Thursday, November 27, 2014

"We're the fricking Guardians of the Galaxy!"

C'era da aspettarselo. Perlomeno, chiunque sia cresciuto a pane e fumetti Marvel o che ancora oggi si immerge nelle avventure della Casa delle Idee, se lo aspettava. Dopo lo straordinario successo di Avengers, che in qualche modo ha consacrato la Marvel nel difficile sottogenere dei cinecomics, il passo successivo era quello ancora più ambizioso di puntare allo spazio, allargare l'ormai riconosciuto MCU (Marvel Cinematic Universe) al cosmo infinito che da sempre ha ospitato personaggi più o meno famosi ed è stato il muto teatro di guerre tra imperi antichissimi. Per farlo alla Marvel hanno operato una scelta va oltre l'ambizione, e se vogliamo la possiamo definire davvero rischiosa, puntando tutto su i Guardiani della Galassia. Recentemente "resuscitati" con un mensile a loro dedicato, Peter "Starlord" Quill, Gamora, Drax, Rocket e Groot, nonostante una storia editoriale lunghissima, sono dei personaggi per lo più sconosciuti al grande pubblico, soprattutto a quello strettamente cinematografico, e non esattamente iconici come un Captain America o uno Spider Man, giusto per fare un paio di esempi. Eppure, questo peculiare gruppo di antieroi, dopo essere riuscito a ritagliarsi le simpatie dei lettori è riuscito anche a vincere la sfida con il botteghino decretando un successo davvero inaspettato. I motivi di questa vittoria (commerciale, ma non solo) non devono essere imputati unicamente ai personaggi protagonisti (anche se la caratterizzazione di Rocket e Groot ha avuto certamente un ruolo fondamentale) ma anche all'ambientazione che ha risvegliato nel pubblico un desiderio nostalgico di quell'epica spaziale che manca fin da quando George Lucas ci portò in quella "galassia lontana, lontana". C'è poi il fattore James Gunn. La Marvel, almeno fino a Captain America The Winter Soldier, ha puntato ad avere dalla sua degli onesti mestieranti o autori da sfruttare come richiamo (l'esempio lampante è Kenneth Branagh per il primo Thor) senza che ci fosse alcun apporto creativo. Ma Gunn ribalta la situazione e con una trovata semplice ma efficace crea un contrasto incredibilmente accattivante: l'ambientazione fantascientifica incorniciata da una sensazionale selezione di brani pop anni '80, unico legame di Peter Quill con la sua vecchia e lontana vita da terrestre.Un insieme di elementi nel complesso inediti per un cinecomics Marvel, ma miscelati ad una struttura ormai consolidata di azione e commedia che qui trova forse il punto di maggior equilibrio e compattezza. Che la Casa delle Idee fosse sulla strada giusta lo si era già intuito ma, se le premesse sono queste, c'è davvero di che stare allegri per il prossimo futuro.

Recensione già pubblicata su CINE20.
 

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