Tuesday, May 31, 2011

"Unless you love, your life will flash by"

La morte è solo l'inizio. Fin dai primi minuti le immagini di The Tree of Life di Terrence Malick ne sono pervase eppure, il dolore di una famiglia per la perdita del secondogenito o il tormento per qualcosa di irrisolto nel passato del primogenito ormai adulto, diventa occasione per un' imponente celebrazione della vita. Ma Malick si spinge oltre, mettendo questo singolo evento in prospettiva, tracciando la linea temporale dell' Universo, dalla sua nascita fino alla sua fine, ponendo in un punto ipotetico tra i due estremi la storia di una famiglia negli anni '50, tre fratelli, un padre severo, deluso e disilluso, una madre piena d'amore. Le preghiere, i sogni infranti, le domande esistenziali che precedono la perdita dell' innocenza, tutto questo viene ridimensionato di fronte alla maestosità di una galassia che prende forma, al miracolo della vita che si fa strada dal fango o che emerge dalle acque, alla potenza di un sole che muore. In tutto questo siamo l' onda che si infrange sulla riva di un fiume in piena, duriamo pochi attimi prima di confonderci con il resto dell' acqua, sempre uguale eppure sempre diversa. Quando non è una preghiera rivolta ad un cielo ritagliato da alberi e grattacieli, il film di Malick scorre proprio come un fiume, un continuo movimento ad inseguire bambini che giocano, padri che si disperano, adulti alla ricerca di affetti perduti, figure familiari alla fine dei tempi. Tutto e tutti si muovono in avanti alla ricerca di risposte che a volte non basta un' esistenza intera per afferrarle. Risposte che coraggiosamente Malick prova a dare rimanendo in equilibrio tra il Sacro ed il suo esatto opposto, mentre cattura per immagini e musica la bellezza dei dettagli, come ricordi che emergono improvvisamente dagli angoli più remoti della memoria, un volto dietro una tenda o le mani di un padre che si chiudono sul piede di un neonato. Anche solo questi dettagli rendono The Tree of Life un film irrimediabilmente grande di fronte al quale ci si sente piccoli, piccoli.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, May 30, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 6

THE WARLORD
Regia di Li Hanxiang

Prodotto dalla Shawn Brothers e interpretato dallo stesso Michael Hui, The Warlord è ambientato in Cina all' inizio del ventesimo secolo dove il brigante Pang Ta-fu diventa influente signore della guerra accrescendo anno dopo anno la sua popolarità fino ad aspirare al ruolo di imperatore. Strano che questo film sia stato inserito nella retrospettiva “Asia Laugh” considerato che, si ride certo, ma non quanto ci si aspetterebbe. Le vicende di Pang, raccontate con grande dispendio di mezzi tra scenografie e comparse, hanno del tragicomico e abbracciano certamente più la commedia nera che altro. Hui si dimostra comunque ottimo interprete con un' espressività che da sola vale il recupero del film.

WANDERING HOME
Regia di Higashi Yoichi

Ritratto di un alcolista nel suo percorso per riabilitarsi come uomo, come figlio, come marito e come padre. Quello di Yasuyuki, il protagonista, è un dramma raccontato in maniera molto intima, surreale, venato in certi frangenti da una comicità leggera e mai ingombrante. Un film che si prende i suoi tempi e che lascia intendere un finale tutt'altro che lieto conducendoci però senza forzature, senza moralismi, senza essere ricattatorio come spesso accade in tante produzioni giapponesi. Inutile dire che il film non sarebbe lo stesso senza Tadanobu Asano, attore davvero enorme, forse tra i migliori (se non il migliore) della sua generazione in Giappone, sempre pronto a ricoprire ruoli non facili e anche qui riesce a dare prova tangibile del suo talento.

BEDEVILLED
Regia di Jang Jeol-soo

Dopo Jang Hoon è tempo per un' altro degli assistenti alla regia di Kim Ki-duk di fare il suo debutto con un lungometraggio e bisogna dire che Jang Jeol-soo ed il suo Bedevilled ci lascia sicuramente sorpresi. C' è una donna in carriera che fugge dal caos e dallo stress di Seul verso un isoletta dove ha passato l' infanzia. C'è la sua amica che vive da sempre su quell' isola subendo gli abusi di suocera e marito in primis. La prima cosa che stupisce di Bedevilled è il modo in cui si sposta il baricentro dell' attenzione per quel che riguarda il personaggio principale: chi è per davvero il protagonista e chi un mero spettatore? Chi è la vittima e chi il carnefice? Il regista si prende il suo tempo prima di dare una risposta, cambiando le carte in tavola fino alla fine, preparando il terreno (concimato a base di stupri, violenza fisica, violenza psicologica e incesti) per una svolta decisa verso il revenge movie che si tinge di slasher. Una violenza necessaria e catartica soprattutto per lo spettatore.

PARANORMAL ACTIVITY 2 : TOKYO NIGHTS
Regia di Nagae Toshikazu

In realtà questo non è proprio il seguito del film americano di Oren Peli ma più che altro uno spin-off in terra giapponese se non proprio un remake. Tutto funziona esattamente come l' originale: fratello e sorella vivono in casa da soli. Lei ha tutte e due le gambe fratturate dopo un incidente avvenuto mentre studiava in America. In casa iniziano a succedere cose strane, oggetti si spostano, bicchieri si rompono, porte si aprono. Lui, incuriosito, inizia a riprendere tutto nella speranza di catturare con la telecamera uno di questi fenomeni. Se già il film di Oren peli era piuttosto debole, è facile immaginare che un remake non potesse fare certo meglio. Nagae Toshizaku però riesce a fare anche di peggio ed oltre ai trucchi da prestigiatore da sottoscala (le porte e i bicchieri di poco sopra) scivola nel ridicolo, sfortunatamente per lui, involontario: se infatti pensava che vedere una ragazza mettersi in piedi e camminare nonostante il gesso in entrambe le gambe potesse fare paura, bé, si è sbagliato davvero di grosso.

