Friday, July 30, 2010

"More of this is true than you would believe"

Avvisandoci con una precisa didascalia che quello a cui stiamo per assistere potrebbe essere più vero di quello che si può immaginare, il regista Grant Heslov ci porta dentro una storia che riguarda un reparto super segreto dell' esercito americano, una storia assurda ma non tanto quanto l' assurdità della guerra stessa. Dopo il Vietnam l'esercito degli Stati Uniti creò un' unità speciale nella quale si formavano dei supersoldati ai quali si cercavano di sviluppare potenzialità latenti quali telepatia o invisibilità. Il giornalista Bob Wilton si imbatte casualmente in questa storia durante il suo soggiorno in Iraq dove incontra Lyn Cassaday, soldato in congedo dell' Esercito della Terra, "riattivato" per una missione segreta. Pur non riuscendo a mantenere una certa solidità per tutta la sua durata (la prima parte è perfetta ma poi sembra che si proceda un po' senza una meta precisa) il film di Heslov riesce a coniugare perfettamente il suo lato grottesco e surreale con la lucidità del contesto militare, di fondere assieme elementi incompatibili come la cultura hippie con la rigidità imposta dall' esercito, il tutto per veicolare un messaggio anti bellico forte e deciso. Il resto lo fa un cast perfetto e irresistibile dallo spaesato Ewan McGregor al "riattivato" ed ex capellone Clooney, dal "guru" hippie (perfetto direi) Jeff Bridges ad un Kevin Spacey che non si tira mai indietro quando c'è da fare la parte del cattivo. Se gli intenti originari trovano quindi un adeguato compimento, forse una seconda parte più decisa avrebbe trasformato un film in parte riuscito in un qualcosa di ben altra caratura.

Wednesday, July 28, 2010

A PROPOSITO DI MILLAR...

Serializzata sul mensile Wolverine, Vecchio Logan (Old Man Logan) è la classica miniserie ambientata in un futuro alternativo. In questo caso i supercriminali si sono alleati e hanno conquistato il mondo uccidendo quasi tutti gli eroi. Logan è un uomo vecchio, non vuole più lottare ne sfoderare i suoi artigli e tira avanti con la sua famiglia in una fattoria, vessato dalla gang dei Banner. Quando pagare il pizzo diventa insostenibile accetta di fare qualche soldo extra accompagnando un ormai cieco Occhio di Falco a fare una consegna. Millar conduce la storia senza tanti sussulti, anzi lo sviluppo appare prevedibile almeno quanto la svolta finale. Molto bello l'episodio dove Logan rivela il perché abbia deciso di smettere di lottare e soprattutto il violentissimo finale. Diciamo che il grosso del lavoro lo fanno le matite, bellissime, di Steve McNiven.

Leggere Ultimates mi ha convinto ancora di più delle parole che scrissi a suo tempo per Ultimate X-Men e questo perché Ultimates è un CAPOLAVORO, la testata che da un senso a tutto il progetto "Universo Ultimate" e cioè svecchiare la figura dei personaggi classici della Marvel con delle serie moderne che partono da zero senza il peso di anni e anni di continuity sulle spalle. Millar (ri)scrive personaggi come Cap, Iron Man e Thor mettendo in risalto l'uomo prima della maschera, creando delle figure che bucano la pagina. Il tutto inserito in un contesto socio-politico attualissimo dove gli eroi sono prima un evento mass mediatico e poi strumenti per la discutibilissima politica estera americana. E in tutto questo, coaudivato alle matite da un Bryan Hitch in forma smagliante, inserisce anche un' invasione aliena e una guerra tra divinità nordiche senza che appaia forzato o fuori luogo. Una serie insomma che si è attestata fin da subito a livelli altissimi e non è un caso che i recenti progetti Marvel cinematografici è ad Ultimates che si ispirano. Le prime due stagioni sono state ristampate recentemente in quattro bei volumi "deluxe" che non possono mancare in qualsiasi collezione che si rispetti.

La Panini ha finalmente pubblicato in due volumi la miniserie Kick-Ass forse in previsione di una, si spera non lontana, distribuzione nei nostri cinema dell' adattamento cinematografico ad opera di Matthew Vaught. Kick-Ass rappresenta il naturale proseguimento del discorso "milleriano" sui supereroi o meglio, Millar prende il suo lavoro di inserimento in un contesto reale, moderno e attuale dei supereroi e lo porta all' estremo, raccontando questa volta la nostra realtà dove gli eroi non esistono. E in questa realtà, un adolescente sfigato e appassionato di fumetti come tanti si chiede "perché milioni di persone vogliono essere Britney Spears e nessuno vuole essere Spider-Man?". La risposta non tarda ad arrivare in maniera anche spesso brutale (sorprendenti in questo caso le "classiche" matite di John Romita Jr.), perchè qui non ci sono ragni radiottivi o raggi cosmici, c'è solo la vita che ti prende a calci nelle palle, quando ti va bene. Non ci sono eroi ma solo sfigati che fanno finta di esserlo per uscire dalla noia di vite insulse o da un anonimato insostenibile. Ironico si, ma anche molto crudo e poco consolatorio.

Tuesday, July 27, 2010

"How do you live a life full of nothing?"

