Monday, February 15, 2010

"I'm the hand. Someone, somewhere else is the eye."

Già a partire da Crank e dal suo seguito, si era intuito che il mondo dei videogiochi occupasse una parte piuttosto importante nel background "culturale" di Neveldine e Taylor. La conferma arriva con Gamer, loro terzo film (in ordine di arrivo da noi, ma in realtà è il secondo) totalmente incentrato su di una versione futuribile delle più famose comunity online e dei first person shooting. In un non meglio precisato futuro, il genio dell' informatica Ken Castle, che a Bill Gates neanche lo vede, crea la comunity "Society" dove degli avatar umani vengono controllati dagli utenti attraverso una particolare nanotecnologia impiantata nel loro cervello. Appagati con successo i desideri di chi vuole controllare e di chi vuole essere controllato, il passo successivo è Slayers, inquietante evoluzione dei più noti FPS, dove i giocatori prendono il controllo di un gruppo di detenuti in una lotta all' ultimo sangue. Mentre il campione del gioco, Tillman/Kable, lotta per la sua libertà nella speranza di poter riabbracciare la moglie e la figlia, un gruppo sovversivo noto come Humanz cerca di boicottare le creazioni di Castle nelle cui mire c'è l'utilizzo delle sue tecnologie per un controllo globale e non solo a livello videoludico. Con un plot così era ben lecito aspettarsi un passo in avanti nel cinema della coppia Neveldine/Taylor, uno scarto deciso dalla rivoluzione adrenalinica di Crank verso una pellicola che ricercasse una precisa riflessione sulle comunità online nella società di oggi, sull' alienazione diffusa che conduce alla necessità di immedesimarsi in qualcun'altro. Purtroppo le sequenze d'azione, belle e spettacolari, non bastano a salvare un film che prova a scimmiottare Crank (la curiosa maniera in cui Kable avvia la macchina per fuggire, ad esempio) ma dove tutto il resto è abbandonato a se stesso: la storia si dimostra fin troppo superficiale sia nello svolgimento che nell' approfondimento delle tematiche, superficialità che coinvolge tanto i personaggi comprimari, quanto quelli che sulla carta dovrebbero rivestire un ruolo ben maggiore (Simon, il pilota di Kable, ma a cosa serve?). E' un peccato tra l'altro che alcune trovate interessanti (Michael C. Hall che balla e canta Sinatra in penombra, con i "pupazzi" umani al suo fianco che mimano le sue mosse) siano buttate li come isole in mezzo al nulla. A quanto pare nell' intraprendere questo nuovo percorso del loro cinema, Neveldine e Taylor hanno fatto il passo più lungo della gamba, ma considerato quanto apprezziamo le gesta di Chev Chelios, gli concediamo di ritornare pian pianino sui propri passi.

6 comments:

nicolacassa said...

Peccato, l'idea era davvero buona! :)

Weltall said...

@Nick: grande potenziale buttato alle ortiche...uff!!!

kusa said...

e se neanche il nostro Dexter riesce a risollevarlo, chi potrebbe ?

Weltall said...

@Kusa: devo dire che il suo personaggio mi è piaciuto molto ma...proprio non ce la fa reggere tutto il peso morto del film ^__^"

Noodles said...

perfettamente d'accordo. Il secondo Crank non l'ho visto, ma il primo m'era piaciuto molto. Qui siamo alla fiera delle idee rubacchiate qua e là.

Weltall said...

@Noodels: eh si! E dire che qui i due registi potevano puntare a qualcosa di più ed invece hanno preferito adagiarsi sugli elementi che ci avevano esaltato in Crank...e che funzionano in Crank High Voltage ma qui decisamente no ^__^"