Sunday, May 29, 2011

Lyric of the Week + Video / THE DECEMBERIST - THIS IS WHY WE FIGHT


Come the war
Come the avarice
Come the war
Come hell

Come attrition
Come the reek of bones
Come attrition
Come hell

This is why
Why we fight
Why we lie awake
And this is why
This is why we fight

When we die
We will die
With our arms unbound
And this is why
This is why we fight
Come hell

Bride of quiet
Bride of all unquiet things
Bride of quiet
Bride of hell

Come the archers
Come the infantry
Come the archers
Of hell

This is why
Why we fight
Why we lie awake
This is why
This is why we fight

And when we die
We will die
With our arms unbound
And this is why
This is why we fight
Come hell
Come hell

This is why
Why we fight
Why we lie awake
This is why
This is why we fight

When we die
We will die
With our arms unbound
And this is why
This is why we fight

So come to me
Come to me now
Lay your arms around me
And this is why
This is why
We fight
Come hell
Come hell
Come hell
Come hell

Saturday, May 28, 2011

Con gli occhi di chi?

E' bene chiarire subito una cosa: benché si ponga l'attenzione sul fatto che Gli Occhi dell' Assassino sia prodotto da Guillermo Del Toro, questo è un caso diverso da El Orfanato, film dove in qualche modo si riprendevano tematiche care al regista messicano. Il film di Guillem Morales è un thriller con deboli venature horror ed un approccio al fantastico legato all' idea dell' uomo nero anche se in questo caso, la minaccia che incombe sulla protagonista, una donna affetta da una malattia degenerativa agli occhi, è tutt' altro che sovrannaturale ma quanto di più concreto e reale possibile: un "uomo invisibile", uno qualsiasi che tutti vedono ma nessuno nota per davvero e di cui perciò non ci si riesce a ricordare la fisionomia, è la descrizione minima che si può dare per una delle figure cinematografiche più inquietanti viste di recente. Tutto il film sembra ruotarci intorno ma sono soprattutto la regia di Morales e la fotografia di Oscar Faura a trasformare progressivamente quella che è solo un sospetto, un' idea, una sagoma relegata nell' ombra, in una persona in carne ed ossa. Ed è con la stessa progressione che diventiamo sempre più partecipi del dramma della protagonista arrivando ad immedesimarci con la sua condizione fisica. E' un peccato che la stessa cura non sia stata riposta a 360°: i concetti di "guardare" e "vedere" ad esempio non siano approfonditi a sufficienza, così come rimangono in superficie alcuni rapporti tra i personaggi. Con gli Occhi dell' Assassino non aspira certo a diventare un caposaldo del genere ma rimane a conti fatti un buon thriller d'atmosfera che non punta allo spavento telefonato ma preferisce giocare sulla costruzione di una suspance davvero sostenuta per tutta la sua durata.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Friday, May 27, 2011

CINE20 - 11^ PUNTATA


Volete sapere cosa ne pensiamo di The Tree of Life? Venite a leggere la puntata numero 11 di CINE20, online su UDINE20 qui.

Thursday, May 26, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.30 "Prayer trapped in stone"

Season Finale!!!
Per il secondo e terzo posto la partita è ancora aperta e comunque vi rimando alla prossima settimana per l' annuncio ufficiale dei vincitori, dei premi e per i dovuti ringraziamenti ^^


Secondo frame!


Soluzione: FROM HELL
Vincitore: Beld

Classifica:
Grace - pt. 21
Beld - pt. 10
Tob - pt. 8
kusanagi - pt. 6
frenzmag - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Viper - pt. 3
curiositizen - pt. 2
Nick - pt. 2
Para - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Terzo, failissimo, frame

Wednesday, May 25, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 5

NIGHT MARKET HERO
Regia di Yeh Tien Lun

Per quanto sia stato campione d' incassi in Taiwan, Night Market Hero appare un film piccolo, piccolo, soprattutto se si trova a confrontarsi con un pubblico internazionale. Quella raccontata nel film di Yeh è infatti una storia molto legata alla cultura e alla tradizione taiwanese, forse in certi frangenti troppo impermeabile per essere capita e apprezzata. Ma questa lotta per la sopravvivenza di un antico mercato di strada che sta per essere smantellato per far posto ad un nuovo edificio, è anche troppo semplice, scontata e un po' banale, anche per chi non avesse problemi ad addentrarsi in una realtà così distante dalla nostra. Ed è strano trovarsi di fronte ad un film così considerato che Hear Me e forse ancora di più Monga, visti nella passata edizione del FEFF, fossero dei film molto più completi, riusciti ed accessibili per quanto legati anche loro alle tradizioni di Taiwan.

