Friday, November 30, 2007

The living will always be more dangerous than the dead

Una malformazione della colonna vertebrale, in un Paese che attraversava un periodo di grandi cambiamenti religiosi e socio-politici, veniva chiamata "la spina del diavolo" e indicava, nelle credenze popolari, che quel bambino non sarebbe mai dovuto nascere. Forse si trattava solo di sciocche superstizioni, così come i fantasmi, ma anche i più scettici, gli uomini di scienza, finivano per crederci. Il luogo è la Spagna, il periodo è a ridosso della Seconda Guerra Mondiale. In un collegio nel mezzo della campagna è successo qualcosa di grave: uno dei bambini ospiti è scomparso. Alcuni dicono che sia scappato, altri pensano che sia morto. Di sicuro c'è qualcosa in quelle stanze la notte, lo si sente dai sospiri, lo si vede nelle ombre. Carlos è un bambino che viene lasciato dal suo tutore legale proprio in quel collegio e subito si accorge di quella strana presenza che non riesce a spiegare ma che anche gli altri giovani ospiti sembrano percepire. Ma quel posto nasconde anche altri segreti, come quei lingotti d'oro che la direttrice tiene in una cassaforte e che fanno gola al giovane Jacinto, cresciuto proprio in quel collegio, intenzionato a rubarli per iniziare una nuova vita con la fidanzata. El Espinazo del Diablo (La Spina del Diavolo in Italia) è il film con il quale il regista messicano Guillermo Del Toro ha dimostrato di saper gestire accattivanti progetti personali ben lontani dai giocattoloni fumettistici come Blade o Hellboy. Con la collaborazione di Antonio Trashorras alla sceneggiatura, scrive e dirige una ghost story atipica che fortunatamente non si butta a peso morto sui cliché del genere. Il regista messicano gioca soprattutto sul contrasto tra piano reale e piano fantastico: il film è ambientato in un periodo storico ben definito, il 1939 in una Spagna che esce da anni di guerra civile e dove le truppe Nazionaliste di Franco stanno avendo la meglio sulla sinistra Repubblicana. L'abilità di Del Toro sta nel tenere la guerra fuori dalle alte mura del collegio ma di far sentire comunque la sua ingombrante presenza (la bomba inesplosa nel cortile). Agli occhi dei bambini, come a quelli di noi spettatori, non sono certo i fantasmi e le loro inquietanti apparizioni a spaventarci ma gli uomini, come gli spietati soldati Nazionalisti o lo stesso Jacinto, disposto a versare sangue innocente pur di ottenere il suo scopo. Come ho scritto a suo tempo per Il Labirinto del Fauno, La Spina del Diavolo rappresenta il primo capitolo di una trilogia tematica che ha come fulcro il periodo di dittatura franchista. E' bello vedere come Del Toro sia riuscito a sposare la sua predilezione per l'horror/fantasy con un argomento a lui evidentemente molto caro, tanto terribile quanto reale.Visti i precedenti è lecito aspettarsi molto dall' ultimo film, 3993, la cui data di uscita è ancora avvolta nel mistero.

Thursday, November 29, 2007

AD UN PRIMO SGUARDO: CALIFORNICATION E LOST - SEASON 03

Mi sembra doveroso iniziare questo post ringraziando Gianmario che con grande impegno visiona e recensisce serie tv dandomi tanti nuovi "input" su cosa recuperare e guardare. E' merito suo (o sua responsabilità ^__*) se, dopo quattro puntate divorate in un lampo, mi sono perdutamente innamorato di Californication, per non parlare del suo protagonista che è già il mio eroe. Hank è uno scrittore in piena crisi creativa, sboccato fino alla bestemmia e che non può certo lamentarsi per la mancanza di compagnia femminile. E' ancora innamorato di Karen, la sua compagna che l'ha lasciato per un altro uomo con il quale si sta per sposare. Hank e Karen hanno avuto una figlia insieme, Becca per la quale riescono a mettere da parte tutti i motivi che li separano. Da quel che ho potuto veder, la serie è grandiosa e spero di potermi gustare al più presto i restanti otto episodi. Giusto un paio di note se decidete di vederlo:
1) Dimenticatevi di David Duchovny come Fox Mulder di X-Files. D'ora in poi sarà solo ad esclusivamente Hank Moody
2) Canal Jimmy prima e Italia1 poi, trasmetteranno Californication. Il mio consiglio è di guardarvelo in originale perché c'è il 99% delle possibilità che vengano fatte cose abominevoli in fase di adattamento e doppiaggio
3) I Red hot Chili Peppers hanno querelato i produttori perché la serie porta lo stesso nome del loro album e questo potrebbe essere lesivo per l'immagine e bla bla bla. Ho sempre pensato che i Red Hot fossero dei poveracci (d'altronde cantano sempre in mutande) e adesso ne ho la conferma.

