Wednesday, September 24, 2014

SVENDITA MERCENARI

Difficile parlare male de I Mercenari 3, soprattutto quando è innegabile la bontà delle intenzioni nella mente di Sylvester Stallone quando pensò di far avverare il sogno di tutti gli appassionati di cinema action, riunendo in un’unica pellicola volti noti, vecchi e più recenti, che hanno reso unico il genere. Arrivati però al terzo film del franchise, è evidente che qualcosa si è perso per strada: se era inevitabile, anche di fronte ad una sceneggiatura impeccabile, riuscire a dare spazio a tutti i nomi coinvolti, costringendone alcuni a brevi ma pregevoli cameo, quello che non poteva mancare era l’azione adrenalinica e un senso dell’ironia preciso e tagliente. Ed infatti tutto questo era ben presente nel primo film e anche nel suo seguito. I Mercenari 2 però cominciò a far sentire qualche scricchiolio nella fondamenta causato dal passaggio di testimone alla regia da Stallone a Simon West, e dall’ aggiunta superflua di qualche “rookie” di cui non si sentiva il bisogno. Ne I Mercenari 3, purtroppo, quello scricchiolio assume il fragore di un crollo dalle fondamenta ed i motivi sono fondamentalmente due, regia e cast. Dietro la macchina da presa siede Patrick Hughes, curriculum da mestierante cosa che, dal lato pratico, si vede nella totale incapacità di enfatizzare l’azione (che c’è, fin dai primi minuti, ma non lascia nulla). Il parco attori conta qualche defezione ma si allarga con quattro nomi nuovi e nuovi volti che dovrebbero rappresentare in qualche modo un ricambio generazionale per il cinema action. Peccato che il loro contributo sia talmente marginale e superfluo che risulta davvero difficile ricordarsi quale ruolo abbiano avuto nel film (eccezion fatta per Ronda Rousey). Cosa diversa accade con le “vecchie leve” nelle cui fila si aggiungono Antonio Banderas (il migliore di tutti), un bollito Harrison Ford e un Mel Gibson nelle vesti del villain di turno. Gli altri fanno più o meno quello che hanno fatto nelle due precedenti pellicole e, neanche a farlo di proposto, è Stallone a ritagliarsi la battuta più bella di tutto il film. Baracca e burattini, insomma, salvati sul filo del rasoio dalle solite facce, segnate dal tempo ma sempre rassicuranti. Il nuovo non è ancora capace di imporsi, non in un progetto simile che celebra il classico, e pertanto voler provare anche a proporre un ricambio generazionale nuoce ad un film che avrebbe avuto bisogno di una maggiore solidità in regia e in fase di scrittura. Sarà per la prossima volta, speriamo.

Recensione già pubblicata su CINE20.


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