Tuesday, February 07, 2012

"There are rich teams and there are poor teams, then there's fifty-feet of crap, and then there's us."

Un film sul baseball? In Italia, o meglio, il Paese calcio-dipendente per eccellenza? Una cosa che decisamente non si spiega e rende ancora più misteriosi ed inesplicabili i meccanismi distributivi nostrani. Che il motivo risieda nella presenza di Brad Pitt nel ruolo principale e la sua candidatura all' Oscar? Possibile, ma facciamo finta per un momento che il motivo sia un' altro. L' Arte di Vincere (Moneyball) di Bennett Miller racconta la vera storia degli Athletics di Oakland e del loro General Manager Billy Beane che nel 2001, dopo una stagione positiva, si trovò a ricostruire da zero la squadra con un budget irrisorio, affidandosi ad un sistema statistico ideato da un giovane laureato in Economia a Yale. E' quasi come la storia di Davide e Golia applicata ad un universo sportivo (quello del baseball nello specifico ma in generale facilmente riconoscibile anche in altri sport) dove sono i budget ultra milionari a comandare e se qualche società non riesce a stare al passo, quelle più grandi se la divorano. Una critica che non possiamo che sentire molto vicina anche qua da noi, quella rivolta senza mezzi termini ad un sistema che ha voltato le spalle ai valori dello sport e ha trasformato gli atleti in mera merce di scambio e le cui quotazioni salgono e scendono come fossero azioni in borsa. E' bene specificare che di sport giocato qui ce n'è ben poco. Il film di Miller preferisce concentrasi sulla storia di un perdente i cui errori e i rimpianti continuano a tormentarlo e per i quali prova a fare ammenda cercando di rivoluzionare dal basso un mondo dove i soldi fanno la differenza. Ed è una storia dal retrogusto amaro, priva di facile retorica, dove Davide questa volta fa a Golia solo un graffio perchè i veri giganti son difficili da buttare giù.

Recensione già pubblicata su CINE20.

2 comments:

Noodles said...

Di sport giocato ce n'è poco, è vero. Ma c'è molto (troppo) secndo me tatticismo, dietro le quinte, discorsi su schemi di gioco... Non conoscendo il baseball spesso mi sentivo perso e pure un po' annoiato (a partire dal secondo tempo).

Weltall said...

@Noodles: eh eh eh anche io di baseball so poco o nulla ma non ho trovato particolarmente invadenti i tecnicismi vari snocciolati a più riprese. Credo che il discorso generale del film e questa atmosfera da "sogni infranti" che si porta dietro il protagonista, non mi abbiano fatto pesare troppo le mie mancanze sullo sport in questione ^__*