Thursday, March 31, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.24 "The man who delved in the garbage"


Soluzione: RITORNO AL FUTURO - PARTE II
Vincitore: Beld

Classifica:
Grace - pt. 21
Beld - pt. 8
kusanagi - pt. 6
Tob - pt. 5
Falketta - pt. 3
frenzmag - pt. 3
Moka - pt. 3
curiositizen - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Gli altri due frame


Wednesday, March 30, 2011

BREAKING BAD - SEASON 02 -

TITOLO ORIGINALE: BREAKING BAD
TITOLO ITALIANO: BREAKING BAD
NUMERO EPISODI: 13

-TRAMA-
Dietro lo pseudonimo di Heisenberg, Walter ed il suo socio Jessie cercano di entrare nel mercato delle meta anfetamine con l'aiuto del pericoloso Tuco. Ma l'instabilità mentale del criminale fa temere i due per la propria vita, una situazione che rende sempre più difficile per Walter mantenere segreta la sua seconda vita ed i suoi propositi per guadagnare quanto basta per mettere economicamente al sicuro la sua famiglia.

-COMMENTO-
La seconda stagione di Breaking Bad è la promessa mantenuta di una prima stagione molto bella ma troppo breve per sviluppare adeguatamente tutti quegli elementi anche solo suggeriti nei primi sette episodi. Diversi comprimari acquistano maggiore profondità, ne vengono introdotti di nuovi ma è soprattutto il personaggio di Walt a crescere a dismisura diventando davvero enorme: quella linea di demarcazione, quel confine che ha superato fin dal primo episodio della serie, appare davvero poca cosa rispetto a dove lo troviamo al tredicesimo episodio della seconda stagione . Un uomo profondamente cambiato che prova a fare suo un mondo pericoloso mettendo (in)volontariamente in secondo piano, ma soprattutto in pericolo, quelle persone e quegli affetti per i quali ora cammina sul filo del rasoio. Forse la parte più interessante sta proprio nel vedere il suo rapporto paterno sfaldarsi nei confronti della sua famiglia e diventare più solido e importante con Jessie, un particolare che si spera venga ulteriormente sviluppato. Con un inizio misterioso in bianco e nero che ci verrà svelato solo a fine stagione, Breaking Bad mostra dei decisi passi avanti anche a livello narrativo, senza contare che tecnicamente rivaleggia senza timori con le migliori produzioni televisive degli ultimi anni. Tutti elementi che lasciano prospettare una terza stagione che prova a puntare anche più in alto.

-DVD-
Nell' attesa che Sony pubblichi in Italia la seconda stagione, si può acquistare il cofanetto inglese qui.

Tuesday, March 29, 2011

"Maybe none of us really understand what we've lived through, or feel we've had enough time."

Nell' apparente banalità di un triangolo amoroso che si sviluppa tra due ragazze ed un ragazzo cresciuti in un collegio immerso nella campagna inglese sul finire degli anni '70, Never Let Me Go di Mark Romanek nasconde più di quanto lascia intendere; un collegio che non è un vero collegio dove crescono bambini normali solo all' apparenza, in un mondo così simile al nostro ma profondamente diverso perchè i progressi in campo medico hanno portato ad aumentare considerevolmente le aspettative di vita. Fondamenta poggiate sulla fantascienza che suggeriscono sottovoce una riflessione sul progresso e sulla ricerca, sul guadagnare terreno nei confronti della morte a discapito della propria umanità. La sceneggiatura di Alex Garland, tratta dal romanzo di Kazuo Ishiguro, non si focalizza sulla questione morale preferendo invece concentrarsi sui tre protagonisti (Carey Mulligan, Keira Knightley ed Andrew Garfield) nel loro lottare per aggrapparsi a qualsiasi briciolo di normalità (anche una semplice relazione sentimentale) che gli è stata preclusa dalla nascita, nel definirsi come persone in un mondo crudele che ha in serbo per loro un destino scritto in anticipo. Never Let Me Go è un film doloroso, commovente senza giocare sul ricatto delle lacrime facili, dove la morte è una presenza ingombrante ma alla quale si contrappone una riflessione sulla vita e sull 'importanza di viverla consciamente nella sua pienezza.