THE DRIFTERS: HEY SUCKERS!! HERE WE COME!!
Regia di Segawa Masaharu (retrospettiva "Asia Laugh")

La retrospettiva del FEFF sulla commedia asiatica si sposta anche su lidi giapponesi con uno dei suoi massimi esponenti, Segawa Masaharu qui impegnato nell' ultimo film della serie The Drifters che prende il nome dall' omonimo quintetto comico che ricopre anche i ruoli principali. Le sfortunate vicende del poliziotto Iwari sono raccontate attraverso gag che richiamano il più classico umorismo nipponico, basato sul ridicolo e sulla demenzialità. Ma dal film emerge anche un amore per il cinema muto che, a quanto si può apprendere dalle note biografiche, gli ha fatto in qualche modo da scuola. La riprova arriva in un finale con inseguimenti e torte in faccia in pino slapstick style.

DON'T GO BREAKING MY HEART
Regia di Johnnie To

Appare fatto chiaro e incontrovertibile che, la commedia romantica, non sia il genere il cui To si esprime meglio eppure non ha mai disdegnato di tanto in tanto una capatina nel genere tra un action a sfondo gangsteristico e l'altro. Don't go Breaking My Heart non potrà certo essere considerato tra le sue opere migliori (per carità!) ma rimane comunque un film delizioso che racconta un triangolo amoroso che nasce tra i grattacieli di Hong Kong sullo sfondo della recente crisi economica. To da alla sua amata città sempre il dovuto spazio, dagli scorci cittadini fino alle grandi vetrate dei grattaceli che diventano le vetrine su cui avviene il corteggiamento tra i protagonisti. Forse un po' troppo sbilanciato sul finale, dove ci si prende più tempo del dovuto per arrivare ad una conclusione della contesa amorosa, il film è comunque una divertente/divertita ma non so quanto possa essere considerata una piacevole alternativa alle classiche pellicole del maestro assoluto del cinema di Hong Kong.

BANGKOK KNOCKOUT
Regia di Panna Rittikrai e Mokarot Kaewthanee

Se c'è un cinema capace di non prendersi sul serio neanche per un momento e di reinventarsi ogni volta è proprio quello d'arti marziali Made in Tailandia soprattutto se alla macchina da presa c'è Panna Rittikrai, un' istituzione nel genere in quanto straordinario coreografo più che regista. Questa sua ultima fatica vede un gruppo di giovani stuntman assaporare il sogno di lavorare ad Hollywood per poi finire in un sadico gioco per miliardari. Vedere gli stunt, carne da macello sempre pronti ad immolarsi in film di questo genere, ricoprire i ruoli principali è allo stesso tempo una trovata geniale e il principale limite di questo film. Come si può immaginare, da un punto di vista attoriale siamo su livelli bassissimi (più del solito), ma da un punto di vista dell'azione e del mero intrattenimento il film regala grosse soddisfazioni e qualche brivido nel vedere gli interpreti/stunt rischiare per davvero il collo in più di un occasione. Gli amanti dell' action taiandese troveranno pane per i loro denti e tutti gli altri? Probabilmente lo giudicheranno con una severità fuori luogo. Peggio per loro.

Tuesday, May 24, 2011

"What would you do if you knew you only had one minute to live?"

In fondo Moon e Source Code non sono poi così diversi. Certo, Duncan Jones ha scritto e diretto la sua opera d'esordio mentre il secondo, scritto da terzi, mostra tutti i limiti delle grandi produzioni su commissione. Al suo secondo lungometraggio il regista inglese non si è tuffato nel primo progetto che gli è capitato sotto mano ma ha cercato qualcosa che fosse un proseguo coerente con il film precedente e non è difficile immaginare cosa l'abbia convinto a portare sul grande schermo il soggetto di Ben Ripley. Un uomo (il sempre bravo Jake Gyllenhall) si sveglia di soprassalto su di un treno. Di fronte una bella ragazza che lo chiama con un nome che non è il suo come non è suo il volto che vede riflesso allo specchio. Non ha il tempo di capire quello che succede perchè un' esplosione distrugge il treno e uccide tutti i passeggeri. Si sveglia nuovamente ma questa volta è in una sorta di capsula ed una donna, un militare, gli parla attraverso un monitor. Gli spiega che quelli che ha vissuto sono gli ultimi otto minuti di vita di uno dei passeggeri del treno e che dovrà riviverli finchè non avrà identificato l'attentatore che minaccia di far esplodere un ordigno ancora peggiore nel centro cittadino di Chicago. Dalla clonazione alla fisica quantistica il balzo è meno lungo di quel che può sembrare: Jones e Ripley condividono in fondo la medesima visione della fantascienza dove l' uomo è fulcro e vittima sacrificale del progresso scientifico. In entrambi i film i protagonisti sono prigionieri in una sorta di loop infinito, trasformati in mezzi per uno scopo, alla ricerca di un appiglio che gli permetta di liberarsi e riacquistare la propria umanità. Nello specifico Source Code è un film affascinante e stimolante dal punto di vista (fanta)scientifico ma anche coinvolgente grazie ad una struttura narrativa basata sulla ripetizione senza mai essere ripetitiva. Forse qualche personaggio troppo "imbalsamato" nel suo ruolo (quello di Jeffrey Wright soprattutto) ed un finale più accomodante del necessario, sono gli unici (e francamente non così influenti) limiti di un film che rappresenta la conferma che si aspettava su Duncan Jones.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Monday, May 23, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 4

CHICKEN AND DUCK TALK
Regia di Clifton Ko (Retrospettiva "Asia Laugh")

Secondo un modo di dire cinese, polli e anatre non possono parlare. Da qui il titolo del film che, se da un lato è un riferimento diretto alla storia raccontata, la rivalità tra uno sporchissimo ristorante tradizionale dove si vende l' anatra arrostita e un locale di una catena in franchising specializzata nel pollo fritto, dall' altro si riferisce all' incomunicabilità fra culture totalmente diverse (quella orientale e quella occidentale) in questo caso inquadrato in ambito culinario. A parte questo, Chiken and Duck Talk è un esempio perfetto della qualità delle produzioni comiche di Michael Hui che la retrospettiva del Festival ha voluto giustamente omaggiare. Uno straordinario umorismo bilanciato tra dialoghi e gag, distribuite in maniera uniforme tanto da dare al film un compattezza ed una continuità comica encomiabile. Ci sarebbe da imparare da pellicole così. Se fosse stata in concorso probabilmente avrebbe meritato di vincere.

