloso trafficante. La figura di questo poliziotto, navigato, fuori forma ma dall' occhio vigile, sembra ritagliato di proposito intorno al nostro Arnold tanto che spesso e volentieri attore e personaggio quasi si confondono al punto che le parole di un veterano della polizia diventano quelle di un veterano del cinema, ironico e consapevole degli anni che si porta sulle spalle. Se quindi da una parte c'è il carisma di un attore di genere ritrovato, che con piacere ed un pizzico di nostalgia scopriamo ancora capace di imbracciare un fucile o ingaggiare un corpo a corpo con la battuta fulminante sempre sulla punta della lingua, dal' altra c'è un regista alla sua prima prova in terra americana, Kim Jee-woon. Per i poco esperti di cinema asiatico Kim Jee-woon è un giovane regista di talento che in troppi considerano la ruota di scorta di nomi ben più importanti del cinema coreano. Ma il curriculum del buon Kim parla da solo e, nella varietà di generi affrontati, lo sbarco a Hollywood (che precede quello dei colleghi Park Chan-woon e Bong Joon-ho) appare quasi in logica continuità con i suoi precedenti lavori. The Last Stand si presenta come un action senza sconti, sparatorie, scazzottate e inseguimenti d' auto, nel quale si respirano anche atmosfere da western da assedio, elementi diversi che il regista coreano gestisce con molta sicurezza anche se con meno "brio" registico rispetto a film come The Good, The Bad, The Weird. Che dipenda dal solito effetto castrante che il cinema americano ha sui talenti esteri o per altri motivi, il film è comunque condotto con mano sicura per la gioia degli estimatori del genere. Se perciò ci auguriamo di rivedere Kim Jee-woon impegnato in progetti di questo tipo senza perdere però i contatti con le radici del suo cinema, altrettanto facciamo con uno Schwarzenegger che non ci sta ad essere ricordato solo per quello che ha fatto fino ad oggi ma pronto a scrivere nuovi capitoli della sua lunga carriera.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Sunday, February 10, 2013
Lyrics of the Week + Video / ROLLING STONES - SYMPATHY FOR THE DEVIL
Please allow me to introduce myself
I'm a man of wealth and taste
I've been around for a long, long years
Stole many a man's soul and faith
And I was 'round when Jesus Christ
Had his moment of doubt and pain
Made damn sure that Pilate
Washed his hands and sealed his fate
Pleased to meet you
Hope you guess my name
But what's puzzling you
Is the nature of my game
I stuck around St. Petersburg
When I saw it was a time for a change
Killed the czar and his ministers
Anastasia screamed in vain
I rode a tank
Held a general's rank
When the blitzkrieg raged
And the bodies stank
Pleased to meet you
Hope you guess my name, oh yeah
Ah, what's puzzling you
Is the nature of my game, oh yeah
(woo woo, woo woo)
I watched with glee
While your kings and queens
Fought for ten decades
For the gods they made
(woo woo, woo woo)
I shouted out,
"Who killed the Kennedys?"
When after all
It was you and me
(who who, who who)
Let me please introduce myself
I'm a man of wealth and taste
And I laid traps for troubadours
Who get killed before they reached Bombay
(woo woo, who who)
Pleased to meet you
Hope you guessed my name, oh yeah
(who who)
But what's puzzling you
Is the nature of my game, oh yeah, get down, baby
(who who, who who)
Pleased to meet you
Hope you guessed my name, oh yeah
But what's confusing you
Is just the nature of my game
(woo woo, who who)
Just as every cop is a criminal
And all the sinners saints
As heads is tails
Just call me Lucifer
'Cause I'm in need of some restraint
(who who, who who)
So if you meet me
Have some courtesy
Have some sympathy, and some taste
(woo woo)
Use all your well-learned politesse
Or I'll lay your soul to waste, um yeah
(woo woo, woo woo)
Pleased to meet you
Hope you guessed my name, um yeah
(who who)
But what's puzzling you
Is the nature of my game, um mean it, get down
(woo woo, woo woo)
Thursday, February 07, 2013
CINE20 - 85^ PUNTATA
Ok, Ok. Non sarà il film dell' anno ma The Last Stand si è già ritagliato un posto nel cuore di tanti soprattutto grazie al vecchio zio Arnold che, sarà pure invecchiato, ma sa ancora farsi rispettare. Ma c'è anche la rece di Looper, forse la vera piccola sorpresa di gennaio, firmata dal buon Kusa.