Dopo essersi fatto un nome negli Stati Uniti come regista in diverse e ben note serie TV, Juan Josè Campanella scrive il suo nome anche nella storia dell' Academy aggiudicandosi l' ambitissimo Oscar come miglior film straniero con il suo El Secreto de Sus Ojos, strappando la statuetta a due agguerriti (e forse più meritevoli, ma è un parere personalissimo) avversari come Audiard e Haneke. La pellicola è incentrata sullo stupro e l' omicidio di una giovane donna al quale il protagonista Benjamin Santiago, in qualità di assistente del pubblico ministero, si trova ad indagare. Il caso segna profondamente la vita di Benjamin sia da un punto di vista personale che lavorativo e venticinque anni dopo, ormai pensionato e solo, decide di riaffrontare quel capitolo della sua esistenza scrivendo un romanzo che ne narra gli eventi. Uno degli aspetti più affascinanti del film di Campanella è il concetto della scrittura come strumento per rievocare il passato, per affrontarlo, per mettere sotto esame i propri limiti e le proprie mancanze. Benjamin ricorda con precisione tutti i dettagli dell' indagine ma al suo racconto manca il cuore forse per questo non riesce a scrivere del suo amore mai confessato senza farlo apparire troppo romanzato. Forse per questo non riesce a comprendere, e quindi a descrivere, il profondo legame tra la donna uccisa e suo marito. Un limite al quale si contrappone però, la capacità di leggere negli occhi delle persone i sentimenti più intimi e profondi. Quello di Campanella è un film che con piglio quasi nostalgico racconta uno spaccato d' Argentina, ma soprattutto parla di amori eterni e di rinunce che pesano e lasciano vuoti difficili da colmare. Il regista argentino dimostra inoltre di avere una certa dimestichezza con il thriller ed infatti, El Secreto de Sus Ojos, si configura come un film di genere decisamente riuscito capace anche di regalare qualche inaspettata sorpresa, momenti di regia difficili da dimenticare (il lungo piano sequenza nello stadio), ma soprattutto un finale emozionante e per nulla scontato. Splendidi, senza eccezioni, tutti gli interpreti.

Monday, July 26, 2010

GLEE - SEASON 01 -

TITOLO ORIGINALE: GLEE
TITOLO ITALIANO: GLEE
NUMERO EPISODI: 22

-TRAMA-
Alla McKinley High School, il professore Will Shuester decide di dare nuovo lustro al gruppo di canto e ballo della scuola destinato a scomparire a causa di tagli di budget e cattive gestioni. Il Glee Club, questo il nome del gruppo, ha un posto speciale nel cuore e nei ricordi di Will, ma il suo desiderio di dare una possibilità ai più talentuosi studenti della McKinley High si scontra con parecchie difficoltà non ultima la professoressa di educazione fisica Sue Sylvester, disposta a fare di tutto pur di favorire la sua squadra di cheerleader.

-COMMENTO-
Pensata inizialmente come un lungometraggio, il progetto Glee, dalla mente di Ryan Murphy (già creatore di Nip/Tuk) si è trasformato in quella che è stata senza dubbio la sorpresa della stagione televisiva americana 2009/2010, nonché la serie che ha raccolto consensi pressoché unanimi da pubblico e critica. I motivi di questo successo sono molteplici ma credo che tutto dipenda da una commistione tra i fattori che compongono la serie: tanto per cominciare il cast, quasi completamente composto da attori giovanissimi e semi esordienti, ma anche da esuli provenienti da altri serial (un vero esodo da Heroes). Ma concentriamoci sui giovani, tutti veramente talentuosi e motivati, perfetti nel ricalcare gli stereotipi dei "loosers" o degli "outcast" (c'è la ragazza di colore sovrappeso, l' omosessuale, la ragazza asiatica, l' adolescente incinta ecc.) e con i quali si simpatizza in maniera quasi immediata. Viene poi la struttura portante della serie: ogni episodio infatti è strutturato come un piccolo musical dove si affronta questa o quella problematica riguardante uno o più personaggi costruendo a tasselli la trama principale che è anche l' obiettivo del Glee club, qualificarsi al campionato Regionale dei gruppi di canto e ballo scolastici. La selezione musicale è sicuramente varia a parte per qualche puntata monotematica (quelle interamente dedicate a Madonna o a Lady Gaga ad esempio) e pur non incontrando sempre il mio gusto rimane comunque una visone/ascolto sempre piacevole. Ora però, è bene chiarilo, non è tutto oro: se infatti la prima metà di stagione è pressochè perfetta, nella seconda (ma non su tutti gli episodi, sia chiaro, ed un esempio lampante è quello diretto da Whedon), la serie sembra avere il fiato corto e anche poco ispirata con un finale frettoloso buttato li probabilmente per introdurre la seconda stagione, nella quale ci aspettiamo una Sue Sylverster più stronza che mai.

-DVD-
E' disponibile da Aprile il cofanetto con la prima metà dalle stagione. In Inghilterra è previsto per il 13 settembre il secondo cofanetto nonchè quello completo con tutti e 22 gli episodi.

