Sunday, July 28, 2013
Lyrics of the Week + Video / DAVID BOWIE - VALENTINE'S DAY
Valentine told me who's to go
Feelings he's treasured most of all
The teachers and the football star
It's in his tiny face
It's in his scrawny hand
Valentine told him so
He's got something to say, it's Valentine's Day
The rhythm of the crowd,
Teddy and Judy down
Valentine sees it all
He's got something to say, it's Valentine's Day
Valentine told me how he'd feels
If all the world were under his heel
Or stumbling through the mall
It's in his tiny face
It's in his scrawny hand
Valentine knows it all
He's got something to say, it's Valentine's Day
(Yeah)
Valentine Valentine
(Yeah) (Woo) (Woo)
Valentine Valentine
It's in his scrawny hand
It's in his icy heart
It's happening today
It's in his scrawny hands
It's in his icy heart
It's happening today
Thursday, July 25, 2013
CINE20 - 107^ PUNTATA
Abbiamo caldo e non abbiamo visto niente di nuovo da proporvi, pazienza. Pero, io e Kusa, vi illustriamo le uscite (per noi) più interessanti fino al 22 agosto, tra le quali segnaliamo Wolverine L' Immortale, Kick Ass 2, Monsters University e Red 2. Anche per l' home video, per avere qualcosa di decente, bisogna aspettare a dopo ferragosto.
Ultimo ma non ultima, la rubrica va in vacanza fino al 29/08 ma la settimana prossima troverete uno specialone con le nostre TOP TEN della stagione. Roba grossa, insomma.
Online qui.
Wednesday, July 24, 2013
MAD DETECTIVE su I-FILMSonline
Il sodalizio tra Johnnie To e Wai Ka Fai non ha portato solo alla fondazione di quella fucina di talenti e grande cinema nota come Milkyway, ma anche ad un gran numero di collaborazioni tra i due, sia come produzioni che come regia. Presentato come film a sorpresa durante Venezia 2007 e nella selezione del Far East Film Festival di Udine l' anno successivo, Mad Detective è sicuramente ascrivibile tra queste ultime. Girata a quattro mani da To e Wai, la pellicola ruota intorno al personaggio di Bun, il miglior investigatore della polizia di Hong Kong dotato di un grandissimo intuito e di un innato talento nell'immedesimarsi tanto nelle vittime che nei carnefici. Ma quel che lo rende un gradino superiore agli altri è la capacità di vedere la reale personalità di ogni individuo, particolarità che, unita a comportamenti estremi, gli sono valsi una diagnosi di schizofrenia e la perdita del suo lavoro. Quando un poliziotto scopare durante un inseguimento e con la sua pistola vengono uccise delle persone in tre diverse rapine, Bun è richiamato in servizio per aiutare un giovane collega a risolvere il caso. Mad Detective è un poliziesco atipico perchè la classica dinamica dei film a matrice "investigativa", fatta anche e soprattutto di inseguimenti e sparatorie, lascia qui molto spazio al ritratto di un personaggio complesso, il detective Bun (interpretato da Lau Ching Wan), benedetto/maledetto da un dono che lo rende una persona mentalmente disturbata agli occhi degli altri. Ma è attraverso i suoi di occhi che osserviamo come le persone appaiono per quello che sono realmente. Il punto di forza del film sta proprio nella scelta di rappresentare "fisicamente" la vera natura dei personaggi, espediente che assume un importante valore narrativo in quanto li approfondisce in maniera molto diretta e precisa: il poliziotto Chi-wai ad esempio, primo sospettato di Bun, persona complessa in equilibrio tra sette diverse personalità (interpretate da altrettanti attori diversi). O ancora il giovane ispettore Ho che, nei panni di un ragazzino spaventano, non può nascondere tutta la sua insicurezza. La regia di To e Wai si dimostra particolarmente incisiva proprio quando si tratta di esaltare gli elementi che costituiscono il fulcro stesso del film, come nella sequenza del pedinamento o quella del confronto finale dove gli specchi, come già accaduto in The Longest Nite, hanno un valore simbolico ma costituiscono anche elemento fondamentale della messa in scena. Dalla produzione fino al cast (nel quale si segnalano anche l' onnipresente Lam Suet e Kelly Lin) Mad Detective ha certamente tutte le carte in regola per essere un ottimo film, ma non un capolavoro al pari di altre produzioni Milkyway. In un periodo in cui il cinema di Hong Kong sembra subire una leggera flessione creativa però, non è un male guardare indietro, anche se di pochi anni, a pellicole come questa (un altro esempio potrebbe essere l' altrettanto ottimo Eye in the Sky) dove con grande creatività si cercano nuovi e originali approcci al cinema di genere (il poliziesco) senza rinunciare e rinnegare mai il suo prezioso dna.