Quel che vale per Californi- cation non vale per Lost. Quattro puntate non sono abbastanza per dare un giudizio su questa terza stagione che, nel bene o nel male, è sulla bocca di tutti gli appassionati di serial. Naturalmente nelle mie considerazioni che seguiranno, cercherò di evitare qualsiasi spoiler: in questi quattro episodi scopriamo cosa è capitato a Jack, Kate e Sawyer dopo che è successo quello che è successo e approfondiamo la conoscenza degli "altri". Sapremo anche il destino di Locke, Mr. Eko e Desmond dopo che quest'ultimo ha fatto quello che ha fatto. A livello di storia facciamo due scoperte importanti (nei primi cinque minuti "da urlo" del primo episodio e alla fine del quarto) ma sono stati soprattutto i flashback ad avermi colpito perché si concentrano sui lati oscuri dei personaggi. Questo è quello che posso dirvi fin ora. Per un mio giudizio complessivo siete obbligati ad attendere che abbia finito di vedere tutta la stagione.

Wednesday, November 28, 2007

From My Personal Library: L' ANGOLO DEGLI ACQUISTI 2007 - TERZA PARTE

Il 2007 volge al termine ma c'è ancora tempo per una terza (e forse ultima per quest'anno) incursione in libreria. Ecco cosa mi sono portato a casa questa volta:

Non conoscevo assolutamente ne l'autore, ne il libro. Poi ho letto un interessante post sul blog di Dreca e cercando informazioni in Rete ho scoperto che a Natale uscirà anche l'adattamento cinematografico. Allora mi son detto: "Non sia mai che vado a vedere questo film se prima non mi procuro il libro". E tra il dire e il fare ci sono giusto i pochi passi che portano in libreria ^___^.

Il caso ha voluto che il primo post letto sul blog di Deneil fosse relativo proprio a questo libro che ho avuto l'occasione di leggere anni fa (mi fu prestato) ma non l'ho mai fatto. La sua appassionata recensione, che vi invito a leggere, mi ha convinto a recuperarlo. Un'applauso alla mia libreria di fiducia per essere riuscita a procurarmi l'edizione con la vecchia copertina invece della nuova con Will Smith in bella mostra...urgh!

Brigitte Koyama-Richards insegna Letteratura Comparata e Storia dell'arte all'università Musashi di Tokyo. Suo è questo volume in cui ripercorre la nascita del manga, dalle prime rappresentazioni pittoriche del VII secolo fino alle produzioni più recenti. Il grande formato permette di apprezzare le bellissime immagini all'interno del volume. La sua pecca è un prezzo abbastanza elevato.

Ultima segnalazione, una monografia su Martin Scorsese edita da Il Costoro. Interessante perché aggiornata fino al suo ultimo The Departed.