RAKENROL
Regia di Quark Henares

Precisi momenti della nostra vita, amori, emozioni, delusioni, sofferenze, raccontati attraverso la musica. Quella di Rakenrol in fondo è una storia che fonda le sue radici nella scena indie rock filippina e di come quella musica abbia formato in qualche modo il personaggio principale, Odie, di come l'abbia accompagnato attraverso la scoperta del primo vero amore e di come l'abbia portato a mettere su una band in maniera quasi fortuita. Forse al giovane regista Henares manca un po' il senso della misura nel bilanciare le varie facce del suo film (comica, sentimentale, ecc.) ma non si può negare che Rakenrol si un onesto “coming of age” movie, divertente, sincero e con una colonna sonora sorprendentemente accattivante considerato che si tratta, è proprio il caso di dirlo, di musica di un' "altro mondo".

CONFESSIONS
Regia di Tetsuya Nakashima

E' rimasto poco dello stile di Nakashima in Confessions. La strabordanza visiva che aveva caratterizzato Kamikaze Girls e Memories of Matsuko (già di per se film quasi opposti) lascia il posto ad uno stile più asciutto, contraddistinto da un uso quasi continuo di ralenty, perfetto per questo livido ritratto di una società malata, dove gli adolescenti sono lasciati in balia di se stessi, privi di forti punti di riferimento, tentati da modelli sbagliati e protetti dalla Legge. Quella stessa legge che alleggerisce le coscienze di un mondo di adulti che hanno perso il significato del loro ruolo e si sono arresi, hanno deciso di guardare da un' altra parte o di fare finta di niente. E' in una società così che, attraverso cinque confessioni di cinque personaggi diversi, Nakashima racconta la storia di una vendetta spietata, implacabile (necessaria?) che avviene in un Giappone alieno, sotto un cielo costantemente plumbeo. Confessions è un cortocircuito di emozioni fortissime, coeso e coerente nel suo complesso con un' apertura ed una chiusura veramente da pelle d'oca. Con questo film Nakashima raggiunge il punto più alto in una carriera già di per se molto importante.

WIND BLAST
Regia di Gau Qunshu

Dopo il bel thriller “The Message” visto nella precedente edizione del FEFF c'erano delle buone aspettative sull' ultimo film di Gau Qunshu, Wind Blast. Ibrido certamente curioso tra poliziesco e western rimane leggermente imperscrutabile da un punto di vista narrativo, con un incipit da film gangster urbano che conduce poi ad una caccia all' uomo tra poliziotti e killer per le desolate terre cinesi. Il film in fondo è un lungo inseguimento ricco d'azione ma un po' vuoto soprattutto se mettiamo sotto la lente d' ingrandimento i personaggi, figure abbozzate in maniera superficiale e per i quali si avverte la mancanza di un minimo di approfondimento (soprattutto per quel che riguarda i due killer). Risulta quindi un buon tentativo di fusione di generi con azione ben coreografata ma con ben poco altro da offrire.

Sunday, May 22, 2011

Lyric of the Week + Video / EMBRACE - ALL YOU GOOD GOOD PEOPLE


I feel like I'm at something,
You always say you need more time.
Well I'll stay right here and,
I'll wait for good until I find a love worth mine.

Someday you've got it coming,
It hurts me when I read the signs.
So loud and clear that,
I'll make you glad if I'm leaving first and crying.

All you good good people listen to me,
Are you just about done with the way that you feel?
When nothing rings home enough to dig your heels in,
You don't have to leave me to see what I mean.
All you good good people listen to me.

All I want to do is find,
My name upon the line.
Before I have to lose this,
I want time.

All you good good people listen to me,
Are you just about done with the way that you feel?
When nothing rings home enough to dig your heels in
You don't have to leave me to see what I mean.
Lose all your fears they are keeping you down,
You won't have to fake it while I'm around.
All you good good people listen to me.

Saturday, May 21, 2011

Italian Online Movie Awards 2011 - WINNERS


Finalmente i Vincitori dell' edizione 2011 degli IOMA. Causa FEFF, sono io ad essere in ritardo perchè i titoli e i nomi dei vincitori sono stati annunciati puntualmente lo scorso 8 maggio. E c'è anche poco da dire per commentare il dominio incontrastato di quel film enorme che prende il nome di Inception. Tutti gli altri si accontentano di ciò che resta (e non è poco, soprattutto per le categorie attoriali) a parte Toy Story 3 e La Nostra Vita gli unici due titoli in categorie dove il film di Nolan non poteva accaparrarsi nulla.
All' anno prossimo!

