La domanda sorge spontanea "c'era davvero bisogno di un film come Sinister?" A visione ultimata la risposta sembrerebbe essere negativa in virtù del fatto che l' 80% del film sembra perfettamente studiato per inserirsi in un mercato dove l’ horror, da qualsiasi parte del mondo arrivi e fatte salve alcune significative eccezioni, è dominato da prodotti che, quando non riciclano se stessi, riciclano sempre le stesse storie e tematiche, spesso dimenticandosi che la “paura”, quella che ti tiene inchiodato alla sedia, si può trasmettere anche senza ricorrere ai più abusati clichè. Sfortunatamente Sinister raccoglie il peggio di quanto seminato negli ultimi anni: il protagonista, Ellison Oswalt, è uno scrittore diventato subito famoso con il suo primo romanzo nel quale investigava su di un irrisolto delitto di cronaca. Dopo quello, il nulla. Almeno fino a quando non trova, nella storia di una famiglia trovata impiccata nell' albero dietro casa, la chiave per riagganciare il successo prima di perderlo definitivamente. Trasferitosi con moglie e figli proprio nella casa di quella sfortunata famiglia, trova in soffitta una scatola con dentro dei filmini in super8 che, dietro l' apparenza di riprese familiari, nascondono la natura di "snuff movies" nei quali sono rappresentati degli efferati omicidi. Insomma, basta un piccolo assaggio della trama per intuire da quante direzioni diverse si è pescato per comporre questo Sinister dimenticandosi di insistere ed approfondire gli aspetti più interessanti ed inquietanti: la trovata dei filmini ad esempio, è totalmente vincente e la cornice sonora rende questi frangenti, insieme a pochi altri, assolutamente disturbanti. Il resto del film, quando le indagini di Oswalt prendono la telefonatissima piega del soprannaturale, imbocca la via più facile, comoda e tutta in discesa, lastricata di spaventi gratuiti e forse evitabili. Ma dove il progetto di Scott Derrickson (già regista del più riuscito The Exorcism of Emily Rose) e del co-sceneggiatore Robert Cargill prende la più grossa cantonata, è nell' inserire la misteriosa figura di "Mr Boogie" con l' intento pretenzioso di farne (e, visti gli incassi del film, cosa anche abbastanza plausibile) una nuova icona dell' horror. Quindi, alla fine, abbiamo un film poco originale, scritto e diretto con precisi intenti commerciali, impreziosito da alcune trovate che rimangono davvero impresse, ma che si inserisce in un genere oramai congestionato da una quantità di titoli inversamente proporzionali alla loro qualità. E allora ci si chiede di nuovo "c'era davvero bisogno di un film come Sinister?".
Recensione già pubblicata su i-filmsonline.
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