Monday, September 19, 2011

"I know that's your camera, sir, but technically, that's my film."

C'era un tempo in cui il cinema ci faceva guardare allo spazio con occhi sognanti, immaginando universi pieni di vita e amichevoli visitatori alieni. C'era un tempo in cui il cinema era capace di raccontare storie di ragazzi comuni coinvolti in avventure fantastiche capaci di farti immedesimare a tal punto che lo stupore della scoperta diventava anche il nostro, sia che si trattasse di una nave pirata carica di tesori che di un cadavere abbandonato. C'era un tempo tempo in cui il cinema sapeva parlare, con un linguaggio universale, di sinceri legami d'amicizia, delle emozioni del primo amore o quelle del primo bacio. C'era un tempo e adesso non c'è più, perchè i tempi cambiano e il cinema pure. Ecco perché risulta impossibile non accogliere con gioia e tanta nostalgia questo Super 8 di J.J. Abrams che con immutata energia porta al pubblico di ieri e di oggi la magia di quel cinema. Un omaggio sentito che sfiora la dichiarazione d'amore verso una certa cinematografia nella quale sopratutto Spielberg, direttamente o indirettamente, ha fatto scuola e di cui E.T. e Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo rappresentano certamente gli esempi più illustri. Non è un caso infatti che il progetto di Abrams sia prodotto e supervisionato dallo stesso Spielberg, e tanto di suo si ritrova in Super 8 e nei suoi sei giovani protagonisti testimoni di un incredibile incidente ferroviario mentre la loro telecamera "cattura" la fuga di una creatura aliena da uno dei vagoni. Ma c'è molto anche di Abrams in questo film, una passione cinefila che in qualche modo si riflette nei giovani aspiranti cineasti e nel loro zombie-movie amatoriale (che possiamo ammirare durante i titoli di coda), ma anche la capacità di abbracciare la modernità pur rimanendo ancorato al passato. Aspetto quest' ultimo che grava su Super 8 come una lama a doppio taglio, rendendolo un film fuori (dal) tempo ma anche uno di quelli di cui si sentiva sinceramente il bisogno.

Recensione già pubblicata su CINE20.

2 comments:

Anonymous said...

Nostalgico, citazionistico, ma anche delizioso e personale. Titoli di coda assolutamente imperdibili!!

Ale55andra

Weltall said...

@Ale55andra: amen ^^