Ma la programmazione cinematografica non si ferma mai ed ecco infatti arrivare in sala il nuovo film della Bigelow, Zero Dark Thirty, e il sorprendente esordio di Benh Zeitlin, Re della Terra Selvaggia.
Finalmente un po' di uscite home video interessanti cominciando dal divertentissimo Ted di Seth McFarlane fino ad arrivare all' animazione con Paranorman.
Siamo online qui, come sempre.
Wednesday, February 06, 2013
MEMORIES OF MATSUKO su I-FILMSONLINE
L' occasione di recensirlo per i-filmsonline mi ha dato la possibilità di rivedere e rivalutare il film di Tetsuya Nakashima, tassello fondamentale prima del capolavoro Confessions. La nuova recensione la trovate qui mentre la precedente (e meno convinta) in quest' altro link.
Tuesday, February 05, 2013
"This time travel crap, just fries your brain like a egg..."
Nel 2074 il viaggio nel tempo sarà una realtà, fuori legge, e perciò ad uso e consumo della Mafia che la userà per eliminare individui scomodi mandandoli trent' anni nel passato. Qui, i "looper", giovani assassini reclutati dalla strada, si occupano delle esecuzioni e dello "smaltimento" dei corpi in attesa di chiudere il proprio "loop" e cioè eliminare i se stessi del futuro e vivere di rendita. Nel panorama cinematografico Made in Usa è davvero difficile imporsi in maniera incisiva, soprattutto quando si cerca di ribaltare lo status quo, quando si vuole provare a cambiare certe tendenze che hanno nel corso degli anni indebolito quei generi che da sempre fanno grossa presa sul pubblico. Commedia, horror, fantascienza, un cinema che ripete se stesso all' infinito e che ha portato ad un inevitabile impoverimento, a quella sterilità di idee di cui tanto ci si lamenta. Naturalmente poi ci sono le eccezioni, quelle illustri e quelle che arrivano quasi a sorpresa. Looper di Rian Johnson rientra esattamente tra queste ultime e rappresenta uno di quei rarissimi casi in cui le credenziali minime richieste da un certo cinema mainstream (e quindi spettacolarità ed effetti spaciali) non pregiudicano le necessità autoriali e quindi la possibilità di raccontare qualcosa di nuovo ed intelligente. Ad uno sguardo superficiale e poco attento la novità potrebbe non essere il tratto distintivo di Looper eppure il regista americano ha il coraggio di trattare uno degli argomenti fantascientifici di maggior fascino, i viaggi nel tempo, attraverso un assunto teorico quantomeno personale ed originale. Senza voler entrare nello specifico del meccanismo attraverso il quale presente e futuro interagiscono, il coraggio del film sta nel confrontarsi direttamente con una filmografia che ha "redatto" intorno al tema tutta una serie di regole (chiamiamole così) che Johnson infrange non senza una minima cognizione di causa. Se è vero però che basta davvero un poco di esperienza per rendersi conto di come gli ingranaggi si inceppino con una certa facilità, è altrettanto vero che la sceneggiatura scritta dallo stesso Johnson non rimane concentrata unicamente nel "loop" dei protagonisti (interpretati dal veterano Bruce Willis e da Joseph Gordon-Lewitt truccato per assomigliare ad un giovane Willis) ma approda ben presto su lidi completamente differenti che danno al film un nuovo e più ampio respiro. Qualora si volesse quindi chiudere un occhio su alcune incongruenze, figlie della necessità di fare cinema e non un trattato di fantascienza fine a se stesso, ci si trova di fronte un film coraggioso che, prima del testosterone, pone i suoi protagonisti uno contro l' altro in un confronto soprattutto umano, fatto di sacrifici enormi dettati da amore ed egoismo. Sembrerebbe quindi che Looper sia una scommessa vinta contro un sistema-cinema nel quale è sempre più difficile trovare spazio e, a giudicare dagli incassi che hanno quasi raddoppiato quanto speso, sarebbe bello auspicare una maggiore attenzione verso quei prodotti che, oltre all' adrenalina, non dimenticano che il pubblico ha anche un cervello.
Recensione già pubblicata su i-filmsonline.
Recensione già pubblicata su i-filmsonline.