Tuesday, November 27, 2007

Love against the passage of TIME

Possibile che il tempo sia il principale antagonista dell'amore? Possibile che l'inarrestabile scorrere di minuti, ore, giorni, settimane, mesi, anni, determini l'inesorabile deteriorarsi del legame tra due persone? Solo nei momenti che possiamo definire dell' "innamoramento" si può essere felici? O è possibile amare nonostante la routine, nonostante ci si trovi difronte sempre lo stesso viso, si stringa a se lo stesso corpo? Queste domande pone e a queste stesse domande prova a dare una risposta il regista coreano Kim Ki-duk nel suo film forse più discusso, Time. Ki-duk si concentra questa volta sulla storia d'amore tra Ji-woo e See-hee una coppia che sta insieme da circa due anni. Entrambi sono molto innamorati ma See-hee incomincia ad avere paura che Ji-woo si stia stancando di lei, del suo viso, e che gli occhi di lui si rivolgano sempre più verso altre donne. See-hee maschera in principio questa paura con una gelosia quasi folle, per poi prendere una decisione drastica: abbandona Ji-woo senza una parola e si rivolge ad una clinica di chirurgia estetica per modificare totalmente il suo volto e ripresentarsi all'uomo che ama sostanzialmente come un ' "altra" donna. Il regista coreano, con la crudezza che spesso ha usato nei suoi film precedenti, ci mostra attraverso delle immagini di repertorio prese da una sala operatoria, cosa comporta volere "resettare" se stessi. Non c'è spazio per interpretazioni positive, l'idea stessa di forzare quei meccanismi che legano due persone, innesca una catena di sofferenza che irrimediabilmente riporta tutto al principio, in una ciclicità già altre volte presente nei film di Ki-duk: l'abbandono porta dolore, seguito dalla gioia di un nuovo amore che ricalca però il precedente (lo stesso nome, gli stessi luoghi, le stesse foto) portando inevitabilmente ad una nuova rottura. Quando prima scrivevo che Time è il film di Kim Ki-duk più discusso, mi riferivo al fatto che è riuscito a dividere anche i suoi più accesi sostenitori. Dopo averlo visto mi sento di poter appoggiare due precisi punti di vista. Il primo è quello delle persone che l' hanno trovato troppo "parlato". Pur non trattandosi necessariamente di un difetto, è vero però che le parole non sono mai servite a Ki-duk per comunicare con il suo pubblico. Il secondo punto di vista mi vede appoggiare chi sostiene che, se si trattasse di un film fatto da un'altro regista, ne staremo parlando in tutt'altra maniera. Non mi è sembrato che da un momento all'altro Ki-duk abbia perduto il suo talento anche perchè , in Time non mancano certo alcuni momenti veramente belli ed intensi (le sequenze nel parco delle sculture e il drammatico finale) purtroppo esageratamente slegati tra loro, quasi isolati. Anche l'idea di partenza del film è geniale, questo voler rigenerare un sentimento lottando contro il tempo nell'unica maniera possibile, cambiando se stessi fisicamente, rendendosi nuovi agli occhi dell'altro. Allora come mai Time non funziona come gli altri suoi film? Forse il vero problema sta nel fatto che Ki-duk ci ha abituati troppo bene e pretendiamo da lui quello che altri non sono in gradi di dare ed esprimere. O forse ha provato a seguire una strada diversa perdendosi. Non mi sento comunque di bocciare questa pellicola ma neanche di promuoverla, così come non voglio considerarla un passo falso ma solo una breve battuta d'arresto. Spero che il suo film seguente, Soffio, mi dia ragione.

Monday, November 26, 2007

BLOG? E CHE E' 'STA ROBA?

Raccolgo al volo l'invito del buon Heike (il blogger un tempo noto come Accakappa) e partecipo a questo simpatico meme che, con poche ma dirette domande, ci aiuta a guardare con umiltà dentro noi stessi e dentro le nostre creature digitali che chiamiamo blog...o più semplicemente si tratta di sei domande che mi faccio e alle quali rispondo con fattacci miei, alla faccia dei vostri "e chissene..." ^___^

D - Cioè, voglio dire, perché, cioè, chi o cosa ti ha spinto a creare un blog?
R - Ma non mi ha spinto proprio nessuno. Ho seguito a ruota i miei cugini Nick & Deiv e ho provato a vedere cosa ne saltava fuori. Quello che leggete ne è il risultato ^___^

D - Qual'è stato il tuo primo post?

R - Ho iniziato subito con un post fotografico dedicato ad una cena giapponese a casa dei su indicati cugini. L'ho chiamato
Metti una sera a cena...ovvero, lo scambio culturale nuoce gravemente alla salute Parte1

D - Il post del quale ti vergogni di più?

R - Questa non è difficile. Probabilmente tutti quelli dedicati al
Day 4 di 24. A dir la verità non è che proprio mi vergogno...solo che a riguardarli adesso mi chiedo "che cavolo mi passava per la testa?" ^___*

D - Il post di cui sei più fiero?

R - A dire la verità sono almeno tre e tutti di argomenti diversi: il primo è quello dedicato alla
laurea della mia amica Marianna (post che invito a leggere a tutti gli universitari ^__*), il secondo è quello dedicato alla Civil War della Marvel (semplicemente perché c'è stata un'inaspettata partecipazione da parte dei mie lettori ^__^) e il terzo è il post dedicato a Radio America, film meraviglioso e al quale spero di aver reso giustizia.

D - Il post di cui sei più fiero (tra quelli scritti da te, deficiente)?

R - Ma guarda che li ho scritti veramente io!!!