Recensione già pubblicata su I-FILMSonline.
Recensione già pubblicata su I-FILMSonline.
Tuesday, July 23, 2013
"Where would you rather die? Here, or in a Jaeger?"
Non si scherza con i sogni dei bambini di ieri, ne si trattano con leggerezza. Questo perchè gli adulti di oggi potrebbero non accettare di buon occhio un eventuale tradimento. Del Toro è stato probabilmente uno di quei bambini e pertanto, quando gli è stato portato all 'attenzione il soggetto di Pacific Rim scritto da Travis Beacham, non l'ha preso sottogamba. Era apparso chiaro fin dai primi teaser trailer che, tra mostri che emergono dalle acque, piloti vestiti con tute futuristiche, robot titanici le cui teste vanno ad assemblarsi al resto del corpo, il regista messicano ha costruito il suo immaginario fantastico/fantascientifico con la stessa materia con la quale molti bambini, nati nella seconda metà degli anni '70 in avanti, hanno costruito la loro: non soltanto i kaiju eiga (i film di Godzilla e compagnia) ai quali si deve un grosso debito di riconoscenza per il design delle gigantesche creature (i Kaiju, appunto) ma tutta l' animazione robotica giapponese che ha incantato una generazione, dalle creature di Go Nagai (Mazinga Z, Il Grande Mazinga, Goldrake, Jeeg, Jetta Robot) a tutti gli altri robottoni come Daitarn 3, Vultus V, Daltanius ecc. ecc. Da questi Del Toro ha preso tanto, in maniera evidente e meno evidente, cercando comunque di evitare il mero omaggio preferendo inserire questo o quel dettaglio nel tessuto stesso della narrazione o nella concezione dei giganteschi Jeager e del mondo futuristico che si trovano a difendere, minacciato da mostri provenienti da una breccia dimensionale apertasi nei fondali dell' Oceano Pacifico. Alla stessa maniera si pesca da opere forse più complesse ma alle quali Pacific Rim deve la sua ricercatezza di un contesto socio-politico ben definito e di una tecnologia certo fantascientifica ma comunque credibile: si va dal Gundam di Tomino fino alla serie che ha segnato la fine dello scorso millennio, Neon Genesis Evangelion di Anno. Può sembrare da queste considerazioni che Pacific Rim sia indirizzato esclusivamente ad un preciso target di pubblico e che per i restanti non possa essere considerato tanto diverso dai più classici blockbuster estivi ai quali tra l'altro si ascrive a pieno titolo con tutti i pregi e difetti. La trama è estremamente semplice e chiusa nello schema "arriva mostro - robot lo abbatte - arriva nuovo mostro" e così via (ma anche questo è derivato dal materiale da cui trae ispirazione), ed i personaggi non brillano certo per tridimensionalità anche se quelli di Rinko Kikuci ed Idris Elba spiccano sugli altri. Detto questo però, perfino il meno esperto di "cartoni giapponesi" e pellicole fracassone non può che spalancare gli occhi dalla meraviglia per una delle pellicole più spettacolari di sempre, dove le dimensioni contano e si percepiscono quando mostri e robot si stagliano imponenti tra i grattaceli di Hong Kong. Dove lo scontro si fa soprattutto "fisico" con giganteschi pugni meccanici che si schiantano sulle facce coriacee di bestioni alieni. E quando non bastano, ci sono pure cannoni al plasma, spade e petroliere, con immensa gioia di chi assiste all' ennesima grande magia del cinema che, grazie ad uno dei suoi autori più visionari, realizza quello che tanti avevano fino ad oggi solo immaginato ed atteso con pazienza.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Sunday, July 21, 2013
Lyrics of the Week + Video / SUPEROBOTS - DALTANIUS
Daltanius... Daltanius... vai...