Monday, March 28, 2011

DYLAN DOG - IL FILM...l' incubo su cui è meglio non indagare

"Basato su..." una formula semplice con la quale, comprando idee altrui o nel caso specifico proprio dei personaggi, ci si permette preventivamente di mettere le mani avanti a prescindere dal risultato finale dell' eventuale adattamento cinematografico. Prendiamo Kevin Munroe ad esempio. Di Dylan Dog nel suo film si percepisce qualcosa, elementi e piccoli sporadici dettagli, citazioni forzate e sbagliate ben lontane dall' essere considerate omaggi. Non troverete altro della creatura di Sclavi in questo film. Basta questo per definirlo un brutto film? Certo che no. Qui non centrano fanatismi da lettori di fumetti, anzi, anche il più accanito sostenitore della fedeltà con il fumetto può facilmente comprendere le motivazioni dietro l'impossibilità di inserire il personaggio di Groucho o di accettare le atmosfere magiche di New Orleans in sostituzione a quelle londinesi. No, non è questo. Dylan Dog è un brutto, bruttissimo film a prescindere. Quella che può essere considerata a tutti gli effetti una delle icone del fumetto Made in Italy anni '90, è stata sradicata dalla sue origini e ingurgitata dall' industria cinematografica americana, digerita e risputata come qualcosa di nuovo e totalmente sbagliato. La cronica mancanza di idee tra l'altro, porta a cercare la novità inserendola però in contesti datati che seguono il flusso delle mode del momento. Ed ecco che il detective privato Dylan, in passato era lo "sceriffo" che teneva a bada le famiglie di licantropi e di vampiri, una cosa che, scimmiottando Twilight e True Blood, non si può sentire e tanto meno vedere. Kevin Munroe, infine, ci mette il suo nome e poco altro: porta a casa la brutta copia di un film mal riuscito tenuto insieme, scena dopo scena, da una voce narrante che prova a coprire tutti i buchi di una sceneggiatura imbarazzante scritta con i piedi. Una roba che neanche gli antiemetici dell' Ispettore Bloch ti risparmiano dai conati, Giuda ballerino!!!

Recensione già pubblicata su CINE20.

Sunday, March 27, 2011

Lyric of the Week + Video / DURAN DURAN - ALL YOU NEED IS NOW

Regia di David Lynch. Punto.


It's all up to you now
Find yourself in the moment
Go directly to the voodoo
Now the channel is open
Lose your head
Lose control
You come on delicate and fine
Like a diamond in the mine

Oh whoa
Yeaaaa

When you move into the light
You're the great thing alive

Oh whoa o

And you sway in the moon
The way you did when you were younger
When we told everybody
All you need is now
Stay with the music let it
Play a little longer longer
You don't need anybody
All you need is now

Everybody's gunning
For the vip section
But your better up and running
In another direction
With your bones in the flow
Cold shadow on the vine
But your lashes let it shine

Whoa
Yeaaaa

Every moment that arrives
You're the greatest thing alive

Oh whoa

And you sway in the moon
The way you did when you were younger
And we told eveybody
All you need is now
Stay with the music let it
Play a little longer
We don't need anybody
All you need is now

All you need all you need is now
All you need all you need is now
All you need all you need is now

And we will sway in the moon
The way we did when we were younger
When we told everbody
All you need is now
Stay with the music let it
Play a little longer
We don't need anybody
All you need is now

Oh whoa
All you need all you need is now
Oh whoa
All you need all you need is now
Oh whoa
All you need all you need is now
Oh whoa
All you need all you need is now

Thursday, March 24, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.23 "A few steps away from home"


Soluzione: CACHE'
Vincitore: frenzmag

Classifica:
Grace - pt. 21
kusanagi - pt. 6
Beld - pt. 5
Tob - pt. 5
Falketta - pt. 3
frenzmag - pt. 3
Moka - pt. 3
curiositizen - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Ecco quali sarebbero stati il secondo e terzo frame


Wednesday, March 23, 2011

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - LA COSA

Produzione: Universal
Distribuzione: Universal
Video: 2.35:1 letterbox
Audio: Inglese Dolby Digital 5.1 - Italiano, Francese Dolby Surrond - Portoghese Dolby Digital Mono 2.0 - Spagnolo, Polacco, Dolby Mono 1.0
Sottotitoli: Inglese, Francese, Portoghese, Danese, Cecoslovacco, Olandese, Finlandese, Svedese, Norvegese
Extra: Trailer, Commento audio del regista John Carpenter e di Kurt Russell,
Galleria fotografica: dietro le quinte, Archivi di produzione, Archivi del progetto di produzione, Post-produzione, Storyboard e bozzetti, Location design, La Musica del film, Filmografie regista e attori, Scene tagliate, La Cosa di John Carpenter: Il Terrore prende forma, Note di produzione
Regione: 2 Italia
Confezione: amaray

