Tuesday, January 17, 2012

"The crimes we are investigating aren't crimes, they are ideas."

Il cinema di Eastwood ritorna a farsi potente ed importante e forse non poteva essere altrimenti considerato quanto potente ed importante sia stata la figura protagonista del suo ultimo film, quel John Edgar Hoover che ricoprì la carica di direttore del Federal Bureau of Investigation dalla sua fondazione e per i successivi quarantotto anni. Mezzo secolo di storia americana raccontati attraverso la voce dello stesso Hoover mentre detta le sue memorie, una visione certamente parziale (di se stesso e degli avvenimenti di cui è stato partecipe/testimone) che lascia però ampi margini per definire la figura di un piccolo uomo dalle grandi ambizioni, destinato a rivoluzionare e a modernizzare il sistema investigativo e a condurre una lotta senza quartiere (e ai limiti della legalità) contro comunisti, anarchici e gangsters, spinto da un esasperato patriottismo. Il J.Edgar portato sullo schermo da Eastwood e partorito dalla penna di Dustin Lance Back (Milk), si dimostra capace di tenere in scacco ben otto Presidenti, quanto spaventato dalla sua vera natura, dai suoi sentimenti che nasconde e soffoca per impedire che la sua debolezza gli costi il potere che cerca in ogni modo di difendere. Ma dove il film di Eastwood fa uno scarto decisivo (e fondamentale) dal classico bio-pic o dal film storico, è quando quel che vediamo e sentiamo proprio per bocca del personaggio principale, ci dimostra quanto certe tematiche siano incredibilmente attuali tanto da imporci le dovute riflessioni su quale sia la vera faccia di una democrazia e se si debba pagare qualsiasi prezzo per difenderla e garantirla, anche in termini di libertà personali e diritti civili.

Recensione già pubblicata su CINE20.

5 comments:

sommobuta said...

A me è piaciuto molto, nonostante le feroci critiche che ho letto (ammetto che questa è la prima recensione positiva). Le uniche toppe secondo me sono riconducibili al make-up invecchiante (pessimo, quello de "I soliti idioti", per dire, è fatto meglio), e al doppiaggio di Di Caprio "vecchio". Per il resto, Eastwood per me è l'unica certezza annuale al botteghino, assieme a Pupi Avati.

Noodles said...

devo dire che a quest giro son di tutt'altro avviso. Non nego che vi siano degli aspetti interessanti, che Eastwood resti comunque un grande, ma J. Edgar non lo annovererei tra i suoi film più riusciti. Anche le parole del suo protagonista, la sua versione dei fatti... diventa troppo unilaterale e assolutoria. avrei preferito più chiaroscuro.

Pupottina said...

non l'ho visto, ma mi riprometto di vederlo
;-)

ilmillka said...

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Weltall said...

@sommobuta: per quanto non sia uscito troppo convinto, se non quasi deluso, da Invictus e Hereafter, devo dire che sono d'accordo con te. Per entrare nello specifico, questo J.Edgar ha diviso molto, più di quanto mi aspettassi ma son contento che sia piaciuto anche a te ^^

@Noodles: a mio avviso invece, la versione parziale della storia funziona nella maniera in cui sembra quasi un opera di auto convincimento sulle proprie azioni e convinzioni, tesa a mascherare le sue debolezze. Alla fine dei conti J.Edgar è un uomo che vuole dare con forza una precisa immagine della sua persona, nascondendo anche a se stesso chi è veramente.

@Pupottina: da vedere ^^

@ilmillka: non ho capito proprio bene, bene, bene...