Wednesday, February 29, 2012

"Paradise? Paradise can go fuck itself."

La morte rappresenta il momento esatto in cui si smette di cambiare. La vita, almeno fino alla spesso improcrastinabile sua battuta d' arresto, è essa stessa sinonimo di cambiamento, il quale può avere la forza impetuosa di un fiume in piena che ci costringe ad imparare a nuotare o finire per essere trascinati via dalla corrente. Questa è la fondamentale lezione che si trova ad imparare sulla propria pelle Matt King, avvocato, padre e marito distante, quando la moglie finisce in coma dopo un incidente in barca. Da un momento all' altro si trova costretto a riconsiderare i suoi ruoli, a riallacciare (o forse a ricostruire) il rapporto con le figlie e a prendere un' importante decisione circa la vendita di un pezzo incontaminato di territorio hawaiano di cui la sua famiglia è custode da generazioni. Paradiso Amaro di Alexander Payne è un film che sfiora la tragedia senza che questa metta radici diventando un ricattatorio espediente per lacrime facili, preferendo che funga invece da perno intorno al quale far ruotare le vicende dei vari personaggi, una molla che attiva la trasformazione. Il vero punto di forza risiede però nel modo in cui si gioca con i contrasti, partendo dalla location paradisiaca che fa da sfondo alle vicende tutt' altro che felici della famiglia King, fino al protagonista, un George Clooney che smette momentaneamente i panni del divo e comprime la sua gigioneria sotto camicia floreale e infradito, restituendo un personaggio quanto mai umano, sopraffatto e disorientato dagli eventi e dalle responsabilità verso chi è venuto prima di lui e per chi verrà.

Recensione già pubblicata su CINE20.

2 comments:

Noodles said...

Io ho avuto la sensazione che Payne finge soltanto di evitare il melodramma, per arrivare in realtà agli stessi che pretenderebbe di voler evitare. Il paradosso è che fingendo di evitare poi finisce davvero per raffreddare tutto e troppo, e alla fine poco ce ne cale dei personaggi.

Weltall said...

@Noodles: abbiamo avuto sensazioni molto contrastanti vedo ^^
Eppure secondo me Payne ha trattato la componente drammatica nel migliore dei modi facendo si che i sentimenti che ruotano intorno alla donna morente siano bilanciati tra dolore e rabbia, cosa non facilissima da gestire secondo me.