D - Per quanto tempo ancora pensi che ci ammorberai con il tuo odiosissimo blog fomentatore d'odio e dalla grafica ripugnante e che puzza come formaggio di capra putrefatto immerso in liquami marcescenti in una fogna a cielo aperto alla periferia di Aulla?

R - Ho promesso che smetterò di inquinare il web quando mi cascheranno falangi, falangine e falangette per la lebbra.

Di solito sono buono quando si tratta di catene e non le passo a nessuno nello specifico...ma stavolta è diverso ed ecco chi sono i miei nominati per proseguire questo meme (liberissimi di rinunciare naturalmente ^__*):
Nick
Killo
Inenarrabile

3 su 5...ancora una volta mi sono dimostrato troppo buono!!!

Sunday, November 25, 2007

Lyric of the Week + Video / STEREOPHONICS - JUST LOOKING


There's things I want,
There's things I think I want,
There's things I have,
There's things I wanna have,
Do I want the dreams?
The ones were forced to see?

Do I want the perfect wife?
The word perfect, ain't quite right
Shopping every day, take it back the next break,
They say the more you fly,
The more you risk your life

I'm just looking,
I'm not buying,
I'm just looking,
Keeps me smiling

A house I've seen,
Another coulda' been,
You drenched my head,
And said what I said,
You said that life is what you make of it,
Yet most of us just fake

I'm just looking,
I'm not buying,
I'm just looking,
Keeps me smiling

I'm just looking,
I'm not buying,
ooh, I'm just looking,
Keeps me trying

I'm just looking,
I'm not buying,
ooh, I'm just looking,
Keeps me smiling

There's things I want,
There's things I think I want,
There's things I have,
There's things I wanna have,
They say the more you fly,
The more you risk your life

Well I'm just looking,
I'm not buying,
I'm just looking,
Keeps me smiling

Friday, November 23, 2007

John McLane 4.0

In un periodo nero per gli sceneggiatori di Hollywood, che oscillano tra crisi creative (o totale mancanza di idee) e scioperi (dal quale soprattutto noi fruitori di cinema e serie tv ne stiamo uscendo danneggiati), dare un spolverata alle vecchie glorie è sembrata l'idea più geniale. Così dopo Rocky e l'imminente ritorno di Rambo è arrivato anche per John McLane, uno dei personaggi simbolo dell' action anni '80, il momento di tornare sul grande schermo. Per la quarta volta consecutiva, i panni del poliziotto in grado di trovarsi sempre e comunque in situazioni estreme, sono vestiti dal solito insostituibile Bruce Willis che torna dopo anni in un film tutto azione e inseguimenti. A dir la verità si sentiva la mancanza del buon Bruce in un ruolo come questo, visto che nell'ultimo decennio non ricordo nessun altro attore che sia riuscito ad avvicinarglisi almeno a livello carismatico. Ma adesso eccolo nuovamente tra noi con il "suo" John McLane pronto a sventare l'ennesima minaccia terroristica. Questa volta le cose sembrano più gravi del solito: un terrorista informatico, con la collaborazione involontaria di una decina di piccoli hacker, mette in ginocchio la rete informatica statunitense e tutto ciò che vi è collegato: strade, borsa, distribuzione elettrica, gasdotti e naturalmente anche le agenzie governative. Il nostro eroe entra in scena quando, su richiesta dell' FBI, si trova a dover scortare uno dei giovani hacker coinvolti nell' "attacco". Peccato che Mclane attira i guai come il miele attira le mosche e un semplice arresto si trasforma in un violentissimo scontro a fuoco...ed è solo l'inizio! Il film è arrivato in Italia con il titolo "Die Hard - Vivere o morire" al posto di "Live Free or Die Hard". Quando avrete finito di ridere vi spiegherò perché, secondo me, il working title "Die Hard 4.0" gli calza decisamente meglio: le cifre "4.0" che indicano il quarto capitolo della saga, vengono utilizzate in quella maniera anche per indicare le versioni dei software, perfetto quindi per un film che basa la sua trama su attacchi terroristici informatici. Considerando che questo è il quarto film con protagonista John McLane, trovo divertente pensare che quelle cifre indichino anche una sorta di "upgrade" che in effetti c'è stato. Rispetto ai film precedenti anche la tecnologia digitale ha fatto passi da giganti e questo ha permesso al film di portare all' eccesso le sequenze d'azione, improbabili ma adrenaliniche: vedremo il nostro John lanciarsi con un Suv nella tromba di un montacarichi, fare zig zag tra le auto con un autorimorchio mentre sopra di lui una superstrada crolla o saltare sulla coda di un F35, il tutto con la solita ironia e strafottenza che ha sempre contraddistinto il personaggio. E' esaltante, lasciatemelo dire, vederlo lanciare un'auto a tutta velocità contro un elicottero e dopo averlo abbattuto esclamare "Visto che culo?". D' altronde da un film come Die Hard non ti aspetti niente di meno che tanta azione (meglio se poco credibile) e tanto divertimento. Se uno va al cinema aspettandosi qualcosa di diverso bé, non potrà che uscirsene come il simpatico personaggio che avevo dietro di me in sala mentre scorreva sullo schermo il trailer del film, ed esclamare "ma che cazzata". In un mondo perfetto sarebbero dovute entrare le maschere e massacrarlo di bastonate, ma questo non è un mondo perfetto e a me gli action tutti patinati con i protagonisti strafighi non mi piacciono. Preferisco gli eroi brutti e sporchi che non si fermano davanti a niente. Yippi-kay-ay.

