Tuesday, April 02, 2013

MAMMA CHE PAURA!

Non si può certo dire che Guillermo Del Toro non sia un regista che si fa desiderare. E' da Hellboy 2 che si attende un suo ritorno dietro la macchina da presa ma, nel corso di questo anni, ha preferito dedicarsi alla produzione di film in linea con la sua filmografia personale, racconti nei quali il fantastico e l' orrore sono le vie di fuga da un infanzia insidiata da contesti reali ben più problematici e pericolosi. Si può citare The Orphanage, forse il più riuscito, e i meno convincenti come Non Avere Paura del Buio e, sfortunatamente, anche La Madre. Il regista Adres Muschietti è arrivato all' attenzione del regista Messicano attraverso un suo corto, Mamà, tre minuti scarsi in cui due bambine vengono braccate da una creatura dalle sembianze femminili che chiamano "mama". Tanto è bastato a Del Toro per decidere di farne un lungometraggio, riproponendo per intero la sequenza che si vede nel corto e costruendoci intorno una storia che potesse reggere la durata di un lungometraggio. E qui cominciano i problemi perchè, nel mettere insieme un background solido dietro la storia delle due bambine protagoniste, a seguito di eventi drammatici rimaste sole per cinque anni in una cascina sperduta nei boschi, non si è andati oltre la più classica e riciclata storia del fantasma colmo di rancore bloccato nel nostro mondo, un tipo di storia di cui i giapponesi (Nakata e Shimitsu, su tutti) sono stati dei veri e propri maestri negli anni '90. Ma è soprattutto il finale, frettoloso e raffazzonato come non si vedeva da un po', a far saltare fuori tutti i limiti di una sceneggiatura nella quale non ci si è messo poi tanto impegno e sulla quale forse non ci si credeva neanche più di tanto. Lo scopo principale del film pare essere quello di spaventare senza fare davvero paura, lavorare sul singolo momento piuttosto che costruire una tensione palpabile ed un atmosfera disturbante continuativa. E con questo non si vuole dire che La Madre non abbia i suoi bei momenti ma non si avverte la volontà di fare un horror che prenda le distanze da quella marea di prodotti dozzinali che affogano il mercato. Mettendo perciò sull' impietosa bilancia le "intenzioni" ed il "risultato finale", il film di Muschietti ne esce sconfitto e noi, nonostante qualche salto sulla sedia, irrimediabilmente delusi.

Recensione già pubblicata su CINE20.

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