Wednesday, May 07, 2014

"I think his world had vanished long before he ever entered it "

Sperduto tra le montagne di un imprecisato paese centro europeo risiede il Grand Budapest Hotel, rinomata struttura alberghiera che fin dagli anni '30 ha ospitato e coccolato i suoi facoltosi ospiti anche grazie alla indefessa professionalità del consierge Gustave H.. Quando una delle sue preferite ospiti/amanti viene trovata morta, l' uomo si scopre erede di un costosissimo dipinto, attirandosi però le antipatie della famiglia di lei intenzionata a far di tutto per far ricadere su Gustave la responsabilità della morte della donna. Attraverso un lungo e stratificato flashback, assistiamo così all'ultima meraviglia cinematografica di Wes Anderson che con sguardo nostalgico traccia un ritratto, in continuo equilibrio tra realtà e fantasia, di un preciso periodo storico, gli anni tra le due Guerre Mondiali, nel quale tutta l' Europa era sull' orlo di radicali trasformazioni pronta ad affrontare alcuni dei decenni più cupi della sua storia. Lo stesso Grand Budapest perde col tempo la sua fama ed il suo splendore riducendosi ad un, seppur affascinante, decadente mausoleo nel quale tener vivi i propri ricordi. Il regista americano coglie l' occasione per trasformare il rapporto tra mentore e allievo di Gustave e il giovane "Lobby Boy" Zero, nell' ennesimo tassello da incastonare nel mosaico di complesse, imperfette ed umane figure paterne di cui la sua filmografia è ricchissima. Ma nel proprio piccolo, ogni film di Anderson è un mosaico concepito con precisione matematica e Grand Budapest Hotel non fa certo eccezione: geometrico nella composizione dei quadri e nei movimenti di macchina, peculiare nelle scelte cromatiche, bilanciato tra commedia, dramma e pacato romanticismo, popolato da tanti personaggi interpretati da vecchie e nuove conoscenze del regista (all' esordiente Tony Revolori si affiancano Ralph Fiennes, Adrien Brody, Willem Dafoe, Jeff Goldblum, Jude Law, Saoirse Ronan, Bill Murray, Tilda Swinton e tanti altri), il film è una commedia dolce amara divertente e commovente, dove l' impronta del regista è onnipresente, riconoscibile a tal punto da far pensare che Wes Anderson continui a ripetere se stesso quando invece riesce ad essere sempre nuovo e diverso.

Recensione già pubblicata su CINE20.


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