Per le saghe cinematografiche horror dell' ultimo decennio pare che il detto "squadra che vince non si cambia", non valga molto. Giunto al suo terzo capitolo la regia di Paranormal Activity, dopo il suo creatore Oren Peli ed il suo successore Tod Williams, passa al duo Henry Joost / Ariel Shulman. Che un film di questo tipo abbia bisogno addirittura di due registi è un mistero, ma il fatto che l' originale avesse bisogno addirittura di due seguiti (per ora) è forse un mistero ancora più grande. Comunque, dopo un incipit ambientato durante il secondo film (che funge da prequel al primo) facciamo un salto ancora più indietro, nel 1988, per scoprire come e perchè le sorelle Katie e Kristie hanno cominciato ad essere perseguitate dal demone prestigiatore. Niente telecamere a circuito chiuso, ad alta definizione, niente tecnologia digitale. Si torna al tanto amato analogico, telecamere grosse e ingombranti che registrano su VHS. Il caso vuole che la mamma delle due sorelline, rimasta vedova, ora frequenti un ragazzo che fa video di matrimoni e pertanto, sfruttando pure qualche colpo d' ingegno, in possesso di tutto ciò che occorre per catturare su nastro la fonte degli strani rumori che si sentono per casa. Tutto insomma rimane nella norma così come tutta la struttura e progressione narrativa dei precedenti film viene perfettamente ricalcata su questo, ad eccezione del cambio di location nel finale, dettaglio fino ad oggi inedito. Per compensare l' inevitabile forzatura tecnologica che comporta ambientare alla fine degli anni '80 un film composto unicamente da riprese "amatoriali", si è deciso di puntare al rialzo rendendo i giochi di prestigio del simpatico demonietto, molto più ad effetto e dando alla maligna presenza una maggiore "visibilità". Senza voler in alcun modo giustificare operazioni commerciali che lasciano il tempo che trovano, questo Paranormal Activity 3 riesce a regalare qualche contenuto ma sincero spavento rimanendo comunque un film reso sterile dalla sua totale mancanza di originalità (se mai tutta la serie ne ha mai avuta). Sempre meglio dello spin-off giapponese comunque.
Recensione già pubblicata su CINE20.
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