Monday, March 22, 2010

"Alice kept secrets"

Nel panorama dei mockumentary a sfondo horror si affaccia timidamente anche questo Lake Mungo, film australiano dell' esordiente Joel Anderson, datato 2008 ma arrivato sotto i riflettori (attraverso canali ufficiali e non ufficiali) grazie all' incredibile successo di Paranormal Activity con il quale condivide alcuni aspetti tematici e di forma, ma riesce a raggiungere risultati decisamente più soddisfacenti. La storia del film ruota attorno alla morte della sedicenne Alice Palmer, affogata mentre nuotava in un lago artificiale, e agli eventi misteriosi ed inquietanti che coinvolsero la sua famiglia nei mesi successivi. Pur non vantando questa grande originalità, Lake Mungo si distingue da altri prodotti di genere per il modo in cui miscela generi diversi, passando dal dramma familiare, al thriller, alla ghost story, omaggiando in maniera piuttosto inequivocabile Twin Peaks (e non solo per il cognome della protagonista), veicolando il tutto sotto forma di documentario con tanto di interviste a testimoni e protagonisti delle vicende, intervallate da fotografie e riprese amatoriali "reali" fatte con telecamere e cellulari. Quello che colpisce subito in positivo di Lake Mungo e la riflessione che scaturisce sull’ ambiguità delle immagini (fotografie o filmati) e su come esse siano manipolabili soprattutto oggi nell’ era del digitale. Anderson fa “germogliare” questa riflessione dall’ interno, dalle vicende stesse dei protagonisti del film con alcuni “twist” narrativi che ribaltano la prospettiva degli eventi: c’è davvero un fantasma nella casa dei Palmer o è tutta una montatura? Un tema importante portato all’ attenzione dello spettatore con intelligenza, senza superficialità o furbizie commerciali (come in Paranormal Activity) e senza presunzione (come ne Il Quarto Tipo), attraverso azzeccati espedienti di sceneggiatura che creano un grado di coinvolgimento non trascurabile soprattutto se si decide di stare al gioco ed osservare con attenzione tutti i documenti filmati e le foto che ci vengono mostrati durante il film (in tal caso è d’obbligo non perdersi neanche un frame dei titoli di coda). Ma Lake Mungo risulta vincente anche se si decide di considerarlo unicamente come film di un genere che sembrava già aver detto tutto ai tempi di Blair Witch Project e che invece sa essere moderatamente inquietante, disturbante e a regalare qualche sincero brivido lungo la schiena. Tutti questi elementi considerati insieme ci aiutano a capire perché un progetto riuscito nel suo complesso sia finito nell' oblio della distribuzione, ma soprattutto perché Hollywood abbia già deciso di metterci le mani sopra programmando un remake in uscita nel 2011.

2 comments:

Pupottina said...

lo voglio vedere.
rientra nel mio genere.
un abbraccio e buon proseguimento
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Weltall said...

@Pupottina: ricambio l'abbraccio e ti dico che a cercare bene si trova anche una versione sottotitolata in italiano ^__*