Sunday, July 25, 2010

Lyric of the Week + Video / ALEXI MURDOCH - ALL MY DAYS

Dalla bellissima colonna sonora di Away We Go*


Well I have been searching all of my days
All of my days
Many a road, you know I've been walking on
All of my days
And I've been trying to find
What's been in my mind
As the days keep turning into night

Well I have been quietly standing in the shade
All of my days
Watch the sky breaking on the promise that we made
All of this rain
And I've been trying to find
What's been in my mind
As the days keep turning into night

Well many a night I found myself with no friends standing near
All of my days
I cried aloud I shook my hands, What am I doing here
All of these days
For I look around me
And my eyes confound me
And it's just too bright
As the days keep turning into night

Now I see clearly It's you I'm looking for
All of my days
Soon I'll smile I know I'll feel this loneliness no more
All of my days
For I look around me
And it seems He found me
And it's coming into sight
As the days keep turning into night
As the days keep turning into night

And even breathing feels all right
Yes, even breathing feels all right
Now even breathing feels all right
It's even breathing
Feels all right

* il film doveva uscire in Italia lo scorso Aprile ma a tutt' oggi non se ne sa più nulla. Io mi sono comprato il DVD inglese a poco meno di sette Euro e così dovreste fare anche voi ^__*

Friday, July 23, 2010

THE ACTRESSES - FIRST PRESS LIMITED EDITION - (R3 - COREA)

Innanzitutto voglio sottolineare che, se mi sono comprato il DVD di The Actresses, significa che il film mi è davvero piaciuto e le considerazioni scritte dopo la visione festivaliera al FEFF, non erano solo frutto della febbre. Detto questo l'edizione che porto alla vostra attenzione questa volta è una "first press limited edition" esattamente come quelle di Thirst di qualche tempo fa, una consuetudine per i film nuovi che escono sul mercato home video coreano. Regione 3 a parte (un limite fino ad un certo punto, intendiamoci) il DVD è fruibile a livello internazionale grazie ai sottotitoli in inglese affiancati a quelli in coreano, entrambi attivabili a piacimento per la traccia audio originale codificata in Dolby Digital 5.1 e 2.0 stereo. Il video, in formato anamorfico, è riprodotto nel corretto aspect ratio di 1.85:1. Snocciolati i parametri tecnici, a mio avviso fondamentali per valutare l' "acquistabilità" di un DVD, volevo concentrarmi in conclusione sulla confezione che, perfettamente in tema con il film, celebra in qualche modo le sei splendide protagoniste riproducendo le loro foto nella parte interna e in quella esterna del digipack pieghevole e nel flyer presente all' interno della confezione. Il DVD è acquistabile dal fornitissimo sito YesAsia a poco più di venti Euro.

Caratteristiche Generali e Tecniche:
Produttore: EIN'S M&M
Distributore: Sponge
Video: 1.85:1 anamorfico NTSC
Audio: Coreano Dolby Digital 5.1 / 2.0
Sottotitoli: Coreano, Inglese
Extra: Disc1 - Commento del regista e delle attrici; Disc2 - Sequenza della cena in modalità multiangolo, Interviste alle protagoniste, Backstage, Backstage sul set fotografico, Galleria fotografica, Trailer
Regione: 3 Corea
Confezione: cofanetto

Contenuti Cofanetto
1 DVD film
1 DVD extra
1 flyer pieghevole










Wednesday, July 21, 2010

PREMIO DARDOS

Cito testualmente "Il premio DARDOS viene assegnato a quei blog meritevoli per i contenuti di carattere culturale, etico e/o letterario". Capite bene quindi quanto siano immeritate le due segnalazioni ricevute dagli amici Para e Chimy di CINEROOM e dal gentilissimo Roberto Fusco Junior di Cinema e Dintorni, che colgo l'occasione per ringraziare di cuore ancora una volta.
Una volta ricevuto il premio non rimane che seguire un semplice e breve regolamento:
1) accettare e comunicare il regolamento, visualizzando il logo del premio (fatto!)
2) linkare il blog che ti ha premiato (fatto!)
3) premiare altri 15 blog meritevoli (compreso quello che vi ha premiati, se volete), avvisandoli del premio (lo sto per fare!)

Ed eccoli qua (nell' ordine in cui mi compaiono in Google Reader):

Nicola in Giappone
No Surrender
Alone in Kyoto
C'era una Volta il Cinema
Cinema e Dintorni
Il Cinema secondo me
Cinemasema
CINEROOM
Lavitaenientaltro
Our Bed of California Star
Nicola ama il Cinema giapponese
Un Lento Apprendistato
Xinematica
Vision
Pensieri Cannibali

Tuesday, July 20, 2010

HACHIKO, il cane dietro la leggenda

Quella del cane Hachiko è una storia molto famosa in Giappone, tanto famosa che il cane stesso è diventato simbolo di fedeltà assoluta e al quale è stata dedicata una statua posta alla stazione di Shibuya a Tokyo. La particolare storia di Hachiko ha naturalmente suscitato l'interesse dei giornali dell' epoca ma non solo: nel 1987 infatti il regista Seijiro Koyama diresse il film "Hachiko Monogatari" nel quale si narrano le vicende di questo straordinario animale, un cane di razza Akita, dalla sua nascita fino all' essere adottato dal professore universitario Hidesaburo Ueno con il quale si instaura un rapporto profondissimo. Forse per via del fatto che Hachiko andava a colmare il vuoto lasciato nel cuore del professore dalla morte del suo precedente cane, ma l'affetto che l'uomo prova verso l'animale è pari forse solo a quello che si potrebbe provare per uno dei familiari più stretti. Ed Hachiko ricambia questi sentimenti arrivando ad accompagnare tutte le mattine il professore alla stazione e tornare di sera per aspettarne il rientro. Un rito dettato dal puro affetto che si ripete giorno dopo giorno anche dopo che a causa di un ictus il professore muore lasciando Hachiko solo, abbandonato anche dalla famiglia che fino a quel momento l'aveva trattato come un suo membro. Quella di Hachiko è una storia dai contorni di una favola eppure straordinariamente reale. Il regista giapponese la porta sullo schermo con grande semplicità, con toni quasi da commedia nella prima parte che poi piano piano si affievoliscono fino a spegnersi del tutto nella seconda. La storia si concentra soprattutto nel mettere a confronto il rapporto tra Hachiko ed il suo padrone con gli altri personaggi della vicenda, i familiari o semplicemente degli estranei toccati dalla singolarità e la dolcezza della vicenda. Se si esclude la sequenza finale, forse inevitabile, il film si fa apprezzare per non voler essere forzatamente commovente, dimostrando che questa storia d'amore, devozione e lealtà assoluta vuol far riflettere piuttosto che piangere.

