Tuesday, November 13, 2012

LA COLLINA DEI PAPAVERI, generazioni tra guerra e futuro

A distanza di quasi sei anni dall' esordio con "I Racconti di Terramare", Goro Miyazaki ritorna con il suo nuovo lungometraggio animato. Molto più compiuto ed importante del precedente, La Collina dei Papaveri diventa subito occasione quanto mai perfetta per confermare le capacità di un regista destinato, e non solo per il nome che porta, a diventare una delle colonne portanti dello Studio Ghibli. A voler quasi sottolineare l' intenzione di non mettersi pedissequamente sulle orme del padre Hayao, Goro si allontana dai territori del fantasy per raccontare il Giappone degli anni '60: i mondi immaginati dalla scrittrice Ursula Le Guin cedono il passo alla quotidianità della vita di provincia a Yokohama e alla caoticità di una Tokyo pronta a diventare la metropoli che oggi conosciamo. Tratto dal racconto originale di Tetsuro Sayama ed adattato per lo schermo dallo stesso Hayao Miyazaki, La Collina dei Papaveri racconta la storia di due liceali, Umi e Shun, i cui destini si incrociano per puro caso e con la stessa casualità finiscono per trovare l' amore l' uno nell' altra. Ma sul loro innocente sentimento grava il passato dei loro genitori legato a doppio filo  con la fin troppo recente guerra di Corea. Sullo sfondo della loro storia, si agita la lotta dei compagni di liceo per salvare il "Quartiere Latino", antico edificio sede dei club della scuola e destinato ad essere demolito per lasciare spazio a nuove costruzioni. Ad un anno dalle Olimpiadi di Tokyo del '64, il Giappone si prepara a voltare pagina incurante di un futuro che incombe come un reset storico e culturale inaccettabile. Tanto Umi e Shun, quanto il Quartiere Latino, rappresentano la memoria storica di una Nazione, un lascito per il futuro che impone la necessita di preservare il passato e portarlo avanti, anche quando si mostra con il suo volto più scomodo e doloroso, non come un fardello ma come un' eredità da tramandare per costruire il domani su basi solide. Molto più che ricercare ne La Collina dei Papaveri quel passaggio di testimone "artistico" che condizionò molti giudizi all' uscita del film precedente, è particolarmente stimolante leggere in questa nuova fatica di Goro, classe 1967, l' intenzione di tramandare, da padre a figlio, qualcosa di più importante, l' eco mai spenta di una generazione che ha visto con i propri occhi i due volti del proprio Paese in un momento storico fondamentale. Il cinema (d' animazione, nel caso specifico) è il mezzo ideale per farlo perche è un linguaggio che la famiglia Miyazaki conosce bene. Con il quale racconta la poesia nei dei più piccoli dettagli. Con il quale fa emergere l’ aspetto magico anche nell' ordinario. Con il quale parla al cuore prima che alla testa.

Recensione già pubblicata su i-filmsonline.

2 comments:

Pupottina said...

bellissimo questo film!

Weltall said...

@Pupottina: mi fa piacere che l'hai visto e soprattutto che ti sia piaciuto ^^