Produzione: Universal
Distribuzione: Universal
Video: 2.35:1 anamorfico 1080p
Audio: Italiano, Francese, Tedesco DTS - Inglese DTS HD - Spagnolo DTS Mono 2.0
Sottotitoli: Italiano, Francese, Inglese, Spagnolo, Portoghese, Danese, Olandese, Tedesco, Finlandese, Svedese, Norvegese
Extra: Accesso algi extra con la funzione "picture in picture", Commento al film del regista John Carpenter e di Kurt Russell, La Cosa: il terrore prende forma, Dietro le quinte della produzione, Foto di scena, Scenografie e Storyboard, Gli esterni, Dagli archivi di produzione, L'astronave, Blair il mostro, Curiosità sul set, La post-produzione, Trailer
Zona: B Italia
Confezione: amaray

Note: per film con tanti anni sulle spalle come La Cosa di Carpenter, generalmente non si consiglia l' upgrade verso il Bluray semplicemente perchè l' incremento che può portare l' alta definizione su di una vecchia pellicola non è poi così incisivo. Il motivo però che mi porta a consigliavi di rivolgere le attenzione al disco blu è un' altra e riguarda il formato video. Come potete leggere dalle schede di poco sopra, il DVD indica un rapporto di 2.35.1, quello originale, in formato letterbox. In poche parole, se disponete di un vecchio televisore a tubo catodico 4:3 vedrete il film con le classiche bande nere in alto ed in basso. Nei televisori più diffusi adesso, LCD/LED e plasma, lo schermo è in formato 16:9 il che significa che, per vedere a tutto schermo un film letterbox, dovrete necessariamente zoomare l' immagine con inevitabile perdita di definizione. Considerato che le due edizioni si equivalgono anche come contenuti, il formato anamorfico, che si adatta al 4:3 ed è perfetta per i 16:9, rappresenta un motivo più che sufficiente per pensare ad un riacquisto.
Se ancora non disponete di un lettore Bluray, anche la Special Edition americana ha il video anamorfico ma niente lingua o sottotitoli italiani e soprattutto è Regione 1. La potete trovare qui a poco meno di 12 dollari.

Tuesday, March 22, 2011

TETTE e PALLAVOLO : accoppiata vincente?

La commedia adolescenziale "Made in Japan" si basa spesso su di un certo tipo di comicità e su meccanismi risaputi, ma soprattutto triti e ritriti, che ne pregiudicano la totale riuscita o che riescono a buttare alle ortiche anche le buone idee di partenza. Oppai Bare non fa eccezione anche se bisogna dire che si mantiene comunque su livelli medio alti rispetto ad altre pellicole simili. Il tutto nasce da un efficace idea di partenza, tra l'altro ispirata a fatti realmente accaduti, e cioè quella di un' insegnante che per spronare uno scalcinato club di pallavolo maschile, i cui iscritti hanno una fissa totale per le forme femminili, finisce per promettere di mostrare loro il seno nel caso riuscissero a vincere almeno una partita. Non ci si faccia ingannare da questo però perchè in Oppai Bare la tematica sportiva riveste un ruolo secondario ma in compenso gli altri elementi base ci sono tutti: ambientazione scolastica con annessa fase di crescita e "passaggio", amicizia e la scoperta degli oscuri ma invitanti misteri delle grazie femminili e del sesso. Tutto fila liscio fino a quando non inizia la parentesi sul doloroso passato dell' avvenente protagonista, dal quale pensa di essere riuscita a scappare ma che puntualmente la raggiunge. Una prevedibile svolta che definire "drammatica" sarebbe esagerato, ma che punta ad essere lacrimevole risultando soltanto una forzatura malriuscita. A parte questo però il film diverte, non abbastanza da perdonare quella involuta parentesi, ma almeno per ricordarlo con piacere, e questo grazie ai giovani protagonisti e ad una serie di gag davvero riuscite come quella che apre la pellicola.

Monday, March 21, 2011

"There's enough bang in there to blow us all to Jesus."

