Wednesday, August 30, 2017

DEATH NOTE = MONNEZZA


"Basato su", "da un libero adattamento di" paiono a volte come delle facili scusanti. Nel caso specifico del Death Note di Adam Wingard, uscito in esclusiva sulla piattaforma Netflix, pare sopratutto che si siano volute mettere subito le mani avanti per frenare la folla inferocita di adoratori dell'opera originale che si sarebbe trovato alla porta subito dopo la visione. Ma pare anche una scusante per propinare agli utenti un' abbondante porzione di merda fumante impiattata a dovere. Perchè questo è il Death Note americano: merda.
Diversi sono gli elementi che hanno reso il manga di Oba e Obata uno di quei titoli cult da recuperare. Anche senza stare qui ad elencarli, di tutti questi elementi Wingard e gli sceneggiatori hanno deciso di fare tabula rasa ma quello di cui si avverte maggiormente la mancanza è un adeguato approfondimento sulle implicazioni morali di avere per le mani il potere di applicare a piacimento una giustizia sommaria. Una superficialità che si riflette nella figura di Light, il protagonista, giovane intelligente ma mezzo disadattato che pensa prima con il pisello e poi con la testa. Molto distante dal freddo e cinico calcolatore che troviamo tra le pagine del manga, differenza che rende inutile la sua controparte/nemesi, L. Per quanto quest'ultimo sia infatti il migliore investigatore indipendente del pianeta, a che servono le sue doti se non ci sono le basi per un confronto alla pari con Light? A niente, proprio come il suo personaggio e quello di Ryuk, se proprio la vogliamo dire tutta.
Si potrebbe dire che lo sforzo profuso nell'adattare Death Note si è risolto nel farlo diventare un pessimo teen horror con tanto di componente splatter che lo avvicina più ad un ennesimo sequel di Final Destination che all'opera originale.

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