Thursday, October 02, 2008

Una famiglia tranquilla e lo Yakuza indemoniato

A seguito del licenziamento del capo famiglia, i Kang decidono di trasferirsi in una casa in montagna e di avviare un' attività alberghiera convinti anche dal fatto che da li a pochi giorni sarebbero iniziati i lavori per una nuova autostrada che avrebbe sicuramente facilitato l'arrivo dei turisti. Ma a distanza di settimane, dei lavori neppure l'ombra e gli affari per la famiglia Kang non decollano. Quando il loro primo cliente si suicida nella propria camera, la famiglia si trova di fronte ad una scelta: denunciare il fatto alla polizia e chiudere definitivamente l' albergo o nascondere il cadavere facendo finta che nulla sia successo. Ma quello sarà solo il primo di una serie di avvenimenti che porterà la famiglia Kang ad avere più cadaveri da occultare che clienti e a diventare piuttosto esperti nello sbarazzarsi dei corpi o di chi viene sfortunatamente a conoscenza del loro segreto. Nell' ormai lontano 1998 Kim Ji-woon esordiva con un film scritto e diretto da lui stesso, The Quiet Family, una divertente commedia nera sul "fare di necessità virtù" cosa che per i membri della famiglia Kang diventa una questione di sopravvivenza. I tentativi maldestri (dai risvolti spesso macabri) di far funzionare l'albergo regalano qualche sincera risata e ci si ricorda con un sorriso soprattutto delle performance dei grandi Choi Min-sik e Song Kang-ho. Alcuni personaggi rimangono misteriosamente marginali e le situazioni si ripetono un po' troppo, diventando quasi monotone e facendo sorgere il dubbio che il film non sappia dove andare a parare. Anche tecnicamente siamo lontani dai suoi film successivi (Tale of Two Sisters e A Bittersweet Life) dove ha sicuramente dimostrato maggiore maturità registica e sceneggiativa. Metterlo in confronto diretto con il suo remake, Happiness of the Katakuris di Miike, non sarebbe molto corretto anche perché il geniaccio giapponese ha preso il soggetto di Ji-woon e ne ha colmato tutte le lacune partorendo un vero gioiellino. Meglio quindi approcciarsi a questo The Quiet Family lasciando da parte i Katakuris e godersi senza troppe aspettative questa piccola opera d'esordio.

Quando dei membri della gigantesca organizzazione malavitosa Heaven uccidono due uomini della famiglia Ida la guerra tra clan diventa inevitabile. I vertici della famiglia chiedono al boss Muto di spartire con la famiglia i proventi per la vendita di armi e finanziare così la guerra. Muto però ha usato quei soldi per curare la moglie malata e pertanto si offre di uccidere con le sue mani il boss del' organizzazione Heaven. Seiji, sottoposto di Muto e a lui profondamente legato, per evitare che il suo boss rischi inutilmente la vita lo fa arrestare decidendo di occuparsi direttamente dell' organizzazione Heaven, rubando i loro soldi e ferendo a morte il loro boss. A quel punto Seiji e tutti quelli che gli stanno vicino diverranno bersagli della violenta rappresaglia della società Heaven. Esaminando la sterminata filmografia del prolifico Takashi Miike non si può certo dire che non abbia esplorato e sviscerato a dovere la tematica Yakuza, anzi, in qualche modo sono sempre presenti in quasi tutti i suoi film dei precisi richiami al genere. Non si può dire altresì che il sottoscritto non apprezzi e non trovi affascinate il mondo (cinematografico) della malavita giapponese anche quando Miike trattiene più che può i suoi istinti geniali regalandoci pellicole uniche come Agitator o Graveyard of Honour. In questo Kikoku - Yakuza Demon il regista giapponese evita gli "eccessi" che contraddistinguono il suo cinema per raccontare una storia Yakuza classica, mettendo in evidenza il lato romantico dei suoi anti-eroi e dei rapporti di fedeltà e onore che legano tra loro i boss ai sottoposti, i membri più giovani ai loro "aniki", e come le loro vite siano tragicamente segnate dal sangue e dalla morte. Un film un po' discontinuo che però regala dei momenti splendidi (in particolar modo, l'incipit e la conclusione) e l'ennesima interpretazione di Riki Takeuchi che, neanche ci fosse bisogno di dirlo, spacca il culo a tutti.

6 comments:

Anna Maria said...

Mi suonerebbe strano sentirti dire che non ti piacciono i film violenti ^^

Quanto al primo film, mi è sorto il dubbio che gli omicidi negli hotel sono usati e stra abusati sia al cinema sia nei gialli, chissà se nella realtà c' è uguale riscontro.
La locandina sembra un ulteriore remake della famiglia Addams. tanananà nc nc tanananà...

Baus ^^

nicolacassa said...

Primo film: Locandina tipo famiglia addams! Interessante vedere il film al quale si è ispirato Miike!

Secondo film: Ci sono così tanti film di Miike che devo recuperare, che quasi mi manca il fiato!!

Killo said...

Oramai ho ben capito che sti film sono la tua passione

Weltall said...

@inenarrabile: eh eh eh suonerebbe strano anche a me ^__*
Ti assicuro però che i nquesti due la violenza è piuttosto contenuta ^__^
Gli omicidi negli hotel funzionano sempre bene! Poi in questo film sono abbastanza "particolari"...vedere per credere ^__*

@Nick: infatti mi ci sono avvicinato proprio per vedere da dove è nato Katakuris ^__^

Per quel che riguarda i lrecupero dei film di Miike...ci vorrà tempo cugino ma io sono sempre disponibile lo sai ^__*

@killo: diciamo che sono particolarmente legato al cinema orientale ^___*

Anonymous said...

Assolutamente d'accordo su Kikoku, altalentante ma con dei bei momenti. Quiet Family lo devo ancora guardare per lo stesso motivo che ha spinto te a vederlo! :)
Saluti.
Para

Weltall said...

@para: eh eh eh la voglia di conoscere da dove è saltato fuori Katakuris è troppo forte, ver ^__*?