Davvero particolare il caso di The Hurt Locker, presentato al Festival di Venezia nel 2008, uscito nelle sale italiane nell' ottobre dello stesso anno ma stranamente snobbato in patria fino ad un recupero dell' ultimo minuto per portarlo agli oscar 2010 e mettere la regista Kathrin Bigelow in confronto diretto con l'ex coniuge James Cameron ed il suo Avatar. Indipendentemente dai sospetti di mossa abilmente calcolata che sorgono in maniera più che naturale, appare poco intelligente la scelta di tenere un film così attuale in una sorta di limbo distributivo (molto comune dalle nostre parti), soprattutto considerato il tema trattato, una ferita apertissima e sanguinante come la guerra in Iraq. La regista americana sceglie di affrontare l'argomento da una certa distanza e allo stesso tempo immergendosi completamente nel teatro del conflitto. In The Hurt Locker la guerra è raccontata senza retorica ma anche senza un particolare approfondimento o riflessione. La Bigelow preferisce mostrare la guerra in Iraq nuda e cruda e per farlo sceglie il punto di vista di una squadra di artificieri all' opera quotidianamente per sventare attentati o disarmare esplosivi, scandito da un conto alla rovescia che segna il momento in cui saranno sostituiti da una nuova squadra. Un particolare che amplifica il senso di attesa che pervade tutto il film e che la Bigelow gestisce da un punto di vista registico con soggettive attraverso la visiera di una tuta per artificieri o dall' immagine di un'uomo, solo in una piazza, poco prima di esplodere. Nonostante un uso preponderante di macchina a spalla, quello che colpisce di The Hurt Locker è l' immobilità generale nel caos, il silenzio piuttosto che la deflagrazione. Una rappresentazione del conflitto sicuramente coraggiosa anche se non sempre sicura (la parentesi del soldato che cerca la casa del bambino che crede morto stona un po' con il resto), discutibile ma di sicuro effetto.

Sunday, March 20, 2011

Lyric of the Week + Video / SNOW PATROL - CHASING CARS


We'll do it all
Everything
On our own

We don't need
Anything
Or anyone

If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?

I don't quite know
How to say
How I feel

Those three words
Are said too much
They're not enough

If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?

Forget what we're told
Before we get too old
Show me a garden that's bursting into life

Let's waste time
Chasing cars
Around our heads

If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?

All that I am
All that I ever was
Is here in your perfect eyes, they're all I can see

I don't know where
Confused about how as well
Just know that these things will never change for us at all

If I lay here
If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?

Friday, March 18, 2011

Thursday, March 17, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.22 "Guess who's knocking at your door"


Secondo framozzo!


Soluzione: TRANSPORTER : EXTREME
Vincitore: Grace

Classifica:
Grace - pt. 21
kusanagi - pt. 6
Beld - pt. 5
Tob - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
curiositizen - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Terzo frame

Wednesday, March 16, 2011

51 MODI PER SALVARLA, lo specchio di una tragedia


Jin si trova ad Odaiba per un colloquio di lavoro.
Nakano è li per un concerto.
I due si conoscono dai tempi del liceo e si incontrano per puro caso.
Poi l' inferno.
Una scossa di terremoto di magnitudo 8.1 con epicentro nel sottosuolo della città, trasforma lo skyline della capitale giapponese in uno scenario apocalittico.
Nel pieno del panico e della disperazione Jin decide di fare ammenda per il suo comportamento nei confronti di Nakano ai tempi della scuola e di portarla sana e salva a casa dei genitori proteggendola a qualunque costo.

Ho acquistato il primo volume del manga di Usamaru Furuya in tempi non sospetti e a riprenderlo in mano oggi è impossibile non leggerlo con altri occhi, capirne il senso e la volontà dell' autore. Come infatti si evince anche dalle note in apertura, 51 Modi per Salvarla si ispira alla docu-fiction, un tentativo di raccontare, attraverso informazioni raccolte da giornalisti ed esperti in materia, quale scenario potrebbe presentarsi dopo un evento catastrofico di tali proporzioni, quali comportamenti si dovrebbero tenere, come stabilire le priorità garantire l'incolumità di se stessi e degli altri. Il tutto inserito in una storia in cui seguiamo il destino di due personaggi che tentano di mettersi in salvo mentre intorno a loro c'è chi muore sotto le macerie e chi reagisce nelle maniere più svariate di fronte alla tragedia. Arrivato al secondo volume posso dire che per il momento il manga si mantiene su livelli medi, sia come storia che come disegni, ma quello che mette davvero i brividi è la precisione con la quale sono raccontati il susseguirsi degli eventi, così precisi che, seppur con dinamiche diverse, sembrano descrivere quanto accaduto in Giappone negli ultimi giorni dando la misura di un evento tutt' altro che imprevedibile. Soltanto il "quando" era l'ultima incognita nell' equazione.