--- VINCITORI ---

MIGLIOR FILM
Il Cigno Nero
Il discorso del Re
** Inception **
L'uomo nell'ombra
The social network

MIGLIOR FILM ITALIANO
Benvenuti al sud
Draquila - L'Italia che trema
** La nostra vita **
La solitudine dei numeri primi
Una Vita Tranquilla

MIGLIOR REGIA
** Christopher Nolan - Inception **
Darren Aronofsky - Il cigno nero
David Fincher - The Social Network
Roman Polanski - L’uomo nell’ombra
Tom Hooper - Il discorso del Re

MIGLIOR FILM D'ANIMAZIONE
Cattivissimo me
Fantastic Mr. Fox
L’Illusionista
Rango
** Toy Story 3 – La Grande Fuga **

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
** Colin Firth - Il discorso del Re **
Elio Germano – La Nostra Vita
James Franco - 127 ore
Jeff Bridges - Il Grinta
Jesse Eisenberg - The Social Network

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
Abbie Cornish - Bright star
Annette Bening - I ragazzi stanno bene
Jennifer Lawrence - Un gelido inverno
** Natalie Portman - Il Cigno Nero **
Nicole Kidman - Rabbit Hole

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Andrew Garfield - The Social Network
** Christian Bale - The Fighter **
Geoffrey Rush - Il discorso del re
Mark Ruffalo - I ragazzi stanno bene
Vincent Cassel – Il cigno nero

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
Amy Adams - The fighter
** Helena Bonham Carter – Il Discorso del Re **
Marion Cotillard – Inception
Melissa Leo - The Fighter
Mila Kunis - Il cigno nero

MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Departures
Il cigno nero
Il discorso del re
** Inception **
The Fighter

MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Il grinta
Il segreto dei suoi occhi
L'uomo nell'ombra
The Road
** The Social Network **

MIGLIOR FOTOGRAFIA
Il cigno nero
Il Grinta
** Inception **
The Road
The social network

MIGLIOR MONTAGGIO
127 Ore
Il cigno nero
Il discorso del re
** Inception **
The Social Network

MIGLIOR COLONNA SONORA
Il cigno nero
Il discorso del Re
** Inception **
Scott Pilgrim vs the world
The Social Network

MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Hereafter
Il cigno nero
** Inception **
Iron Man 2
Scott Pilgrim vs The World

MIGLIOR OPERA PRIMA ITALIANA 2011 (votata dai siti web di cinema)
** La Pecora Nera **
18 anni dopo
20 sigarette
Basilicata Coast To Coast
Nessuno mi può giudicare

PREMIO ALLA CARRIERA
** Bruno Bozzetto **

Friday, May 20, 2011

CINE20 - 10^ PUNTATA


Pian pianino siamo arrivati alla decima puntata: si parla di Source Code (finalmente!) ma anche di Angéle et Tony, tra gli altri. In uscita The Tree of Life ed il ritorno di Kubrick in Bluray.
Se volete la potete leggere qui.

Thursday, May 19, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.29 "Shark!"


Visto che nessuno ci ha neanche provato...secondo frame (ed è già più facile)


Soluzione: WASABI
Vincitore: Nick

Classifica:
Grace - pt. 21
Beld - pt. 8
Tob - pt. 8
kusanagi - pt. 6
frenzmag - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Viper - pt. 3
curiositizen - pt. 2
Nick - pt. 2
Para - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Nel terzo frame c'era pure il titolo

Wednesday, May 18, 2011

Il Dio del Tuono tra Brannagh e blockbuster

Malgrado l'amore per la Marvel (quasi una Fede) possa offuscare le capacità di giudizio arrivando ad accantonare una doverosa obiettività, non era possibile nascondere la paura che una trasposizione cinematografica di Thor potesse diventare una macchia indelebile nel bel curriculum che i Marvel Studios si stanno scrivendo fin dal primo Iron Man. I dubbi sulla scelta di Kenneth Brannagh al timone di un blockbuster, le prime immagini di Asgard, di Thor, di Odino, la "plasticosità" dei costumi, tutti pesi che gravavano sullo stomaco dei fan Marvel e dei quali, a visione del film finito, siamo ben lieti di poterci liberare. Contrariamente a qualsiasi aspettativa, Thor funziona meglio proprio dove sulla carta poteva sembrare più debole: Brannagh è riuscito a dare il giusto spessore alla cornice asgardiana creando le giuste basi per degli ottimi personaggi tra i quali si sviluppano quelle relazioni che sono anche il motore delle vicende narrate. Odino, Thor e Loki, rapporto padre-figlio, gelosie fra fratelli, amore incondizionato, sono tutti temi con i quali il regista inglese sembra trovarsi davvero a suo agio e si vede. Discorso diverso quando l' azione si sposta sul nostro mondo: l' atmosfera si fa meno seria e sembra che si faccia il possibile per andare incontro ad un certo target di spettatori (e non certo i lettori dei fumetti) con un eccessivo umorismo piacione che se all' inizio fa sorridere appare dopo poco francamente fuori luogo. Si recupera fortunatamente con un bel po' di combattimenti ed esplosioni che non tradiscono la natura da blockbuster del film. Considerandolo poi nell' ottica del "Progetto Vendicatori", al suo interno sono sparsi diversi easter egg che aggiungono importanti tasselli al mosaico che vedremo nella sua interezza grazie a Joss Whedon. Sempre dopo Capitan America, ovviamente.

Recensione già pubblicata su CINE20.