Thursday, November 22, 2007

"I... I like good food, ok? And... good food is... hard for a rat to find!"

Sempre pronto a fare un passo indietro, quando è giusto e corretto farlo. Neanche tanto tempo fa parlavo di quanto le produzioni cinematografiche animate americane si perdessero dietro un buonismo retorico e in morali spicciole, usando l'altissima qualità tecnica a coprire le lacune di fondo. Il mio era un attacco un po' acido, dettato dalla frustrazione di vedere un' animazione più adulta (quella giapponese nel caso specifico) bistrattata in fase distributiva. Ma eccomi qui adesso, a parlare di quello che probabilmente è (e sarà) il migliore film d'animazione della stagione, nonché il miglior prodotto americano del genere (sia Pixar che Dreamworks) che vedo da diversi anni a questa parte: Ratatouille. Il curioso nome di questo film viene da un piatto tipico della tradizione culinaria francese, composto da sole verdure. Il perché si sia scelto il nome di una ricetta per dare il titolo al film (a parte la particolare assonanza con il termina "rat" inglese) dipende dal tema portante della pellicola e dalla particolare abilità del suo piccolo protagonista. Remy è un topo. Non uno di quelli piccoli di campagna, tanto carucci, ma una di quelle pantegane che non ti augureresti mai di trovarti in casa. Remy vive in campagna è riveste un ruolo molto importante all'interno della sua colonia: considerato il suo straordinario olfatto e un senso del gusto sviluppatissimo, Remy si occupa di riconoscere i cibi avvelenati da quelli commestibili. Ma la sua passione nel cercare nuovi sapori e nuove combinazioni di gusti possibili e l'aver trovato come guida spirituale il cuoco francese Gusteau secondo il quale "chiunque può cucinare", gli fa realizzare quanto limitata sia la sua vita nella colonia. Un evento improvviso lo costringe alla fuga e separatosi dalla famiglia finisce nelle fogne di Parigi. Vista la possibilità concessagli dal destino, Remy si reca al ristorante di Gusteau e li fa la conoscenza di un giovane e simpatico sguattero con il quale metterà su una "società" molto particolare. Apparirà scontato dire quanto il film di Brad Bird sia eccellente dal punto di vista tecnico, ma è meglio sottolineare il fatto che ci troviamo di fronte ad un capolavoro d'animazione. Visti i precedenti non ci si aspettava certo niente di meno, ma quello che mi ha maggiormente colpito è la presenza di qualcosa che nessuno "orco verde" può darvi, ne "macchine da corsa parlanti", ne "animali in fuga dallo zoo": un' anima e un cuore che altre pellicole di genere sembravano aver perso. Ratatouille è un film sorprendente per la semplicità e la profondità al tempo stesso, con la quale riesce a trattare argomenti spinosi e attuali come l'integrazione tra diverse comunità. Il linguaggio universale e magico dei cartoni animati riesce sia a raggiungere i più piccoli con una comicità semplice e genuina, che a prendere "per la gola" i più grandi vista la cura e il dettaglio con la quale si è curato il lato "culinario". Speriamo solo non si tratti di un caso isolato ma che si sia finalmente ritrovata la giusta strada.