Tuesday, March 15, 2011

RANGO, Verbinsky porta l' animazione nel selvaggio west

"E' un' arte, non una scienza esatta!" esclama Rango nel tentativo di mimetizzarsi alla vista di un famelico rapace, abilità che non gli riesce molto bene visto che il suo destino non è confondersi con lo sfondo ma emergere, trovare il suo posto e la sua parte all' interno del racconto. Una ricerca di identità, quella di Rango, che sembra poter raccogliere in senso più ampio quella del cinema d' animazione tutto, desideroso di scrollarsi di dosso il pregiudizio che lo vuole inquadrato principalmente per un pubblico di giovanissimi, mentre dimostra invece una maturità che sembra crescere in maniera direttamente proporzionale al progresso delle tecnologie impiegate per realizzarlo. In questo senso il film di Verbinsky trova la sua identità nel cinema western tanto da poter essere considerato senza alcun dubbio, un western d'animazione. Rango è un film che sa dove e quando giocare con il genere, divertendo(si) con citazioni e clichè, ma che riesce a catturarne con serietà e senza tanti fronzoli il momento del suo tramonto, toccando vette di cinema con la "C" maiuscola in tanti momenti, uno su tutti l' incontro del protagonista con lo Spirito del West. Come i migliori e più recenti film d'animazione, tra i quali lo si può annoverare senza sforzo, Rango è tecnologicamente al passo coi tempi, una meraviglia visiva perfettamente bilanciata, in grado di essere apprezzata sia dallo spettatore occasionale che dal cinefilo più esigente (le citazioni extra-western si sprecano, tra l'altro). Verbinsky dopo remake e blockbusteroni a tema piratesco, si conferma regista capace e di grande versatilità ed è bello, per chi ama l'animazione, constatare la nascita di nuove realtà occidentali in grado di affiancare colossi come Pixar e Dreamworks senza rimanere nella loro ombra

Monday, March 14, 2011

La famiglia innanzitutto

Una coppia di lesbiche, sposate e con due figli avuti attraverso l'inseminazione artificiale, sono il nucleo familiare che ci viene presentato nei primi minuti di I Ragazzi Stanno Bene (The Kids Are All Right) uno di quelli da far sbiancare tanti ben pensanti e bigotti presenti, ahimè, nel nostro Bel Paese che si dimostra, a dir la verità, sempre meno bello ma soprattutto arretrato culturalmente, arroccato dietro la difesa di una normalità che ha assunto oramai significati unicamente discriminatori. Ma che cos' è la normalità? Con il suo film Lisa Cholodenko rende la ricerca di una definizione calzante, quanto mai inutile perchè la famiglia di I Ragazzi Stanno Bene, certamente lontana dalla visione unilaterale imposta spesso e volentieri dai dettami religiosi, ne possiede comunque tutte le caratteristiche: c'è il coniuge "dominate" (bravissima Annette Benning) e quello che si adegua e si sacrifica (la sempre bellissima Julianne Moore). C'è la figlia diciottenne desiderosa di indipendenza pronta ad andare al college (Mia Wasikowska) e quello quindicenne trascinato da amicizie poco felici. Come in qualsiasi altra famiglia le dinamiche tra i suoi membri sono regolate da meccaniche ben oliate ma che nascondono dietro un apparente equilibrio tutta la loro fragilità. Ed è proprio quando nel quadro entra il padre "genetico" dei ragazzi (Mark Ruffalo), scapolo per scelta che si scopre desideroso di legami più solidi di quelli avuti fino a quel momento, che il baricentro si sposta e l'equilibrio si perde. La Cholodenko affronta l' argomento con molta intelligenza facendo si che l'attenzione non si focalizzi sulle scelte sessuali delle protagoniste ma su quanto possano essere pieni di gioie e sofferenze i legami familiari, facendone un ritratto bello, sentito e universale nella sua unicità.

Sunday, March 13, 2011

Lyric of the Week + Video / R.E.M. - ÜBERLIN


Hey now, take your pills and
Hey now, make your breakfast
Hey now, comb your hair and off to work
Crash land, no illusions, no collision, no intrusion
My imagination runs away

I know, I know, I know what I am chasing
I know, I know, I know that this is changing me

I am flying on a star into a meteor tonight
I am flying on a star, star, star
I will make it through the day
And then the day becomes the night
I will make it through the night

Hey now, take the U-Bahn, five stops, change the station
Hey now, don’t forget that change will save you
Hey now, count a thousand-million people, that’s astounding
Chasing through the city with their stars on bright

I know, I know, I know what I am chasing
I know, I know, I know that this is changing me

I am flying on a star into a meteor tonight
I am flying on a star, star, star
I will make it through the day
And then the day becomes the night
I will make it through the night

I don’t mind repeating, I am not complete
I have never been the gifted type
Hey, man, tell me something, are you off to somewhere?
Do you want to go with me tonight?

