Monday, February 11, 2013

" I saw enough blood and death... I know what's coming."

C'è un momento preciso ne I Mercenari 2 dove le vecchie glorie, Sylvester Stallone, Bruce Willis e Arnold Schwarzenegger, ironizzano sul fatto che dovrebbero stare in un museo. Mentre nuove generazioni di attori tengono vivo e vegeto il genere action, non sembra arrivato ancora il momento del pensionamento per chi con quel genere si è consacrato. Così, mentre Willis è pronto a vestire i panni di John McClaine per la quinta volta, Sylvester Stallone si prepara a tornare come assoluto protagonista nel nuovo film di Walter Hill. E Schwartzenegger? Tra l' abbandono della politica e scandali personali, l' ex Governatore della California si era limitato alle comparsate (già cult) in qualità di "Expendables" per Stallone senza mai accettare nuovi ruoli da protagonista. Almeno fino a The Last Stand. Il motivo che ha spinto il vecchio Schwarzy a fare un passo indietro e tornare in maniera decisa di fronte alla macchina da presa è da ricercarsi nella storia di Andrew Knauer e nel personaggio di Ray Owens, vecchio poliziotto ritiratosi in un piccolo e tranquillo paesino di confine ma costretto a fermare la fuga di un pericoloso trafficante. La figura di questo poliziotto, navigato, fuori forma ma dall' occhio vigile, sembra ritagliato di proposito intorno al nostro Arnold tanto che spesso e volentieri attore e personaggio quasi si confondono al punto che le parole di un veterano della polizia diventano quelle di un veterano del cinema, ironico e consapevole degli anni che si porta sulle spalle. Se quindi da una parte c'è il carisma di un attore di genere ritrovato, che con piacere ed un pizzico di nostalgia scopriamo ancora capace di imbracciare un fucile o ingaggiare un corpo a corpo con la battuta fulminante sempre sulla punta della lingua, dal' altra c'è un regista alla sua prima prova in terra americana, Kim Jee-woon. Per i poco esperti di cinema asiatico Kim Jee-woon è un giovane regista di talento che in troppi considerano la ruota di scorta di nomi ben più importanti del cinema coreano. Ma il curriculum del buon Kim parla da solo e, nella varietà di generi affrontati, lo sbarco a Hollywood (che precede quello dei colleghi Park Chan-woon e Bong Joon-ho) appare quasi in logica continuità con i suoi precedenti lavori. The Last Stand si presenta come un action senza sconti, sparatorie, scazzottate e inseguimenti d' auto, nel quale si respirano anche atmosfere da western da assedio, elementi diversi che il regista coreano gestisce con molta sicurezza anche se con meno "brio" registico rispetto a film come The Good, The Bad, The Weird. Che dipenda dal solito effetto castrante che il cinema americano ha sui talenti esteri o per altri motivi, il film è comunque condotto con mano sicura per la gioia degli estimatori del genere. Se perciò ci auguriamo di rivedere Kim Jee-woon impegnato in progetti di questo tipo senza perdere però i contatti con le radici del suo cinema, altrettanto facciamo con uno Schwarzenegger che non ci sta ad essere ricordato solo per quello che ha fatto fino ad oggi  ma pronto a scrivere nuovi capitoli della sua lunga carriera.

Recensione già pubblicata su CINE20.

2 comments:

Pupottina said...

l'attore richiama il vecchio pubblico di sempre, ma è vero che da lui, ormai famoso, si potrebbe pretendere anche un ruolo più impegnato e diverso dal solito

Weltall said...

@Pupottina: fidati, non ce la può fare con ruoli diversi da questo ^__*