Monday, July 19, 2010

"CINEQUIZ LIVE" AL "BEACH COSPLAY PARTY"

YES, I'LL DO IT AGAIN!
In occasione della quarta edizione del Beach Cosplay Party, organizzata dall' Associazione Culturale
Mondi Sospesi e che si svolgerà il 31 luglio prossimo al Lazzareto di Cagliari, anche il sottoscritto sarà presente con il CINEQUIZ nella sua seconda "incarnazione" assolutamente LIVE!
Il "main event" (la sfilata dei cosplayers of course) inizierà alle 21:00 ma sarà possibile partecipare alle varie attività presenti al Lazzareto fin dalle 15. I quiz, sia quello sul cinema che quello dedicato alle sigle dei cartoni animati, avranno luogo dalle 16:30 alle 18:30 ma per informazioni più dettagliate su orari ed iscrizioni vi invito a visitare il
sito della manifestazione, la pagina Facebook dedicata o direttamente la pagina evento.
Il gioco sarà basato sempre sui frame (tre per ogni film, dal più difficile al più semplice) ma ci sarà anche qualche novità per rendere la sfida più interessante.
I dettagli sono ancora in via di definizione ma non posso che invitarvi a partecipare numerosi ^__^

Sunday, July 18, 2010

Lyric of the Week + Video / RANDY NEWMAN - YOU'VE GOT A FRIEND IN ME


You've got a friend in me
You've got a friend in me
When the road looks rough ahead
And you're miles and miles
From your nice warm bed
You just remember what your old pal said
Boy, you've got a friend in me
Yeah, you've got a friend in me

Some other folks might be
A little bit smarter than I am
Bigger and stronger too
Maybe
But none of them will ever love you
The way I do, it's me and you

Boy, and as the years go by
Our friendship will never die
You're gonna see it's our destiny
You've got a friend in me
You've got a friend in me
You've got a friend in me

Friday, July 16, 2010

THE PACIFIC

TITOLO ORIGINALE: THE PACIFIC
TITOLO ITALIANO: THE PACIFIC
NUMERO EPISODI: 10

-TRAMA-
La guerra nel Pacifico vista attraverso i racconti dei veterani che l'hanno combattuta.

-COMMENTO-
Dopo lo straordinario Band of Brothers, Steven Spielberg e Tom Hanks tornano ad unire i propri sforzi per un' altra serie televisiva ancora una volta ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale. Dopo aver raccontato di quegli uomini che attraversarono l' Europa fino al cuore della Germania, questa volta l'attenzione si sposta sulla guerra che si svolse contro l'impero giapponese sulle tante isole sparse per il Pacifico, Guadalcanal, Peleliu, Iwo Jima, fino alla sua definitiva resa durante l' agosto del 1945. Per coprire i quattro anni nei quali si svolse una delle più difficili e sanguinose guerre combattute dai soldati americani, la serie racconta nei dieci episodi di cui è composta, frammenti che si concentrano su singoli avvenimenti, le operazioni più importanti e drammatiche da un punto di vista bellico ma soprattutto umano (basti pensare alla puntata "Iwo jima" dove lo scontro rimane sullo sfondo per il 90% della durata), introdotti dai ricordi sentiti e commossi dei veterani, le stesse persone, gli stessi soldati protagonisti di The Pacific. La produzione sfarzosa della serie è una di quelle che si fanno notare fin dagli spot pubblicitari, ed il risultato finale è di quelli che spesso e volentieri lasciano a bocca aperta. Impossibile infatti non rimanere affacinati dalle visuali sull' oceano invaso dalle navi da guerra fino alla linea dell' orizzonte, le splendide sequenze degli sbarchi così come l'accuratezza riposta nell' apparato scenografico e dei costumi. The Pacific è un serie sul punto di vista americano dello scontro, ma non ci si dimentica di sottolineare in precise occasioni il lato umano dei soldati giapponesi anche loro trascinati, per ideologia o necessità, in una guerra che li ha costretti ad abbandonare le proprie famiglie. Una serie bella importante insomma, per chi ama le storie a sfondo bellico ma anche per chi è interesatto ad approfondire una pagina della Seconda Guerra Mondiale spesso ed inspiegabilmente trascurata.

-DVD-
Ancora non è prevista uscita italiana ma in Inghilterra per i primi di novembre è prevista la pubblicazione della serie sia in DVD che in BluRay. Entrambe le edizioni in un elegante (ma delicatissimo) tin-box acquistabile dal solito Play.com (qui e qui).