I know, I know, I know that this is changing
We walk the streets to feel the ground I’m chasing: ÜBerlin

I am flying on a star into a meteor tonight
I am flying on a star, star, star
I will make it through the day
And then the day and then the day becomes the night
I will make it through the night

Friday, March 11, 2011

CINE20 - 2^ PUNTATA


La seconda puntata della rubrica settimanale CINE20 è online e potete trovarla qui. Leggeteci e diffondeteci ^__*

Thursday, March 10, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.21 "There's a bullet in my cup"


E' tutto fermo quindi vado con il secondo frame, ok?


Soluzione: EXILED
Vincitore: Grace

Classifica:
Grace - pt. 19
kusanagi - pt. 6
Beld - pt. 5
Tob - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
curiositizen - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Terzo fraaaaaaaaameeeeee

Wednesday, March 09, 2011

I don't give a damn 'bout my reputation

Contrariamente a quel che poteva sembrare leggendo i nomi importanti presenti nel cast, Easy Girl ha una sola e unica protagonista, Emma Stone. Certo, bravissimi Stanley Tucci e Patricia Clarkson nel ruolo dei genitori alternativi e libertini. Bravo anche Thomas Hayden Church con il suo professore di letteratura aperto ed autoritario al tempo stesso. Ma dopo diversi ruoli secondari ora la scena è davvero tutta sua e meritata: occhi grandi e azzurri, splendido sorriso, Emma Stone incarna perfettamente la protagonista Olive, ragazza intelligente, assennata, con la battuta sempre pronta ma dalla vita sociale praticamente nulla. Tutto si ribalta quando una bugia detta senza pensarci troppo si trasforma in un gigantesco gossip scolastico che attira improvvisamente tutte le attenzioni su di se, un lampo di popolarità che decide di sfruttare a suo vantaggio. Con espliciti riferimenti a "La Lettera Scarlatta" (peccato che quello presente nel titolo originale si perda nell' adattamento del titolo in italiano) e con un occhio quasi nostalgico alla commedia anni' 80 di John Hughes, il film di Will Gluck racconta quanto poco basti (in questo caso un pettegolezzo) a fare a pezzi le facciata di perbenismo dietro cui le persone si riparano, pronte a giudicare per non essere giudicati. La cosa che maggiormente funziona di Easy Girl è il modo in cui la protagonista reagisce costruendo, anche con buone intenzioni, un castello di bugie prima, ma cercando di ottenerne un tornaconto economico poi, fino a che tutto crolla e ne rimane schiacciata. Will Gluck mette in moto un processo di svecchiamento della commedia che passa attraverso l' aggirare certi clichè del genere o ridicolizzare abusati stereotipi e anche se nel finale si va un po' troppo a colpo sicuro allontanandosi da questo atteggiamento "contro", Easy Girl è un film che sarebbe un peccato sottovalutare anche in virtù di una colonna sonora mica da buttare.

Tuesday, March 08, 2011

PIRANHA: sangue, sesso e 3D

Come i pesci preistorici risalgono da un anfratto apertosi sul fondo di un lago, anche Piranha di Alexandre Aja sembra provenire da un' epoca remota dove i film di "serie B" avevano la sfrontatezza di rivaleggiare con quelli mainstream. Ancora oggi si fa cinema di serie B ma quanti di questi film prodotti per il mercato home video saranno ricordati nei prossimi, esagerando, dieci anni? Il regista francese, ormai adottato da Hollywood, prosegue nel suo percorso cinematografico con l' ennesimo remake questa volta seguendo il sentiero battuto dal grande Joe Dante e imbastendo un film decisamente mainstream (soprattutto considerato il budget) ma che mette in mostra fin da subito la sua vera anima: il nuovo Piranha è un B-Movie da multisala orgoglioso di esserlo e ce lo ricorda ogni suo fotogramma, l' inconsistenza dei personaggi (stranamente rimangono più impressi i cameo di Christopher Lloyd, Richard Dreyfuss e Eli Roth che altri) o nella quantità impressionante di grazie femminili regalate al pubblico pagante compensate da litri e litri di sangue che verranno versati nelle, una volta, placide acque del Lake Victoria. Perchè Aja non dimentica cosa si cerca in questo genere di film e dopo un paio di succosi antipasti ci presenta la portata principale, una sequenza di massacro enorme, un banchetto sontuoso atteso per milioni di anni che si consuma in pochi ma intensissimi minuti e che mettono in mostra tutta la bravura negli effetti visivi del grande Greg Nicotero. Aja guarda rispettosamente al passato ma pensa al futuro: nel suo Piranha non si tira fuori una sorta di vendetta ecologica ma è tutto molto gratuito e forse per questo molto più godibile. Senza parlare poi dell' uso del 3D, volutamente inserito in post produzione per il puro gusto di sbattere in faccia allo spettatore soprattutto quello che non si aspetta. Vedere il film per scoprire cosa.