Tuesday, May 17, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 3

SEASIDE MOTEL
Regia di Moriya Kentaro

Film corale pubblicizzato come “tarantiniano” ma che in realtà ricorda decisamente Guy Ritchie piuttosto che Tarantino, anche se il tutto si riduce a qualche trovata visiva, di montaggio e ad una scena di sesso presa pari pari da RocknRolla. Non se ne parla in senso positivo, sia ben chiaro, perchè il resto del film è davvero poco convincente. La maniera in cui le diverse storie si intrecciano all' interno delle stanze di questo motel, che a dispetto del nome è completamente circondato dalle montagne, dimostra certamente che si avevano le idee chiare in fase di scrittura ma non tutte le tessere di questo puzzle si dimostrano compatibili o complementari le une alle altre. Insomma, se la storia degli esattori Yakuza e del torturatore con il tagliaunghie è forse la migliore insieme a quella del travestito, il frammento del venditore di finte creme per il corpo e della call girl, uccide il ritmo del film rovinando anche la coralità della pellicola cosa che alla fine doveva essere il suo punto di forza. Il cinema giapponese ha sempre dimostrato grande personalità, non vedo perchè scimmiottare registi occidentali.

CYRANO AGENCY
Regia di Kim Hyum-seok

La commedia (romantica) coreana si dimostra ancora una volta brillante e divertente, capace di tirare fuori del buono da un genere commerciale e perciò molto inflazionato, dove l'originalità non è proprio la prima cosa che ti aspetti. Ispirandosi al Cyrano, un gruppo di aspiranti attori teatrali mette in piedi un' agenzia per aiutare i propri clienti a far cadere ai propri piedi la persona di cui sono innamorati, imbastendo un vero e proprio uno spettacolo con tanto di sceneggiatura, comparse ed effetti speciali. Metacinematografico, romantico e divertente, Cyrano Agency parla della sincerità dei sentimenti sia che arrivino direttamente dal proprio cuore che attraverso le parole di altri, e lo fa cercando il più possibile di tenersi lontano dai clichè del genere risultando meno scontato di quel che ci si può aspettare.

UNDER THE HAWTHORN TREE
Regia di Zhang Yimou

L' amore durante la Rivoluzione Culturale di Mao, quello tra una studentessa mandata a lavorare nei campi di un piccolo villaggio per essere rieducata ed un govane figlio di un ufficiale dell' esercito. “Mille miglia lontano” dai suoi titoli wuxia che l' hanno reso noto anche da noi al grande pubblico, Zhang Yimou ci immerge con estrema delicatezza (e con una dilatazione dei tempi tipica del cinema cinese) in un momento storico neanche troppo lontano dove anche un sentimento semplice ed innocente deve sottostare alle rigide regole del regime. E forse il grosso pregio del film sta proprio nell'aver tenuto l' ingombrante contesto politico sullo sfondo, portando in primo piano l' amore casto dei due protagonisti, forse d'altri tempi ma sincero e commovente.

HAUNTERS
Regia di Kim Min-suk

Il diverso incattivito dall' amore negato dei suoi genitori. Il giovane qualunque che si scopre dotato di straordinarie abilità e decide i usarle con responsabilità. Non so voi ma a me sembra proprio che qui ci si tuffi nel mezzo dei più classici stereotipi supereroistici e la cosa non può che farmi piacere. Soprattutto poi se vengono usati in una produzione cinematografica coreana di un giovane regista emergente che mette in scena la più classica lotta (o sarebbe meglio definirla “caccia”) tra l' eroe e la sua nemesi naturale. Certo, magari si poteva approfondire meglio il rapporto tra i due, aspetto affascinante anche se potenzialmente rischioso (infatti ci si prova solamente con una battuta verso la fine del film), ma anche così Hunters rimane un action fantasy serratissimo e coinvolgente che speriamo sia solo il primo passo in una brillante carriera per Kim Min-suk.

Monday, May 16, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 2

VILLAIN
Regia di Lee Sang-il

Villain soffre sfortunatamente degli stessi difetti di tante pellicole giapponesi tra i quali: 1) un dilatarsi all' apparenza infinito nella sua parte finale 2) un ribadire gli stessi concetti con insistenza come se non fosse nelle capacità degli spettatori l' abilità di coglierli al primo colpo. Irritante. Villain ne ha di cose da dire e da raccontare (non ultimo un efficace ritratto sociale), ma il tutto ad un certo punto si esaurisce e negli ultimi venti minuti sembra quasi di girare in tondo senza una meta precisa, cosa che va a discapito dei personaggi secondari che avrebbero magari meritato più spazio o approfondimenti maggiori. D'altro canto però, il film di Lee Sang-li gioca tutte le sue carte migliori con il personaggio principale, i giovane Yuichi accusato di aver ucciso una ragazza con la quale usciva da qualche tempo, figura tratteggiata con ambiguità, la stessa ambiguità che fa chiedere agli spettatori quale sia il confine e quanto sia labile, tra buono e cattivo, giusto e sbagliato, innocente e criminale. Ma non basta.

MY DEAR DESPERADO
Regia di Kim Kwang-sik

La commedia romantica coreana fa centro con il film di Kim Kwang-sik, incentrato sullo strano legame che si crea tra una lavoratrice precaria trasferitasi dalla campagna a Seul, ed un gangster suo vicino di casa, a suo modo anche lui precario. Pur elaborato intorno ai rodatissimi meccanismi del genere, My Dear Desperado non ne rimane imbrigliato e sfrutta con sapienza le differenze tra i due protagonisti, i due mondi opposti dai quali provengono (anche se lo spietato mondo del lavoro non sembra tanto diverso dall' altrettanto spietato mondo della malavita) per spaziare fino al film gangster con le inevitabili declinazioni violente e drammatiche. Certo, poi vine da se che gli inevitabili attriti tra i due diventino la spinta per farli avvicinare, ma in fondo va bene così. E tanto per cambiare, e forse proprio perchè si gioca tutto sugli sguardi ed un sorriso, il lieto fine non ci sta neanche male.