Wednesday, July 14, 2010

THE DAISY CHAIN: di fate e superstizioni

Martha e Tomas si trasferiscono dalla vitale Londra ad un piccolo paesino sulle coste dell' Irlanda. La coppia spera che il cambiamento possa aiutarli a superare dei recenti traumi ma soprattutto dare una nuova casa al futuro nascituro che lei porta in grembo. La nuova vita non comincia però nel migliore dei modi visto che strani ed inquietanti incidenti coinvolgono una coppia di vicini e tutti sembrano ricondurre alla loro figlia Daisy, una bambina vittima di pregiudizi nati da antiche credenze popolari. I film horror che hanno come protagonisti dei bambini riescono quasi sempre ad incutere, se non proprio paura, almeno una sincera inquietudine, forse perchè vedere l' innocenza dell' infanzia diventare in qualche modo veicolo di malvagità è alquanto disturbante. Approciandosi a The Daisy Chain di Aislin Walsh senza sapere nulla sul film, senza aver letto sinossi o recensioni, si può avere l'impressione di ritrovarsi nel più classico film a tema possessione demoniaca vista anche la ricorrente simbologia Cristiana (croci appese fuori e dentro le case) che viene bene messa in evidenza nella prima parte del film. Ma in questo caso si prende quasi subito una direzione diversa affondando a piene mani nel mito e nelle leggende irlandesi tirando in ballo la figura del "changeling", una fata che si sostituisce ai neonati morti ancora in fasce. Una creatura di natura magica quindi, che unita alle atmosfere rurali e ai paesaggi irlandesi mozzafiato, creano il giusto contesto per ambientare questa storia dove le superstizioni hanno la meglio sulla ragione, dove l'amore di una madre ferita la rende cieca di fronte all' evidenza. Il resto però naviga nella banalità, un mare piatto dove gli unici approdi sono situazioni e sviluppi telefonati e qualche spavento buttato li a fare colore ma del tutto fuori luogo. Sacrificata la presenza di Samantha Morton, inquietante invece l' interpretazione della piccola Mhairi Anderson capace di regalare qualche sporadico brivido in mezzo al vuoto che la circonda.

Tuesday, July 13, 2010

BODYGUARDS AND ASSASSINS - LIMITED EDITION - ( R3 - HONG KONG )

Un film GROSSO come Bodyguards and Assassins di Teddy Chen credo che si meritasse una edizione in DVD altrettanto GROSSA, ed infatti ecco arrivare, direttamente dalla MegaStar, una limited edition a 3 dischi che si va ad affiancare alla classica a due dischi. La prima cosa che colpisce positivamente è certamente la fattura del cofanetto digipack che contiene i tre supporti: la confezione infatti, che si ripiega su se stessa, è costruita su un cartone spesso e molto rigido stampato su tutti i lati e con titolo del film e scritte varie in rilievo, una vera guduria per i collezionisti che ci tengono anche all' aspetto esteriore dei propri DVD oltre che di quello dei contenuti. Questi ultimi si attestano su livelli medi e l'aggiunta di un terzo disco con documentario, dietro le quinte e scene tagliate è già di per se un ottimo motivo per rivolgere le proprie attenzioni su questa edizione che potete fare vostra su YesAsia a poco meno di trenta euro. Il prezzo non è tra i più accessibili certo, anche considerato che l' altra edizione costa sui 13 Euro, ma bisogna tener bresente che la tiratura limitata ne fa un pregevole pezzo da collezione. Naturalmente niente di negativo da segnalare per quanto riguarda audio, video e sottotitoli. Proprio in quest' ultima sezione troviamo gli immancabili ed accessibilissimi sottotitoli in inglese.

Caratteristiche Generali e Tecniche:
Produttore: Megastar
Distributore: Megastar
Video: 1.78:1 anamorfico
Audio: Cantonese, Mandarino Dolby Digital 5.1 / Cantonese DTS
Sottotitoli: Cinese tradizionale e semplificato, Inglese
Extra: Disc2 - Making of, Trailer, TV Spot; Disc3 - Documentary "Development Hell - REVISIT, Behind The Scenes, Deleted Scenes
Regione: 3 Hong Kong
Confezione: cofanetto

Contenuti Cofanetto
1 DVD per il film
2 DVD per gli extra
4 cartoline dubleface













Monday, July 12, 2010

"What are you going to do with these old toys?"

La Pixar vince a mani basse, ancora una volta. Non ci sarebbe da sorprendersi troppo se non fosse che questa volta lo fanno, non con un progetto nuovo, ma con il seguito, il terzo per essere precisi, di quel Toy Story che nel 1995 li lancio nell' Olimpo del cinema d' animazione. Basta un rapido lavoro di memoria per capire che, nel cinema, i seguiti di successo si contano sulle dita di una mano e senza andare troppo lontano, la stessa saga dei rivali della Dreamworks Animation, quella con protagonista l' orco Shrek, già scricchiolava con il secondo episodio. Ma arriviamo dritti al punto: anche senza la guida di Lasseter, che si dedica alla produzione lasciando la sua prima storica creatura nelle ottime mani di Lee Unkrich, Toy Story 3 è bellissimo, una meraviglia che forse ci si può anche sbilanciare a definire il migliore dei tre. Il segreto di questo risultato è una ricetta dagli ingredienti semplici: Toy Story infatti continua, nonostante l' età, a mantenere la straordinaria freschezza degli esordi impreziosita però da quella maturità che lo studio Californiano ha coltivato negli anni e che ha infuso in particolare negli ultimi loro capolavori (Ratatouille, Wall-E e UP). E così questo terzo capitolo si presenta come un "escape movie" dal respiro classico, un grande film d'avventura emozionante ma anche molto profondo nel trattare, in maniera più ampia che nella pellicola precedente, il tema dell' abbandono, introducendo a tal proposito personaggi straordinariamente negativi come l'orso Lotso. Rispetto ai film precedenti, Toy Story 3 è forse quello che dietro la solita maschera colorata e scanzonata mostra un' anima più adulta, dove i siparietti e le trovate umoristiche, sempre esilaranti, sono spesso mirate a mitigare quei momenti più tesi e commoventi. Perché, ebbene si, Toy Story 3 è un film che ti fa venire più di una volta un groppo in gola e gli occhi lucidi semplicemente nel raccontare l' inevitabile destino che aspetta ogni giocattolo quando, chi li possiede, cresce e non ha più bisogno di loro. Alcuni finiscono ricoperti di polvere in qualche soffitta, altri gettati nell' immondizia ed altri, come Woody, Buzz, Jessie e gli altri giocattoli, avranno sempre un posto speciale nel cuore del proprio proprietario e di sicuro anche nel nostro.