Monday, March 07, 2011

"I'm the one who's fighting"

Il cinema americano è sempre stato molto interessato alle storie legate alla box, sia quelle di personaggi fittizi (Rocky o Million Dollar Baby) che quelle prettamente biografiche (Toro Scatenato o Alì). Tra queste ultime rientra certamente anche quella di Miky Ward e del fratellastro Dick Eklund, una storia sportiva ma soprattutto di rivalsa personale che nasce in uno dei tanti sobborghi americani dove i legami familiari pesano come macigni e, anche se apparentemente ti sostengono, in realtà ti trascinano a fondo. In tutto questo la box è come il ramo a cui aggrapparsi per uscire dalle sabbie mobili, ma per Miky tenersi stretto a quell’ appiglio non sarà facile costretto a tagliare fuori la sua famiglia per avere una possibilità di diventare pugile professionista. Una storia di rivalsa si diceva ma anche di redenzione che coinvolge in parallelo anche Dick, la cui nascente carriera di pugile è stata presto soffocata dall’ uso di droghe, raccontata da David O' Russel in maniera un po' furbetta, calcando la mano su quegli aspetti con cui è più facile fare leva sulle emozioni degli spettatori (l' odiosissima famiglia allargata di Miky e Dick o la sofferta rottura e il prevedibile riavvicinamento con i propri legami di sangue) come d'altronde è facile aspettarsi da film biografici dall' anima così prepotentemente americana. Il lato sportivo scandisce il percorso personale e professionale del protagonista ma O' Russel non sembra interessato a renderlo un tratto distintivo del film ne a mettere negli incontri sul ring una particolare impronta registica, preferendo un taglio decisamente televisivo quasi a voler richiamare alla mente immagini di repertorio. Spostando l'attenzione sulle interpretazioni le cose si fanno decisamente più interessanti e se da una parte c'è un cast femminile su cui svettano Melissa Leo ed Amy Adams, in quello maschile troviamo un Mark Whalberg dimesso e compassato come il personaggio che interpreta richiede. Ma a sorprendere è soprattutto la bravura di Christian Bale che si cala nei panni di un personaggio problematico come Dick Eklund lavorando sopratutto sul proprio corpo, mimica, gestualità e perdita di peso compresi, dimostrandosi ancora una volta attore versatile e completo.

Sunday, March 06, 2011

Lyric of the Week + Video / THOSE DANCING DAYS - I'LL BE YOURS


I was always searching for the last dismissing
Now that I found you wishes do come true
Butterflies inside me make us fly where we want
I'm holding on I'll be holding on

I'll be yours and you're mine
And I'll be your friend let's stay till the end
I'll never stop loving you
I'll be yours and you're mine
I'll never let go don't ever let go, don't ever let go
I'll never stop loving you

Capture me in your arms wrap your soul around me
Never felt so free you're so close to me
Lie on the clouds and we're kissing the sky
Rain drops are falling but we're staying dry
And I'll be holding on I'll be holding on

I'll be yours and you're mine
And I'll be your friend let's stay till the end
I'll never stop loving you
I'll be yours and you're mine
I'll never let go don't ever let go, don't ever let go
I'll never stop loving you

I'll be yours and you're mine
And I'll be your friend let's stay till the end
I'll never stop loving you
I'll be yours and you're mine
I'll never let go don't ever let go, don't ever let go
I'll never stop loving you

I'll be yours and you're mine
I'll never let go don't ever let go, don't ever let go
I'll never stop loving you

Friday, March 04, 2011

CINE20 su UDINE20!!!


Comincia oggi sul sito UDINE20 la rubrica cinematografica settimanale CINE20, curata da me e da Tob Waylan, che spazierà da brevi recensioni, alle uscite in sala fino all' home video.
Dateci una letture se vi va (qui) e ricordate che critiche, opinioni e suggerimenti sono più che graditi!!!
Buona lettura ^^

Thursday, March 03, 2011

CINEQUIZ - ST.02 - EP.20 "Umbrellas for the stalls"


Tutto fermo? Arriva il secondo frame!


