Tuesday, March 18, 2014

"We move forward"

C'è un treno che non si ferma mai in un giro intorno ad un mondo precipitato improvvisamente in una nuova era glaciale nel maldestro tentativo, compiuto dall' uomo, di risolvere il problema del riscaldamento globale. All' interno dei suoi vagoni, come una biblica Arca trasportata per i continenti in un moto perpetuo, c'è quel che resta della razza umana, dove i ricchi occupano la testa del treno e i poveri la coda. Ed è qui che, tra soprusi e privazioni, si alimenta il focolaio di una rivolta. Alla guida, cinematografica, di questo treno c'è uno dei più importanti cineasti del cinema odierno, il coreano Bong Joon-ho. Diversamente da altri suoi connazionali e colleghi (Park Chan-wook, Kim Ki-duk e Kim Jee-woon) i film di Bong non hanno mai trovato distribuzione nel nostro Paese se non, con estremo ritardo, direttamente in home video. Eppure il suo è uno di quei rari casi in cui, pur muovendosi con agilità tra generi e registri diversi, è sempre riuscito a legare i suoi film con un comune denominatore rappresentato da riflessioni e critica alla società e alla politica, tanto del suo Paese quanto, come nel caso di Snowpiercer, in senso molto più allargato: il sistema chiuso che si autoconserva all' infinito all' interno dei vagoni del treno è una metafora (certamente facile ma non per questo meno potente) dell' incapacità dell' uomo di costruire e far funzionare un sistema sociale che non si basi sul bene di pochi a sfavore di tutti gli altri. Ma Bong non è un autore che si ferma ai concetti e ai sottotesti, soprattutto quando c'è la possibilità di regalare al pubblico cinema di intrattenimento di qualità: la conferma arriva nel momento in cui si capisce come le scenografie costrittive non rappresentano un limite per il regista ma anzi ne valorizzano la fine tecnica nel saper sfruttare gli spazi ristretti  anche nelle concitate scene d' azione che compongono la sanguinosa avanzata della rivoluzione, vagone dopo vagone. Seppur avvertibile in alcuni frangenti la mano di una produzione "allargata", Bong mantiene il pieno controllo della sua creatura compiendo alcune scelte, soprattutto di sceneggiatura, in netto contrasto con la tendenza accomodante e consolatoria di tanto, troppo, cinema occidentale, identificando Snowpiercer come pellicola di sicuro respiro internazionale (soprattutto per il cast che, oltre il grande Song Kang-ho, vanta nomi come Chris Evans, Tilda Swinton, John Hurt e Ed Harris) ma dall'anima personale e riconoscibile.

Recensione già pubblicata su CINE20.
  

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