Sunday, July 11, 2010

Lyric of the Week + Video / POISON - EVERY ROSE HAS ITS THORN

**Dalla colonna sonora di Cop Out**


We both lie silently still
In the dead of the night.
Although we both lie close together
We feel miles apart inside
Was it somethin' I said or somethin' I did
Did my words not come out right
Tho' I tried not to hurt you
Tho' I tried
But I guess that's why they say

Every rose has its thorn
Just like every night has its dawn
Just like every cowboy sings his sad, sad song
Every rose has its thorn

Yea it does

I listen to your favorite song
Playin' on the radio
Hear the DJ say love's a game of
Easy come and easy go
But I wonder does he know
Has he ever felt like this
And I know you'd be here right now
If I could have let you know somehow
I guess

Every rose has its thorn
Just like every night has its dawn
Just like every cowboy sings his sad, sad song
Every rose has its thorn

Though it's been awhile now
I can still feel so much pain
Like a knife that cuts you
The wound heals, but the scar, that scar remains

I know I could have saved our love that night
If I'd known what to say
Instead of makin' love
We both made our separate ways

Now I hear you've found somebody new
And that I never meant that much to you
To hear that tears me up inside
And to see you cuts me like a knife

I guess every rose has its thorn
Just like every night has its dawn
Just like every cowboy sings his sad, sad song
Every rose has its thorn

Friday, July 09, 2010

COP OUT, il nuovo percorso cinematografico di Kevin Smith?

Cop Out e la classica definizione di “buddy-movie” vanno proprio a braccetto. La cosa è evidente fin da subito quando i due protagonisti, gli agenti Jim e Paul, prima si contendono il ruolo di poliziotto buono e poliziotto cattivo in un interrogatorio, per trasformarlo poco dopo in un esilarante gioco di citazioni cinefile. E questo è solo il primo esempio delle situazioni che si presentano nel film grazie alla complicità che si crea tra Jim e Paul, complementari perché l’uno l’ opposto dell’ altro sia nella vita privata che nel lavoro, e che strizzano l' occhio ad altre celebri coppie di poliziotti cinematografiche (prima su tutti quella Mel Gibson / Danny Glover di Arma Letale, ma anche Beverly Hills Cop). Cop Out è la classica commedia a sfondo poliziesco dove i due protagonisti finiscono in grossi casini per un' operazione sotto copertura gestita male e nel tentativo di uscirne si ficcano in casini ancora più grossi fino al prevedibile happy ending. Tutto si svolge secondo uno schema ben preciso e la sceneggiatura di Robb e Mark Cullen non si sbilancia mai ne tenta qualche virata in direzioni non previste lasciando agli attori il ruolo di condurre il film: se Bruce Willis ricopre un ruolo a lui abbastanza congeniale (il poliziotto d'azione con una disastrata situazione familiare), è Tracy Morgan l' anima comica del duo, senza dimenticare Seann William Scott che, pur ricoprendo il ruolo piuttosto piccolo di un ladruncolo, riesce a diventare quasi subito la figura di culto di questo film. In definitiva Cop Out è un film senza tante ambizioni e da un umorismo dalla grana piuttosto grossa a volte, ma fa divertire, bisogna ammetterlo. Rimane solo un piccolo problema, che non pregiudica il giudizio complessivo ma che rappresenta il classico pelo nell' uovo che non puoi fare a meno di notare: Cop Out è un film di Kevin Smith, il primo dove il regista del New Jersey non scrive la sceneggiatura e se non fosse per il ruolo ritagliato a Jason Lee e le immancabili citazioni a Star Wars, difficilmente si potrebbe ricollegare questo film al suo nome. Ne risulta che questo è senza ombra di dubbio la sua pellicola meno personale, un universo a parte rispetto a Clerks e lontano anni luce anche da quel piccolo gioiello che risponde al titolo di Zack & Miri Make a Porno, ancora inedito in Italia. Tutto il particolare background culturale sul quale ha costruito la sua carriera cinematografica, i dialoghi e i personaggi che in qualche modo l'hanno contrassegnata, sembrano insomma essere stati messi da parte. Si spera naturalmente sia solo una cosa momentanea.

Thursday, July 08, 2010

LIFE ON MARS - SEASON 01 -

TITOLO ORIGINALE: LIFE ON MARS
TITOLO ITALIANO: LIFE ON MARS
NUMERO EPISODI: 8

-TRAMA-
Il detective Sam Tyler viene investito mentre si trova impegnato in una operazione di polizia. Al suo risveglio si trova catapultato nel 1973. E' morto? E' in coma? O ha "semplicemente" viaggiato indietro nel tempo? L' unica possibilità di capire cosa gli è successo ed eventualmente porvi rimedio sembra essere quella di collaborare ai casi della polizia...con i metodi e le "tecnologie" degli anni '70.

