Thursday, November 09, 2006

Comunicazioni interrotte

Il mostro mondo è grande, popolato da uomini uguali e profondamente diversi. Non sono solo confini politici a separarci ma barriere ben più spesse e invalicabili: sono quelle culturali, storiche, linguistiche, sono quelle insormontabili di intolleranza, di impossibilità di integrarsi sia per questioni razziali o per handicap fisici. In un'epoca in cui non esiste punto sulla faccia della terra che non si possa raggiungere siamo al collasso delle comunicazioni, quelle interpersonali si intende, e questo ci separa anzichè unirci. Un fucile, un colpo sparato per gioco, creano un link, un collegamento fra i quattro angoli del mondo mettendo ancora di più in evidenza questa grave incapacità di relazionarsi con il prossimo, questa profonda incomunicabilità che, come una cancro si diffonde uccidendo la parte più umana di noi stessi. Dopo Amores Perros e 21 Grammi, il regista Alejandro Gonzales Inarritu e lo sceneggiatore Guillermo Arriaga portano sulla schermo il loro terzo bellissimo film, rimanendo legati alla struttura narrativa dei lavori precedenti. Anche qui diverse storie di altrettanti personaggi geograficamente lontani, sono legate da un unico evento: In Marocco una famiglia di pastori riscopre l'unita nel momento più drammatico della loro vita mentre una turista americana viene ferita da un colpo di fucile. Il marito nel tentativo di portarla sana e salva al più vicino ospedale, sbatte contro un muro di difficoltà burocratiche con la sua stessa ambasciata, ovvio risultato della situazione politica odierna. Una donna messicana, a causa di un irresponsabile colpo di testa del nipote durante un controllo al confine con gli Stati Uniti, è costretta ad una fuga nel deserto con i bambini americani di cui è la badante. A Tokio, una ragazza sordomuta traumatizzata dal violento suicidio della madre, vive con estrema difficoltà il suo handicap, incapace di relazionarsi agli altri e con l'assoluto bisogno di essere amata. Le splendide immagini di Inarritu (premiato giustamente per la regia all'ultimo festival di Cannes) accompagnate dalle musiche evocative di Gustavo Santaollalla, incorniciano alla perfezione la narrazione frammentaria di Arriaga. Ma la bellezza di questo film risiede forse, in quella sensazione di diffuso ottimismo che tocca in maniera più o meno leggera tutte le storie, dando la sensazione che, per questa enorme torre di Babele che è il nostro mondo, c'è ancora un barlume di speranza.

1 comment:

nicolacassa said...

Bellissimo, indimenticabile.