Tuesday, October 25, 2011

"Home is where I want to be"

Cheyenne, rockstar ritiratasi da ormai trent'anni dalle scene, abbandona l'apatia nella quale è adagiata la sua vita per intraprendere un viaggio nel cuore degli Stati Uniti per trovare un ex nazista che fu carceriere ed aguzzino del padre ai tempi di Auschwitz. This Must Be The Place di Paolo Sorrentino è questo, un road movie dove un grandissimo Sean Penn se ne va in giro, tra Dublino e gli USA, conciato come Robert Smith dei Cure, una maschera dietro la quale si nasconde da troppo tempo. Ma nasconde da cosa? Mentre il desiderio di completare la ricerca del padre da a Cheyenne una destinazione precisa da seguire, il senso stesso del film, il collante nei suoi vari frammenti, episodi, incontri più o meno fortuiti tra il protagonista e i vari personaggi che incrocia nella sua strada, diventa chiara da un certo momento in avanti: per quanto separati da un oceano e da una vita di incomprensioni, padre e figlio condividono un ossessione che li tiene entrambi ancorati ad un passato che non sono mai riusciti a lasciarsi alle spalle, un sovrapporsi di rancori e sensi di colpa che li tiene come prigionieri in un loop infinito. Oltre ad essere, come si è già detto, un road movie, This Must Be The Place è un film in costante movimento. Tra dolly e carrelli la macchina da presa di Sorrentino non si ferma un momento sottolineando a più riprese le sue ben note capacità registiche ma risultando alla lunga eccessivo, quasi che la sua presenza sulla scena voglia rivaleggiare con quella di Sean Penn. Un neo che frena il giudizio complessivo su di un film che si dimostra comunque un solido racconto ironico e commovente che scivola via sulle preziose note di David Byrne.

Recensione già pubblicata su CINE20.

4 comments:

persogiàdisuo said...

Un film che si guarda volentieri, trasportati dalle belle immagigini e belle musiche, con ritmo sognante e battute fulminanti. Peccato che la tentazione di sedurre Hollywood sia più forte dell'ispirazione.

Weltall said...

@perso: son d'accordo! Sono curioso di vedere come verrà accolto in terra americana una volta uscito anche li. Non tanto dalla critica, quanto dal pubblico ^^

Luciano said...

Forse abituato a film come Il Divo, sono rimasto un po' perplesso. Penso comnunque, prima di esprimere un mio giudizio approfondito, di rivedere il film.

Weltall said...

@Luciano: credo che questo film, preso a parte, come un prodotto "americano" fatto per un pubblico molto più allargato, possa anche considerarsi riuscito e compiuto. Un confronto con Il Divo però, proprio non può reggerlo ^__*