Soluzione: FINDING NEVERLAND
Vincitore: sommobuta

Classifica:
Grace - pt. 17
kusanagi - pt. 6
Beld - pt. 5
Tob - pt. 5
Falketta - pt. 3
Moka - pt. 3
curiositizen - pt. 2
sommobuta - pt. 2
Massy - pt. 1
Michele - pt. 1

Ed ecco in chiusura il terzo frame

Wednesday, March 02, 2011

Landis e i ladri di cadaveri

Dagli Stati Uniti all' Inghilterra per il regista John Landis, da troppo assente dalle sale, per una produzione cinematografica britannica che ruota attorno a fatti realmente accaduti e personaggi realmente esistiti (anche se veniamo preventivamente avvisati che è tutto vero tranne quello che non lo è) nella Edimburgo del 1800, culla dei progressi medici in campo chirurgico, dove due imbroglioni alla ricerca di facili guadagni trovano il modo per fare soldi procurando cadaveri alla scuola di medicina. Dopo aver iniziato trovando la materia prima in maniera, per così dire, fortuita, i due si trasformeranno in veri e propri assassini seriali per tener vivo il businnes ed il loro nuovo tenore di vita. Un film che ruota interamente intorno alla morte non poteva che essere intriso, dall' inizio alla fine, da un umorismo nero, nerissimo, divertente e adeguato a questa storia dove, dal più povero fino al più illustre professore, tutti sono disposti a mettere da parte la propria moralità per il proprio tornaconto. Davvero azzeccata e convincente la "strana" coppia di protagonisti, i due William, diversi e perciò uno complementari l' uno all' altro come da copione, discorso che vale anche per il duo di attori che li interpretano, Simon Pegg e Andy Serkis. E' cosa certa che, per quanto valido, questo Burke & Hare difficilmente potrà diventare un cult generazionale ne conquistare nuove schiere di cinefili come potrebbero fare a tutti gli effetti i suoi primi film. E' vero anche però che il ritorno sul grande schermo di un grande come John Landis è sempre una cosa gradita.

Tuesday, March 01, 2011

"Is it true that you didn't tell anyone where you were going?"

Caduta ed ascesa (letterale e figurata) di un giovane alpinista americano che, nel 2003, durante una delle sue escursioni solitarie finisce in un crepaccio con il braccio bloccato tra una parete rocciosa ed una masso. Dopo cinque giorni, rimasto senza ne acqua ne viveri, prende con lucidità la decisione di amputarsi il braccio e riesce così a mettersi miracolosamente in salvo. La vera storia di Aron Ralston, raccontata nel suo libro "Between a rock and an hard place", deve aver catturato particolarmente l' attenzione del regista britannico Danny Boyle, tanto da spingerlo a dirigerne un film che ne racconta le drammatiche 127 ore in cui rimase intrappolato. Un film che segue di pochi anni quel Into The Wild di Sean Penn e con il cui protagonista Chris McCandless, Aron Ralston ha qualcosa in comune, quel desiderio, forse egoistico o forse solo dettato dalla necessità, di isolarsi dagli affetti e di rimanere soli sperando di trovare nella natura, nei paesaggi (quasi) incontaminati, l'unica compagnia di cui hanno bisogno. Faccia a faccia con la morte, entrambi si rendono conto che la solitudine non è la soluzione ma, mentre Chris non ha modo di rimediare, Aron lascia il vecchio se stesso sul fondo di quel crepaccio insieme al suo avambraccio destro. Amputazione in primis, 127 Ore è un film che attribuisce a gran parte dei suoi elementi, sopratutto quelli ambientali che circondano e costringono il protagonista, ma anche sonori (l' urlo muto che si trasforma in una sorta di primo vagito) un forte significato simbolico per sottolineare il suo percorso di redenzione attraverso la "morte" e la "rinascita". James Franco si cala in questo personaggio con maestria e pur essendo immobile per gran parte del film riesce ad emozionare sinceramente con la sua interpretazione. Discorso diverso per quel che riguarda la regia: Danny Boyle sceglie al solito un approccio molto particolare, puntando su di un impatto visivo quasi da videoclip nella parte iniziale e finale, con virate oniriche nella parte centrale fino al lucidissimo e quasi insostenibile momento dell' amputazione. Una scelta, quella di Boyle, che da al film un ritmo mai calante (e non è poco considerato che per il 90% si svolge in un crepaccio) ma lo stridore, ricercato con una certa insistenza, con il quale si incontrano i vari registri visivi (specie quello iniziale, forse eccessivo e superfluo nel giocare con split screen e "sovrapposizioni" di media diversi) solleva non pochi dubbi sulla bontà e l' onestà dell' operato del regista britannico.