-COMMENTO-
Non sono un grande esperto di serie tv britanniche ma posso immaginare che questo prodotto della BBC possa essere considerato tra le cose migliori arrivate dall' Inghilterra negli ultimi anni e i motivi sono molteplici. C'è innanzi tutto la misteriosa e a tratti inquietante situazione in cui si trova il protagonista che ci accompagna per tutta questa prima stagione senza trovare una soluzione ma disseminando indizi attraverso flashback e quelle che apparentemente sembrano allucinazioni visive e uditive. Ambiguo e affascinante cercare di decifrare insieme con Sam se il suo è stato un vero è proprio viaggio nel tempo o se si trovi in uno stato di "pre-morte" a seguito dell' incidente, una sorta di punto di vista privilegiato sulla sua vita e su alcuni episodi che ne hanno segnato l'infanzia, in entrambi i casi comunque portato li per elaborali o porvi rimedio. Considerati questi elementi, per quanto atipica possa sembrare, Life on Mars è una serie poliziesca veramente riuscita: le otto puntate autoconclusive, davvero tutte ben scritte, presentano ciascuna un caso diverso al quale Sam si trova ad indagare con i metodi del 21° secolo ma con i mezzi degli anni '70, andando spesso a scontrarsi con gli antiquati metodi e i comportamenti poco responsabili dei suoi colleghi. C'è poi tutto un discorso da fare riguardo l' atmosfera, perché non si tratta solo di raccontare gli anni '70 ma di mostrarli, ricrearli attraverso trucco, costumi e, perché no, anche colonna sonora che in questo caso è veramente da applausi. Gran lavoro anche nelle scenografie per quel che riguarda le sequenze girate in interni, mentre per gli esterni ha sicuramente giovato che alcuni quartieri di Manchester non sono cambiati molto nelle ultime tre decadi. Ottimo anche il cast e per quanto possa sembrare sgradevole ed eccessivo la maggior parte delle volte, è difficile non affezionarsi al personaggio di Gene Hunt interpretato da Philip Glenister.

-DVD-
Produttore: Dolmen
Distributore: Dolmen
Video: 1.78:1 anamorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 2.0 stereo
Sottotitoli: italiano
Extra: n.d.
Regione: 2 Italia
Confezione: cofanetto











Note: l' edizione Dolmen possiede tutti i requisiti tecnici minimi che una degna edizione DVD dovrebbe avere ma soffre per una cronica mancanza di extra dei quali è veramente ricca l'edizione originale inglese (commenti audio per tutti gli episodi, making of, outtakes ecc.. Se si fosse interessati la si può acquistare
qui a poco più di dodici Euro e devo dire che se li vale tutti.

Tuesday, July 06, 2010

"You are my best friend. You are my only friend"

Il 2009 è stato, senza ombra di dubbio alcuno, anno importante per il cinema d'animazione e non soltanto per un livello qualitativo altissimo ma anche da un punto di vista delle varietà tematiche o puramente di stili e tecniche. Fondamentale citare i titoli che vanno dai capolavori Pixar e Ghibli, UP e Ponyo, ai notevolissimi Coraline e Valzer con Bashir. A questi è necessario aggiungerne un altro, Mary And Max di Adam Elliot, produzione indipendente e piccolo gioiello di animazione passo-uno che stupisce subito per le particolari scelte cromatiche virate a tonalità che vanno dal marrone al bianco e nero, per la cura posta nella realizzazione dei minimi dettagli scenografici e per il look dei personaggi realizzati completamente in plastilina, con uno stile che ben si sposa con la storia narrata: Mary è nata e cresciuta in Australia, con un padre assente appassionato di tassidermia e una madre alcolizzata. Max è un ebreo che vive a New York, frequenta un gruppo si sostegno per persone con disordini alimentari e convive fin dall' infanzia con la sindrome di Asperger. Entrambi sono anime solitarie, emarginati dal resto della società perché, ognuno per i propri motivi, considerati diversi. Nonostante si trovino a mezzo mondo di distanza, per un fortuito gioco del destino entrano in contatto, diventano amici di penna e da questo scambio epistolare trarranno entrambi forza e insegnamenti preziosi dalle loro rispettive sventure. Dalle prime settimane del 2009 il film di Elliot ha fatto il giro di numerosi festival riscuotendo parecchi consensi e ancora attendiamo invano che venga distribuito in Italia, Paese dove l' animazione è ancora considerata e inquadrata come "materia" per un target d'età piuttosto basso. Mary And Max di Adam Elliot forse tratta tematiche troppo "adulte" per poterlo considerare un film per tutti, eppure non so immaginare pellicola migliore con la quale un genitore potrebbe accompagnare il proprio figlio alla visione e alla comprensione delle vicende che uniscono i personaggi, una storia dove il diverso (sia per difetti fisici o per una malattia mentale) è costretto a stare ai margini della società, ad accontentarsi degli scarti mentre il resto del mondo mangia dalla portata principale. Quello di Mary And Max è un racconto che trasuda una toccante umanità che riesce a sfiorare tematiche “scomode”, come il suicidio o la morte, senza rinunciare ad una costante ma mai invasiva ironia. Ottima la scelta del cast che interpreta le voci dei personaggi, sui quali spicca un Philip Seymour Hoffman che non ha bisogno della presenza fisica sullo schermo per dimostrare la sua bravura.

Monday, July 05, 2010

"I'm sorry, honey, but you know... toys don't last forever."

