Wednesday, January 13, 2010

Lo sguardo nostalgico di Yamashita sulle campagne giapponesi

La campagna e la città. Due mondi confinanti dove il secondo si fa sempre più prepotente nell' esigere spazi dove espandersi. Eppure, per quanto vicini, essi si trovano ad essere totalmente distanti e diversi: i ritmi di vita, i colori, le luci, i sapori, le persone e, se guardiamo al Giappone, basta allontanarsi da una grande città come Tokyo per trovare anche dialetti e modi di parlare differenti. Nobuhiro Yamashita ci racconta dell' inconciliabilità tra questi mondi attraverso la vita in un piccolo paese immerso nel verde e a pochi passi dal mare, dove i giorni scorrono tranquilli e tutti si conoscono tra di loro. Qui c'è una scuola che ha solo sette studenti e quasi tutti di età diverse. In questa realtà così ben consolidata arriva un ragazzo di Tokyo, Hiromi, da poco trasferitosi e com' è facilmente prevedibile, attira subito le attenzioni dei suoi nuovi compagni di scuola, tanto quelli più piccoli quanto i coetanei, tra i quali Soyo che rimane immediatamente colpita dal suo fascino "cittadino". Ma per il nuovo arrivato non sarà facile lasciarsi alle spalle la vità di città ed ambientarsi al nuovo mondo in cui è stato catapultato. La storia di Tennen Kokekko è tutta qui e si esaurisce nei primi 15-20 minuti di film. Almeno, questo succede a chi non ha la pazienza di lasciarsi traspostare dalla genuina semplicità di questo film, un racconto dove gli spaccati di vita, da una semplice passaggiata verso la spiaggia ad una festa di paese, assumono un'importanza ed un significato che lasciano il passato di Hiromi e l' insofferenza per il suo trasferimento, decisamente in secondo piano. Nobuhiro Yamashita conferma in questo caso la sua estrema sensibilità nel trattare certi argomenti, mostrandoci con un incedere nostalgico mai stucchevole, una realtà che va perdendosi (quando tutti gli studenti si saranno diplomati, che fine farà la scuola?) soffocata dalle attrattive della vita urbana. Yamashita ci lascia con un messaggio positivo, forse scontato ma necessario, e se il miracolo compiuto con Linda Linda Linda non si ripete (le due ore di durata si fanno sentire) non significa che non ci troviamo di fronte ad un film ugualmente sincero e personale.

3 comments:

Para said...

E' lì da vedere già da tempo, nella mia lista dei prossimi film, ma l'ho sempre posticipato. Non so perchè ma nonostante la bellezza di Linda Linda Linda nutro dei dubbi verso questo film. Dato che mi confermi che c'è del buono, lo guarderò forse prima di quanto avrei fatto senza la tua recensione. Poi dicono che la critica non serve a niente. :)
Saluti.
Para

nicolacassa said...

Bellissimo!! :)

Weltall said...

@Para: i tuoi dubbi sono legittimi considerato che tra Linda Linda Linda è questo film c'è comunque una grande distanza. Ritroverai quelle atmosfere nostalgiche tanto care a Yamashita ma la durata del film (ma qui entriamo nel campo di sensazioni totalmente soggettive) potrebbe sfiancarti. Non capisco perchè molti film giapponesi tendano ad allungarsi all' infinito proprio sul finale quando tutto quel che c'era da dire è già stato abbondantemente detto ^__^"
Lieto di averti dato la giusta spinta comunque ^__*

@Nick: l'ho trovato veramente, ma veramente carino questo film ^__^