Per Daltanius che compare giu'
E il nemico non esiste piu'
E' Daltanius che ci aiutera'
Super-balestra, frecce, spada, lame, boomerang
Odia gli stupidi
Aiuta i deboli
Dagli invasori ci difendera'
Lui si sacrifica
Lo sa che e' l'ultima
Speranza dell'umanita'
Extraterrestre via
Da questa Terra mia
Togli le zampe o ce le lascerai
Ti spacca in quattro lui
Ci fa una croce su
E tu non ci sei piu'
Per Daltanius che compare giu'
E il nemico non esiste piu'
E' Daltanius che ci aiutera'
Non s'arrende mai, e' troppo forte
Non e' nato ancora chi lo battera'
Ha in mente Kento e va
Con le astro-gambe va
E il suo leone in petto ruggira'
Tutto disintegra
Quando gli girano
Le lame boomerang
Trappole, agguati, trabocchetti, imboscate lo circondano
Mostri giganti e striscianti serpenti, e' in pericolo
Daltanius non si fermera'
D' troppo forte e vincera'...
Odia gli stupidi
Aiuta i deboli
Dagli invasori ci difendera'
Lui si sacrifica
Lo sa che e' l'ultima
Speranza dell'umanita'
Extraterrestre via
Da questa Terra mia
Togli le zampe o ce le lascerai
Tutto disintegra
Quando gli girano
Le lame boomerang
Per Daltanius che compare giu'
E il nemico non esiste piu'
E' Daltanius che ci aiutera'
Non si arrende mai, e' troppo forte
Non e' nato ancora chi lo battera'
Per Daltanius che compare giu'
E il nemico non esiste piu'
E' Daltanius che ci aiutera'
Non si arrende mai, e' troppo forte
Non e' nato ancora chi lo battera'
Per Daltanius che compare giu'
E il nemico non esiste piu'
E' Daltanius che ci aiutera'
Non si arrende mai, e' troppo forte
Non e' nato ancora chi lo battera'...
Friday, July 19, 2013
CINE20 - 106^ PUNTATA
Abbiamo visto Pacific Rim ed è esattamente quel che doveva essere, esattamente ciò che ci aspettavamo. Alla faccia da chi è uscito dalla sala piangendo come se gli avessero rubato la marmellata.
In sala non esce niente su cui valga la pena spendere una singola goccia di sudore e, se non credete a me, credere te forse di più al buon Kusa che cura le news.
In home video esce solo La Madre ma è come se non uscisse nulla.
Online qui.
Sunday, July 14, 2013
Lyrics of the Week + Video / ELIO E LE STORIE TESE - AMORE AMORISSIMO
Come stai senza me come stai amore bellissimo
Come sto senza te come sto amore malissimo
Ho sbagliato a lasciarti da sola
Ho sbagliato a chiamarti una sòla
Ora do dell’idiota a me stesso
E lo dico fortissimo
Con chi hai fatto l’amore in mia assenza, spero nessunissimo
Quanto ho fatto l’amore in tua assenza, ti giuro pochissimo
Nella notte che scende sui viali
Certe donne a me fin troppo uguali
Ti assicuro però che ho pagato
Quell’amore carissimo
Tornerai tornerai tornerai, io spero prestissimo
Darti fuoco alla macchina è stato un errore grandissimo
Metti il casco mio amore piccino
E raggiungimi col motorino
Puoi prestarmelo poi quando arrivi
Che mi serve tantissimo
Tu mi dici che son nauseabondo
Che non c’hai mica scritto giocondo
E mi dai una testata sul viso
Ma lo apprezzo tantissimo
Io ti amo, je t’aime, yo te quiero, I love you moltissimo
Voglio dirtelo in tutte le lingue, scandito benissimo
Vieni a darmi sollievo alle mani
Ma poi scendi a pisciare i miei cani
Nei giardini che videro noi
Limonare tantissimo
Di un amore troppissimo
O mio amore amorissimo
Thursday, July 11, 2013
CINE20 - 105^ PUNTATA
ARRIVANO I ROBOTTONI CHE MENANO I MOSTRONI!!!