Monday, February 04, 2013
FLIGHT, il volo corto di Zemeckis
Avevamo lasciato Robert Zemeckis con Le Verità Nascoste, suo ultimo film live-action prima della fase animata motion capture, efficace thriller con intelligenti virate sulla ghost story. Flight può quindi essere considerata una sorta di ritorno, anche atteso, considerato che si parla di un regista che ha saputo, negli anni, regalarci film importanti affrontando tanti generi diversi. Proprio in questo senso, la sua ultima fatica si presenta allo spettatore in maniera un po' ambigua (complice anche un trailer ingannevole) che svela le sue vere intenzioni dopo un inizio col botto, la lunga ed emozionante sequenza dello scampato disastro aereo girata con la maestria tipica di un veterano del cinema. Quello che segue, in maniera per lo più altalenante, è il racconto di un percorso doloroso verso l' accettazione e la redenzione del protagonista, il capitano Whip Whitaker che, dopo aver salvato la vita a 96 passeggeri sui 102 presenti a bordo del suo volo, da eroe nazionale finisce per essere considerato dalle autorità uno dei principali responsabili per le morti avvenute a causa della sua dedizione al' alcol e agli stupefacenti. Quello che risulta è il ritratto di un personaggio fortemente negativo incapace di affrontare i propri demoni senza affogarli in ettolitri di liquore. Non si usa a caso il termine "demoni" in quanto è molto forte nel film il richiamo alla religione, alla tentazione (rappresentata dal' alcol ma anche dal personaggio di John Goodman non a caso introdotto sulle note di Sympathy for the Devil dei Rolling Stones) e alla salvezza (la bella ex-tossicodipendente Nicole). Questo "rimanere in bilico" permette di definire in maniera molto affascinante e credibile (merito sopratutto della bella interpretazione di Danzel Washington) la figura di un uomo combattuto ma comunque convinto delle sue scelte. Quello che stona è il contesto in cui si trova inserito ed il microcosmo che ci naviga dentro, in cui si perde la forza metaforica ed il sotto testo religioso viene eccessivamente rimarcato dai personaggi secondari (il malato di cancro, la hostess sopravvissuta ed il copilota). Qualche disappunto arriva anche nel modo in cui arriva la catarsi del protagonista, sicuramente necessaria e prevedibile, ma troppo furba nei tempi e poco coerente con la precedente costruzione del personaggio. Dispiace perciò constatare come Flight, nonostante i buoni propositi e le indiscusse potenzialità, risulti essere un film poco più che sufficiente, salvato da un cast in ottima forma e dalla sopra menzionata sequenza d' apertura. Per il resto Zemeckis vola troppo basso.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Sunday, February 03, 2013
Lyrics of the Week + Video / JIM CROCE - I GOT A NAME
Like the pine trees lining the winding road
I've got a name
I've got a name
Like the singing bird and the croaking toad
I've got a name
I've got a name
And I carry it with me like my daddy did
But I'm living the dream that he kept hid
Moving me down the highway
Rolling me down the highway
Moving ahead so life won't pass me by
Like the North wind whistling down the sky
I've got a song
I've got a song
Like the whip-poor-will and the babies crying
I've got a song
I've got a song
And I carry it with me and I sing it loud
If it gets me nowhere, I'll go there proud
Moving me down the highway
Rolling me down the highway
Moving ahead so life won't pass me by
And I'm gonna go there free
Like the fool I am and I'll always be
I've got a dream
I've got a dream
They can change their minds but they can't change me
I've got a dream
I've got a dream
I know I could share it if you want me to
If your going my way I'll go with you
Moving me down the highway
Rolling me down the highway
Moving ahead so life won't pass me by
Moving me down the highway
Rolling me down the highway
Moving ahead so life won't pass me by
Friday, February 01, 2013
CINE20 - 84^ PUNTATA
Pensavate di trovare al rece di Lincoln? Pffffffff. Abbiamo visto Flight (per sbaglio) ma se poteva fare pure a meno!
Mentre le uscite home video latitano, il buon Kusa ci presenta le uscite della settimana tra le quali si segnalano la sorpresa Looper e quello che, ci giochiamo anche le mutande, sarà il film dell' anno: The Last Stand di Kim Jee-woon con l' inossidabile Arnold Schwarzenegger!
Leggeteci qui che ne vale la pena!!!
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