Anche se il titolo non potrebbe essere più esplicativo di così, l' ultimo film di Abdellatif Kechiche, premiato con la Palma d' Oro a Cannes 2013, è un racconto di vita nel quale si racconta la fine dell' adolescenza e l' ingresso nell' età adulta della sua protagonista, Adele. L' approccio scelto dal regista è quello di uno sguardo intimo, spesso insistito fino al voyeurismo, per immergere lo spettatore all' interno di macro sequenze, lunghe, quasi interminabili, che con grande coerenza esplorano tanto la quotidianità quanto la sfera più intima della vita di coppia tra Adele e la sua compagna Emma. Una scelta di sceneggiatura non immediata ma efficace che compensa le ellissi narrative che separano i frammenti l' uno dall' altro, con la straordinaria capacità di catturare gli attimi, l' esplodere dei sentimenti che si percepisce anche dalla minima espressione sui volti dei protagonisti. Un particolare che denota una importante direzione d'attori ma soprattutto l' incredibile bravura di Adèle Exarchopoulos e Léa Seydoux che ci regalano due interpretazioni talmente naturali da rendere difficile percepire dove finisce l' attrice e comincia il personaggio. Tratto dalla graphic novel "Le Bleu est une couleur chaude", La vita di Adele è anche e soprattutto un film sull' amore, sulla straziante consapevolezza di non poterne svelare i misteri ma al massimo accettare il naturale percorso, la nascita, la crescita e anche l' inevitabile fine.
Recensione già pubblicata su CINE20.
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