Vi mentirei se dicessi che questa nuova puntata di CINE20 non sia completamente dedicata a Pacific Rim, ultima e gigantesca fatica di Guillermo Del Toro, perciò non lo farò. Kusa cerca di farci pensare ad altro recensendo l' ultima zozzeria di Apatow mentre nei negozi arriva Guilty of Romance di Sono Sion.
Online qui.
Tuesday, July 09, 2013
Mother Nature is a serial killer
Scritto, riscritto, girato, rigirato, annunciato e rimandato, non si può certo dire che la produzione di World War Z non sia stata alquanto travagliata. Fortemente voluto da Brad Pitt e dalla sua Plan B, il soggetto iniziale del film è stato rimaneggiato parecchie volte fino ad allontanarsi sensibilmente dal libro omonimo di Max Brooks da cui è tratto, tanto da poterlo definire, più che un adattamento, uno sfruttamento dei diritti a scopo puramente commerciale. Il punto di vista corale del romanzo, che definiva attraverso punti di vista diversi un mondo radicalmente cambiato a livello socio politico a causa di un’ apocalisse zombie, è sostituito da un racconto Brad Pitt-centrico dove il suo personaggio, un ex agente delle Nazioni Unite, viene sballottato da un angolo all’ altro del globo per trovare le cause, ed una possibile cura, al morbo che sta trasformando le persone in feroci morti viventi. Una semplificazione assoluta che, unita ad una sceneggiatura “orizzontale” che procede a tappe ben definite, da il senso di un progetto concepito con intenti ben precisi: sugli zombi (lenti, che corrono o semplicemente infetti) il cinema ha già detto tutto ciò che poteva dire grazie a gente come Romero, Fulci, Lenzi, Boyle, Snyder, Fresnadillo ma mai si era tentato un radicale sdoganamento dal genere puntando al grande pubblico con un attore di richiamo, budget stratosferico ed un sensibile abbassamento della violenza. Il risultato è un giocattolone da multiplex che neanche ci prova ad impostare una riflessione di carattere politico o sociale, preferendo raccontare del più classico eroe americano che salva il mondo con l’ unico desiderio di riabbracciare la sua famiglia. E quando c’è da tirare fuori i muscoli lo si fa nella maniera più fracassona (anche se la regia di Marc Foster spesso è troppo confusionaria), basti pensare alla tesa prima parte, con lo scoppio dell’ epidemia e la fuga. Oppure a quella in Israele con i morti (realizzati digitalmente) che si accalcano frenetici in vere e proprie montagne umane. O, ancora, quella a bordo del volo di linea. Quelli elencati possono essere, a ragione, visti unicamente come dei difetti, un sintomatico impoverimento che affligge tutto il cinema per le masse in cui si spende molto e ciò che conta sono gli incassi. Ma possono rappresentare anche dei pregi dal momento che World War Z, fin dal trailer, si propone in maniera molto limpida e onesta come uno spettacolo di puro intrattenimento fine a se stesso. Rimane un po’ di rammarico invece per la mancanza di un finale adeguato al quale si preferisce uno cucito alla bene e meglio, molto positivo e consolatorio. Difficile chiudere un occhio quando, un po’ di pessimismo in più, avrebbe dato al film una spinta in chiusura che invece proprio gli manca.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Sunday, July 07, 2013
Lyrics of the Week + Video / THE NATIONAL - SEA OF LOVE
Will you say you love me Jo?
How am I supposed to know?
When you go under the waste
What am I supposed to say?
I see people on the floor
They're slidin' to the sea
Can't stay here anymore
We're turning into thieves
If I stay here trouble will find me
If I stay here I'll never leave
If I stay here trouble will find me
I believe
Jo I'll always think of you
As the kind of child who knew
This was never gonna last
Oh Jo you fell so fast
Hey Jo sorry I hurt you, but they say love is a virtue don't they?
Hey Jo sorry I hurt you, but they say love is a virtue don't they?
Hey Jo sorry I hurt you, but they say love is a virtue don't they?
Hey Jo sorry I hurt you, but they say love is a virtue don't they?
I see people on the floor
They're slidin' to the sea
Can't stay here anymore
We're turning into thieves
I see you rushing now
Tell me how to reach you
I see you rushing now
What did Harvard teach you?