THE MAN FROM NOWHERE
Regia di Lee Jeon-beom

Teso, solido, violento, cattivo. Sono solo alcuni degli aggettivi con i quali descrivere l'action thriller di Lee Jeon-Beom, campione d' incassi in Corea nel 2010 e, a visione ultimata, non è difficile capire perchè. Il tutto si basa su di un plot abbastanza semplice: una bambina viene rapita a causa di una madre scellerata. Il suo vicino di casa, gestore di un banco dei pegni con il quale la piccola si sentiva particolarmente legata, finisce per esserne coinvolto. Il film ruota tutto su questa misteriosa figura e sul suo passato “classificato” che comincia ad emergere quando, con violenza e instancabile determinazione, l' uomo si mette sulle tracce dei rapitori e della bambina. La semplicità estrema del racconto, che in fondo può rappresentare sia il punto debole che di forza della pellicola, è comunque impreziosita da delle ottime sequenze d'azione che trasformano la disperata e violenta caccia del protagonista in un puro spettacolo d' intrattenimento.

THE STOOL PIGEON
Regia di Dante Lam

Ormai da tre anni protagonista con i suoi film al Festival di Udine, Dante Lam continua il suo percorso cinematografico nel raccontare poliziotti tormentati, spesso da radicati sensi di colpa, alla ricerca di una redenzione che pretende però un altissimo prezzo da pagare. Don Lee (Nick Cheung) rientra alla perfezione tra i personaggi che Lam ama raccontare, e quando un suo informatore paga caro il prezzo di una sua decisione, la sua carriera decolla ma il peso delle sue azioni rimane come una brutta cicatrice. Che dire, pur rimando sempre su tematiche a lui congeniali che potrebbero suonare anche ripetitive (e forse lo sono), Lam sa come portare a casa un compiuto action, che in quanto ad azione e violenza non ha niente da invidiare a nessuno, capace di alternare adrenaliniche corse in auto e cruente aggressioni all 'arma bianca. Non si può chiedere davvero di più.

Sunday, May 15, 2011

Lyric of the Week + Video / THE NATIONAL - CONVERSATION 16


I think the kids are in trouble
Do not know what all the troubles are for
Give them ice for their fevers
You're the only thing I ever want anymore
Live on coffee and flowers
Try not to worry what the weather will be
I figured out what we're missing
I tell you miserable things after you are asleep

Now we'll leave the silver city 'cause all the silver girls
Gave us black dreams
Leave the silver city 'cause all the silver girls
Everything means everything

It's a Hollywood summer
You never believe the shitty thoughts I think
Meet our friends out for dinner
When I said what I said I didn't mean anything
We belong in a movie
Try to hold it together 'til our friends are gone
We should swim in a fountain
Do not want to disappoint anyone

Now we'll leave the silver city 'cause all the silver girls
Gave us black dreams
Leave the silver city to all the silver girls
Everything means everything

I was afraid, I'd eat your brains
I was afraid, I'd eat your brains
'Cause I'm evil
'Cause I'm evil

I'm a confident liar
Had my head in the oven so you'd know where I'll be
I'll try to be more romantic
I want to believe in everything you believe
I was less than amazing
Do not know what all the troubles are for
Fall asleep in your branches
You're the only thing I ever want anymore

Now we'll leave the silver city 'cause all the silver girls
Gave us black dreams
Leave the silver city to all the silver girls
Everything means everything

I was afraid, I'd eat your brains
I was afraid, I'd eat your brains
'Cause I'm evil
'Cause I'm evil
'Cause I'm evil

Friday, May 13, 2011

CINE20 - 9^ PUNTATA


Dopo la pausa FEFF torna CINE20 con la puntata numero 9. La potete leggere qui.

Vi ricordo inoltre che la rubrica è ancora un "work in progress" pertanto sono gradite critiche e consigli per migliorarla nella forma e nei contenuti.
Si ringrazia anticipatamente ^^.

Thursday, May 12, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.28 "The weird church"

Terzultima puntata del CINEQUIZ!!!
Due righe giusto per comunicarvi che anche il secondo e terzo classificato verranno premiati perciò datevi da dare ^^


Secondo frame!!!


Soluzione: TIDELAND
Vincitore: frenzmag

Classifica:
Grace - pt. 21
Beld - pt. 8
Tob - pt. 8
kusanagi - pt. 6
frenzmag - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
Viper - pt. 3
curiositizen - pt. 2
Para - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Il terzo frame:

Wednesday, May 11, 2011

MACHETE dont't text

Il mito di Machete era già cominciato dopo quel meraviglioso finto trailer che apriva Planet Terror, pochi minuti di pura goduria grindhouse che non potevano e non dovevano rimanere solo tali. Così quel matto di Robert Rodriguez, partendo da quei personaggi e da quel montaggio casuale di scene, ne ha davvero tirato fuori un lungometraggio del quale non si è fatto altro che parlare fin dalle prime notizie ufficiali sulla sua realizzazione, ritrovandoci spesso a sfregarci le mani per ogni immagine che si scovava sulla Rete o per ogni attore/attrice che si aggiungeva al cast, tutti nomi e personaggi con i quali Robert Rodriguez si diverte a giocare invertendo i classici ruoli buono/cattivo facendo vestire, ad esempio, a Danny Trejo i panni dell' eroe e a un sempre più largo Steven Segal quelli del villain, o trasformando Robert De Niro in un senatore Repubblicano razzista o Lindsey Loan da libertina e viziata in suora vendicatrice con tanto di pistola. Il divertimento incondizionato, tanto quello del regista che quello degli spettatori, è il fine ultimo di film come Machete nonchè il massimo livello di intrattenimento che bisogna aspettarsi anche perchè non si è neanche provato ad andare oltre questo: Rodriguez partorisce il suo ultimo film come costola del progetto Grindhouse portato avanti con Tarantino un paio di anni fa, passando dagli eccessi di un' apocalisse zombi ad una storia con implicazioni politiche sull' immigrazione clandestina dal Messico agli USA. Divertente, esagerato, condito da tonnellate di dialoghi quotabili e da scene d'azione e violenza sopra le righe (divenute, se volgiamo, quasi un marchio di fabbrica per il regista messicano fin dai primi film sul mariachi), Machete è un film che in fondo e con un po' di rammarico, non va molto oltre quello che tutti si aspettavano e pregustavano, dando l' impressione che, più che creare un prodotto compiuto, si sia partiti dal fake trailer e riempiti i buchi. Per fortuna ci sono Michelle Rodriguez, benda sull' occhio e fucilone alla mano, e la doccia di Jessica Alba a darci un po' di zucchero e a lasciare di Machete un impronta decisa nella memoria .

Tuesday, May 10, 2011

Far East Film Festival 13 - Day 1

WELCOME TO SHAMA TOWN
Regia di Li Weiran

Da sempre alla ricerca di nuovi talenti da proporre al pubblico occidentale, la tredicesima edizione del FEFF si apre appunto con il film di un regista esordiente, Welcome to ShamaTown di Li Weiran. Un sindaco volenteroso vuole trasformare la sua sperduta e polverosa cittadina in un'attrazione turistica sfruttando il nome del leggendario bandito che un tempo depredava quelle zone, a dispetto di chi vorrebbe sfruttare unicamente ShamaTown come terreno agricolo. Quando un gruppo di spietati cacciatori di tesori scopre che il famoso bandito Hu potrebbe aver lasciato una fortuna sotto i piedi degli ignari abitanti di ShamaTown, le cose per il sindaco si complicano ancora di più. Il giovane regista cinese racconta, senza girarci neanche più di tanto intorno, una storia che è la più classica rivincita dei bifolchi nei confronti dei più astuti abitanti di città e lo fa utilizzando un registro comico elementare, semplice, delle volte pure troppo. Ma il film diverte, non lo si può negare anche se manca un po' di equilibrio ma per quello Li Weiran avrà tempo per correggersi.

NIGHT FISHING
Regia di PARKing CHANce

Decisamente l'evento più atteso di questa giornata inaugurale del festival, il corto horror girato dal GENIO Park Chan-wook utilizzando l' i-Phone 4. La cosa più interessante del corto, della cui trama è meglio raccontare il meno possibile, stà proprio nel ponte che si crea tra tradizione e tecnologia, un ponte che Park Chan-wook sembra poter reggere sulle sue spalle senza tanta fatica. Non nascondendo neanche per un secondo la sua natura sperimentale, sia da un punto di vista puramente formale che narrativo, il corto si presenta visivamente affascinante soprattutto quando la natura digitale e granulosa del mezzo cattura la battuta di pesca notturna dello sfortunato protagonista. Magari il futuro del cinema non passerà mai da qui, ma Night Fishing è la cosa più interessante che ho visto fare con il cellulare di Steve Jobs.

THE LOST BLADESMAN
Regia di Alan Mak e Felix Chong

Prosegue il percorso del cinema cinese alla riscoperta della sua storia e dei personaggi entrati nel mito che ne sono stati protagonisti. La coppia Mak / Chong ci catapulta nella tumultuosa epoca dei “Tre Regni” per raccontarci la mitica figura di Guan Yun Chang guerriero dalle leggendarie abilità diviso tra amore, dovere ed il desiderio di vedere la guerra finire per sempre. Malgrado i nomi coinvolti il film rimane un po' al di sotto delle aspettative perchè le parti narrative, molto “dense” soprattutto di nomi da ricordare e ricollegare alle facce dei personaggi, non stanno al passo con le sequenze d'azione, belle (curiosamente la migliore è quella fuori campo), splendidamente coreografate dal grande Donnie Yen, qui anche nel ruolo di protagonista. Insomma, storicamente affascinante, altamente spettacolare ma un po' troppo discontinuo. Peccato.

Monday, May 09, 2011

Far East Film Festival 13 - Introduzione

Ahhhhh, il rientro dal Far East Film Festival è sempre durissimo! Bisogna fare i conti con la stanchezza, la nostalgia e in qualche modo, parlare e scrivere di questo bel festival inserito nella splendida cornice udinese, serve anche a tenere vivi i ricordi e le sensazioni dei giorni appena trascorsi.
Quindi, nei prossimi giorni e settimane, posterò al solito i commenti a TUTTI i film visti (ben 35 quest' anno, nuovo record dopo il fail della scorsa edizione) divisi per giorno e anche qualche bella fotina che male non fa.
E prima di chiudere i dovuti ringraziamenti, agli inestimabili compagni di viaggio, agli amici blogger a quelli udinesi e a tutte le persone conosciute ed incrociate quest'anno: Rosuen, Deiv, Nick, Chimy, Camilla, Erica, Simone, Rob, Giando, Carla, Elisa, Marta, Marco, Valerio. Mi scuso in anticipo se ho dimenticato qualcuno ma questo è il massimo che le mie condizioni psico fisiche mi permettono ^__*