Wednesday, January 12, 2011

"Why the fuck did you make her in the first place?"

Vincenzo Natali, nome italiano ma origini canadesi. Il suo nome è legato indissolubilmente ad un cult particolarmente apprezzato, quel The Cube che vanta anche due seguiti francamente inutili. Dopo una serie di progetti dei quali so poco o nulla, Natali ritorna con Splice, pellicola capace di regalare qualche sorpresa soprattutto se si affronta la visione sapendo il meno possibile. Sulle prime infatti, Splice è un film un po' ingannevole, che sembra voler tirare la corda del pippotto sulle maggiori responsabilità etiche e morali che dovrebbe avere la scienza nei confronti di tutto ciò che riguarda la manipolazione nella creazione della vita, per mostrare le vere carte che ha intenzione di giocare una volta che i ruoli dei personaggi sembrano prendere forma in maniera definitiva. In pratica, la parte più tecnica di ciò che la coppia di genetisti fa è solo una beve parentesi rispetto alle conseguenze che comporta il loro agire in nome del progresso scientifico. Natali preferisce concentrarsi sui personaggi, sul loro sviluppo (o anche "evoluzione") psicologica che avviene gradualmente e parallelamente alla crescita della loro creatura ibrida, Dren. Da divinità a genitori e viceversa, passando per un triangolo nel quale Dren funge da catalizzatore di desideri di maternità celati, traumi infantili mai elaborati fino ad inaspettati appetiti sessuali inter specie. Uno sviluppo misurato al millimetro che procede quasi senza sbavature anche se rischia di scivolare in qualche occasione nel ridicolo involontario. Nel complesso riuscito però, e perciò qualcosa gliela si può anche perdonare.

4 comments:

Kusanagi said...

se tra i progetti dei quali sai poco o nulla c'e' anche Cypher, ti consiglio di recuperarlo perche' merita parecchio.

Splice non e' male, anche se certi "sviluppi" (leggi gli istinti sessuali ...) non li ho trovati molto sensati.

Weltall said...

@Kusanagi: invece sono proprio quei precisi sviluppi che ho trovato maggiormente interessanti (aspetto che è stato trattato in un bel articolo pubblicato sul numero estivo di Nocturno, non so se hai avuto modo di leggerlo)

Recupererò Cypher allora ^__*

Anonymous said...

Rischia è dire poco. Secondo me nella seconda parte si cade quasi sempre nel ridicolo involontario. Ho preferito di gran lunga il rigore e l'equilibrio della prima parte.

Ale55andra

Weltall said...

@Ale55andra: quando si va così al limite il rischio di caderci c'è sempre ed a volte ci si finisce dentro con tutte le scarpe. Mi è sembrato comunque che il film, a parte il finale, si sia mantenuto ad una distanza abbastanza sicura dal rovinarsi completamente con le sue mani ^^