I see you rushing now
Tell me how to reach you
I see you rushing now
What did Harvard teach you?
I see you rushing now
Tell me how to reach you
I see you rushing now
What did Harvard teach you?
I see you rushing now
Tell me how to reach you
I see you rushing now
What did Harvard teach you?
Thursday, July 04, 2013
CINE20 - 104^ PUNTATA
Arriva la nuova puntata di CINE20 ed è guerra! Mondiale! Con tanto di Zombie! World War Z sbarca nelle nostre sale ed il risultato è "meh" però ci si diverte un botto.
Se nei negozi non arriva nulla di interessante, in sala troviamo il nuovo Verbinski, The Lone Ranger, e il nuovo Malik, To The Wonder. Curiosità anche per The East ma, tutte le altre news, curate con la solita precisione da Kusa, lasciano, chi più chi meno, il tempo che trovano.
Siamo online qui.
Monday, July 01, 2013
"In time, you will help them accomplish wonders"
Se si pensa alla figura più classica del supereroe dei fumetti, Superman è quasi, senza ombra di dubbio, il primo personaggio che viene in mente. Non soltanto perché è "in giro" dalla fine degli anni '30 ma perché la sua figura rappresenta idealmente il bene incorruttibile che si contrappone al male. Con il passare dei decenni la figura dell' eroe si è evoluta in tante direzioni diverse tali da cancellare quasi definitivamente la demarcazione bene/male, giusto/sbagliato: gli eroi di oggi sono più complessi, sfaccettati e le maschere sono spesso più un peso che una liberazione. Batman è certamente l' esempio più facile da fare anche considerato l' apporto dato al personaggio dalla trilogia cinematografica firmata da Christopher Nolan. E' possibile quindi proporre oggi, al cinema, un personaggio come Superman senza che la sua figura appaia fuori dal tempo? Ci interessa vedere le gesta di un eroe virtualmente invincibile? Bryan Singer non è certo riuscito a rispondere a questa domanda con il suo Superman Returns, operazione nostalgica che fungeva da ideale seguito alla storica pellicola di Richard Donner con protagonista il compianto Christopher Reeve. Ma la Warner non si è arresa e, sfruttando il periodo favorevole per i cinecomics, ha trovato nel produttore Christopher Nolan, nello sceneggiatore David Goyer e nel regista Zack Snyder, la squadra giusta per portare in sala il vero reboot di Superman. Che poi ci siano riusciti è un altro paio di maniche. La prima cosa che salta subito all' occhio è che non ci si è approcciati al personaggio con intenzioni davvero radicali e lo conferma una sceneggiatura che narra le origini dell' Uomo d' Acciaio in maniera molto classica, ma provando, subito dopo l' apertura con la fine di Kripton, ad immergerci direttamente nella vita di un Clark / Kal-el già adulto alla ricerca di se stesso, intervallando a mezzo flashback episodi precisi della sua infanzia. Ed è qui che si è cercato di dare una nuova impronta al personaggio: il Superman di Snyder/Goyer/Nolan è un diverso, un emarginato, ma destinato dalle sue origini aliene ad assurgere a ruolo di messia, a vestire i panni (simbolicamente rappresentati dal classico costume al quale fortunatamente sono stati "spenti" i colori ed eliminati i mutandoni) di salvatore per la gente che lo ha adottato. Non che questo aspetto sia poi così particolarmente approfondito anche perchè, appena può, il film di Snyder decolla verso il suo lato puramente d' intrattenimento: il regista di 300 e Watchman, camera in spalla, ci proietta dentro l' azione dando sfoggio di ciò che la tecnologia ed un corposo budget permettono di questi tempi, traducibile facilmente in due macrosequenze dove pugni e distruzione si susseguono ad un ritmo forsennato. L' Uomo d' Acciaio sembra, insomma, un film diviso in due dove, l 'approccio moderno (alla Il Cavaliere Oscuro, per capirci) è solo accennato e quasi schiacciato dalla necessità di non tradire le solide radici (soprattutto cinematografiche) del personaggio e da quelle puramente spettacolari tipiche del blockbuster. Ci si aspettava certamente di più ma una promozione non gliela toglie nessuno.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Recensione già pubblicata su CINE20.
Subscribe to:
Posts (Atom)