BANDAGE
Regia di Kobayashi Takeshi
Arriva subito dopo Zero Focus un altro film giapponese di un certo peso soprattutto per il nome che sta dietro la sceneggiatura e la produzione, Shunji Iwai. Nonostante la regia sia stata affidata all' esordiente Kobayashi Takeshi, si sente la presenza di Iwai, nei toni della storia, nella maniera in cui sono definiti i personaggi, nel modo in cui si esplora con piglio nostalgico il sottobosco musicale indie del Giappone nei primi anni '90, ma soprattutto in alcune particolari sequenze nelle quali è possibile percepire il “tocco” di Iwai, nella maniera in cui le immagini diventano comunicative della sua poetica. Anche la protagonista, Asako, rientra perfettamente tra gli splendidi personaggi femminili partoriti dalla penna di Iwai, determinata ma allo stesso tempo fragile, istaura un rapporto conflittuale con Natsu, leader della band indie Lands della quale diventa fan e poi manager. Un' esperienza di vita che diventa occasione per confrontarsi con se stessi e con i propri limiti. Ma è anche occasione di mostrare i meccanismi che si muovono dietro la nascita delle grandi band o delle importanti hit musicali, meccanismi che il regista kobayashi conosce molto bene essendo anche lui un produttore musicale, un mondo dove la libertà di espressione artistica viene sempre dopo la necessità commerciali. Peccato non aver avuto il coraggio di interrompere il film dopo la sequenza più bella ed emotivamente coinvolgente e non prima dei numerosi e superflui finali che si susseguono prima dei titoli di coda.
THE ACTRESSES
Regia di E. J-yong
Il cinema sud coreano si dimostra ancora una volta quello artisticamente più rilevante e interessante, ed il film di E. J-yong, che torna al FEFF dopo 11 anni, ne è una dimostrazione. La pellicola parte da uno spunto semplicissimo, sei attrici si ritrovano tutte insieme la sera della vigilia di Natale sul set fotografico della rivista Vogue. Le sei attrici interpretano se stesse, sei talenti indiscussi del cinema coreano ma soprattutto sei donne che, riunite insieme colgono l'occasione per un confronto generazionale, per uno scontro diretto con le loro rivali per portare alla luce i capricci dell' essere dive, per mostrare paure e insicurezze, ma soprattutto per raccontare cosa è significato e cosa ancora significhi essere attrici e donne in Corea del Sud, ad essere giudicate per la propria vita privata prima che per le capacità professionali. Certo, si parla comunque di un film basato su di una sceneggiatura ma, mai come in questo caso, e forse proprio grazie al contributo dato dalle splendide protagoniste, il divario trà realtà e finzione va quasi a scomparire. Quasi un' esperimento metacinematografico costruito su dialoghi lunghi sostenuti da riprese traballanti che danno al film un taglio documentaristico e trasmettono l' idea che il regista abbia quasi “rubato” le confidenze delle sei donne. Uno dei film più belli del festival, punto.
THE MESSAGE
Regia di Chen Kuofu / Gao Qunshu
Durante l' invasione giapponese in Cina un gruppo di resistenza compiva attentati ed omicidi con lo scopo di destabilizzare il finto governo cinese che in realtà appoggiava gli occupanti. Il controspionaggio intercetta un messaggio in codice che lascia intuire la presenza di una talpa all' interno del dipartimento di controspionaggio stesso. Con uno stratagemma il colonnello Takeda, desideroso di ristabilire il proprio onore, invita i cinque maggiori sospettati in un isolato castello dove spera, mettendoli a confronto uno contro l'altro, di scoprire chi sia la misteriosa talpa di nome Phantom. Una produzione divisa tra Cina e Sud Corea e una regia a quattro mani, fanno di The Message uno dei migliori esempi del nuovo corso del cinema cinese continentale che lascia da parte la propaganda per delle grosse produzioni, dei veri e propri blockbuster, a sfondo storico. Questa storia ambientata nei primi anni della seconda Guerra Mondiale, la cui location principale è un vecchio castello, è il contesto perfetto per mettere in scena un film di spionaggio che sa di giallo classico, ma che diventa anche un thriller serratissimo che non risparmia allo spettatore alcune forti ma efficaci sequenze di tortura. Il montaggio, ma soprattutto la regia della coppia Kuofu / Qunshu, chiudono il cerchio per quello che è il film cinese più riuscito, dopo City of Life and Death, visto al festival quest' anno.
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