A quattro anni dallo strepitoso successo ottenuto con il film d' esordio "Toy Story" e la successiva conferma con l' altrettanto bello "A Bug's Life", la Pixar è pronta a portare sul grande schermo il seguito delle avventure dei giocattoli che contribuirono a far diventare Lasseter e compagnia il punto di riferimento dell' animazione occidentale. Se da un punto di vista cinematografico quattro anni non sono poi tanti, da un punto di vista tecnologico contano forse come dieci e lo dimostrano i progressi fatti (e già visibili in A Bug's Life) nelle animazioni, nei modelli umani (vero punto debole del primo film), e in tutti quegli effetti (illuminazione e riflessi, ad esempio) che servono a dare profondità fisica, tanto ai personaggi quanto alle ambientazioni. Ma questa dopotutto è sempre stata una prerogativa della Pixar, quella di crescere un passo alla volta (ed il successivo Monster & Co. è li a dimostrarlo), migliorarsi sperimentando e crescendo di pari passo all' evolversi di hardware e software, dimostrando film dopo film che la perfezione è solo un limite che loro non hanno ancora intenzione di raggiungere. Detto questo, Toy Story 2 è una meraviglia, un film che pur essendo un seguito si dimostra il coraggioso per due motivi in particolare: il primo sta nella maniera in cui lo stesso Lasseter, Docter, Stanton e gli altri sceneggiatori Pixar non abbiano cercato di accattivarsi il pubblico con dei personaggi "cool" ed al passo coi tempi, ma siano riusciti a rendere irresistibili giocattoli che già nel '95 erano belli che datati ma che hanno regalato non pochi sorrisi a chi è stato bambino negli anni '80. Il secondo motivo riguarda direttamente i personaggi ed il loro numero: non spaventati infatti dai numerosi comprimari che ruotano intorno ai veri protagonisti, Woody e Buzz, ecco aggiungersi dei nuovi personaggi che si integrano perfettamente agli originali e vanno ad approfondire il passato dello stesso Woody ed il suo presente da "memorabilia". La storia, che vede coinvolti questo vario ed eterogeneo gruppo di giocattoli, ruota questa volta intorno ad un comune dilemma esistenziale, l' incertezza di cosa ci prospetta il futuro una volta diventati grandi, vista però da una prospettiva ribaltata in quanto sono i giocattoli ad essere spaventati del destino che gli aspetta una volta che il loro proprietario sarà cresciuto e non avrà più bisogno di loro, dimenticati sotto un dito di polvere in una mensola o venduti in un mercatino dell' usato. La vita di un giocattolo finisce quando si esaurisce la fantasia di chi li possiede, ma la fantasia è anche la materia che alimenta i sogni dei sognatori, e alla Pixar sembrano averne una scorta inesauribile.

Sunday, July 04, 2010

Lyric of the Week + Video / CHARLOTTE GAINSBOURG - HEAVEN CAN WAIT (feat. BECK)


She's sliding, she's sliding
down to the dregs of the world
She's fighting, she's fighting
the urge to make sand of pearls

Heaven can wait
and hell's too far to go
somewhere between what you need
and what you know
And they are trying to drive
the escalator into the ground

She's hiding, she's hiding
on a battleship of baggage and bones
There's thunder, there's lightning
and an avalanche of faces you know.

Heaven can wait
and hell's too far to go
somewhere between what you need
and what you know
And they are trying to drive
the escalator into the ground

And you left your credentials
in a Greyhound station
with a first aid kit and a flashlight
going to a desert unknown

Heaven can wait
and hell's too far to go
somewhere between what you need
and you know
And they are trying to drive
the escalator into the ground

Friday, July 02, 2010

ACCIDENT, il thriller di Soi Cheang sotto l'ala protettrice della Milkyway

La troupe organizza il set. Gli attori entrano in scena seguendo le direttive del regista che osserva dall' esterno che il copione venga rispettato alla lettera. Tutto e tutti devono muoversi secondo una precisa coreografia per la riuscita complessiva della sequenza. Uno dei punti di forza di Accident di Soi Cheang è il parallelo tra quello che avviene su di un set cinematografico per la realizzazione di un film e quello che fanno i protagonisti della pellicola, un gruppo di assassini che organizza, seguendo un preciso e rigoroso script, degli omicidi in maniera tale che risultino a tutti gli effetti degli incidenti. La stabilità di questo collaudato gruppo viene minata dalla morte accidentale di uno di loro durante un lavoro. E se non fosse stato un caso e si trattasse di omicidio? Dalle canoniche atmosfere thriller iniziali si affonda lentamente, ma con una precisione calcolata al secondo, in quelle del thriller psicologico, quando realtà e fiction diventano indistinguibili facendo precipitare il protagonista in un incubo nel quale viene consumato dalla paranoia e dal senso di colpa. Veramente notevole la scrittura del film (soprattutto nella scelta di non indugiare nel passato del protagonista preferendo dare al pubblico degli indizi in base al quale ricostruirlo) affidata ad una coppia di sceneggiatori della Milkyway, uno dei quali, Kam-Yuen Szeto, ha scritto alcuni importanti film di Johnnie To che qui appare anche come produttore. Anche Soi Cheang ha i suoi meriti e Accident risulta essere senza dubbio uno dei suoi film migliori, nonché una delle migliori pellicole prodotte dall' ex colonia britannica nel 2009, non a caso presentata in concorso durante il Festival di Venezia del medesimo anno. Come la stragrande maggioranza delle pellicole asiatiche selezionate per la manifestazione cinematografica lagunare, il film non ha ancora una distribuzione ufficiale nel nostro Paese e chissà se mai l'avrà. Non è una novità comunque e di questi tempi neanche tanto un limite anche se, visto il caso Vendicami, dispiace un po' non potersi gustare queste perle della Milkyway nel buio della sala.