Tuesday, May 24, 2011

"What would you do if you knew you only had one minute to live?"

In fondo Moon e Source Code non sono poi così diversi. Certo, Duncan Jones ha scritto e diretto la sua opera d'esordio mentre il secondo, scritto da terzi, mostra tutti i limiti delle grandi produzioni su commissione. Al suo secondo lungometraggio il regista inglese non si è tuffato nel primo progetto che gli è capitato sotto mano ma ha cercato qualcosa che fosse un proseguo coerente con il film precedente e non è difficile immaginare cosa l'abbia convinto a portare sul grande schermo il soggetto di Ben Ripley. Un uomo (il sempre bravo Jake Gyllenhall) si sveglia di soprassalto su di un treno. Di fronte una bella ragazza che lo chiama con un nome che non è il suo come non è suo il volto che vede riflesso allo specchio. Non ha il tempo di capire quello che succede perchè un' esplosione distrugge il treno e uccide tutti i passeggeri. Si sveglia nuovamente ma questa volta è in una sorta di capsula ed una donna, un militare, gli parla attraverso un monitor. Gli spiega che quelli che ha vissuto sono gli ultimi otto minuti di vita di uno dei passeggeri del treno e che dovrà riviverli finchè non avrà identificato l'attentatore che minaccia di far esplodere un ordigno ancora peggiore nel centro cittadino di Chicago. Dalla clonazione alla fisica quantistica il balzo è meno lungo di quel che può sembrare: Jones e Ripley condividono in fondo la medesima visione della fantascienza dove l' uomo è fulcro e vittima sacrificale del progresso scientifico. In entrambi i film i protagonisti sono prigionieri in una sorta di loop infinito, trasformati in mezzi per uno scopo, alla ricerca di un appiglio che gli permetta di liberarsi e riacquistare la propria umanità. Nello specifico Source Code è un film affascinante e stimolante dal punto di vista (fanta)scientifico ma anche coinvolgente grazie ad una struttura narrativa basata sulla ripetizione senza mai essere ripetitiva. Forse qualche personaggio troppo "imbalsamato" nel suo ruolo (quello di Jeffrey Wright soprattutto) ed un finale più accomodante del necessario, sono gli unici (e francamente non così influenti) limiti di un film che rappresenta la conferma che si aspettava su Duncan Jones.

Recensione già pubblicata su CINE20.

8 comments:

Anonymous said...

Volevi dire Jeffrey Wright vero? Comunque mi trovi assolutamente d'accordo.

Ale55andra

Weltall said...

@Ale55andra: oh crap! Esattamente...questo tipo di errori sta diventando un po' troppo frequente...comincio a preoccuparmi ^^"

steutd said...

ben ripley che ha scritto species 2... meno male che nella vita c'è sempre una seconda opportunità

Weltall said...

@steutd: anche io sono rimasto parecchio sorpreso quando ho visto i suoi "precedenti" ^^
Per fortuna qui siamo su tutt'altro livello ^^

Noodles said...

Concordo sul finale. E' proprio appiccicato. a me il film è piaciuto davvero molto e trovo confermate le doti registiche di Jones (solo un bravo director può girare dieci volte la stessa scena senza essere ripetitivo). Ma il finale è davvero una macchia nera.

Weltall said...

@Noodles: tra l'altro proprio sul finale ho avuto la stessa sensazione che hai riportato nel tuo post e cioè che sarebbe stato perfetto che si chiudesse su quel fermo immagine. Il film ne avrebbe guadagnato nel suo complesso ^^

Anonymous said...

Matteo, non ti preoccupare per il lapsus...sapessi quanti ne capitano a me!! :)

Ale55andra

Weltall said...

@Ale55andra: se mi dici così mi sento un po' meno solo ^^