Wednesday, November 21, 2007

PRISON BREAK - SEASON 01 -

TITOLO ORIGINALE: PRISON BREAK
TITOLO ITALIANO: PRISON BREAK
NUMERO EPISODI: 22

-TRAMA-
Lincoln Burrows viene accusato dell' omicidio del fratello del vice presidente degli Stati Uniti e condannato alla pena capitale. Micheal, suo fratello e ingegnere affermato, crede ciecamente nella sua innocenza ed è disposto a tutto pur di salvargli la vita. Inscena una rapina e si fa arrestare. Al processo si dichiara colpevole e chiede di essere incarcerato nella struttura di massima sicurezza Fox River. Ma Micheal non è finito in prigione senza aver organizzato un piano d'evasione geniale, per lui e per il fratello.

-COMMENTO-
Prison Break rientra, senza ombra di dubbio, tra le mie serie preferite dopo 24 e Lost. Non voglio dilungarmi ed annoiarvi, parlando delle indiscusse qualità tecniche di questa serie (elemento che per fortuna sta diventando una costante), farvi sermoni interminabili sulle azzeccatissime scelte fotografiche o sul pregevole episodio pilota (tra l'altro diretto da Brett Ratner che fa un lavoro sicuramente superiore a quanto visto nel terzo capitolo cinematografico degli X-Men). Preferisco di gran lunga parlarvi della storia che regge questa serie per ventidue puntate e che mi ha tenuto letteralmente incollato dall'inizio alla fine. Seguire l'evolversi del piano di Micheal, non senza i dovuti intoppi o inconvenienti, è veramente esaltante. Puntata dopo puntata, pezzo dopo pezzo, si compone l'intricatissimo mosaico che solo un genio (o un folle?) poteva realizzare. A far da contorno alla dura vita carceraria ci sono gli intrighi politici ed economici che hanno portato all'arresto di Lincoln e i tentativi disperati di un'avvocatessa di portarli alla luce. Ma non voglio aggiungere altri dettagli che potrebbero "spoilerare" a chi ancora non l'ha visto. Be', spero che queste persone diminuiscano sempre più anche grazie alle mie convincenti parole (?!?). Io ho appena terminato la seconda stagione e posso con certezza affermare che...ma no, dai! Ne parliamo un'altra volta.

-DVD-
Produttore: 20th Century Fox
Distributore: 20th Century Fox
Video: 1.78:1 anammorfico
Audio: Italiano, Inglese Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Croato, Sloveno
Extra: Commenti audio su episodi selezionati, Scene eliminate, Finali alternativi, Easter Eggs, Making of, Featurette "Se i muri potessero parlare", Oltre l'inchiostro, Realizzazione di una scena, Spot tv
Regione: 2 Italia
Confezione: cofanetto contenente 6 slim amaray

Note: la Fox è sempre stata onesta nei confronti degli appassionati del supporto Digitale Versatile ma nel caso di Prison Break ha giocato decisamente sporco. La serie è stata pubblicata in principio, su due cofanetti separati da tre dischi ciascuno. Sul primo non erano presenti extra mentre, nel secondo, solo una parte di quelli indicati poco sopra. Dopo qualche mese, ecco arrivare nei negozi il cofanetto con tutta la prima stagione completa e un set di extra tutti inediti. Insomma, chi non ha aspettato e si è comprato i due volumi separati se l'è presa nel...va bé, lasciamo stare. Per concludere, se volete fare vostra la prima stagione di Prison Break, assolutamente consigliato il cofanetto completo. Sono sicuro che risparmierete anche qualche soldino.

Tuesday, November 20, 2007

Adriana: "Perchè combatti?" Rocky: "Perchè non so ne cantare ne ballare"

Ci sono personaggi che hanno scritto pagine di storia cinematografica hollywoodiana e mondiale. Personaggi che, al solo pronunciarne il nome, identificano un genere e viceversa, tanto sono radicati nell'immaginario cinematografico collettivo. Se pensiamo ad esempio ai film sul pugilato, è Rocky il primo titolo che viene in mente piuttosto che il capolavoro di Scorsese, Toro Scatenato. Ed è curioso notare che di combattimenti nel film di John G. Avildsen se ne vede uno all'inizio e uno alla fine perchè, in effetti, la boxe è solo il pretesto (o il mezzo) per raccontare la storia di rivalsa personale dello "stallone italiano", aspirante pugile bruciatosi troppo presto. Il giovane Rocky tira avanti guadagnado poche decine di dollari con qualche incontro di pugilato occasionale, riscuotendo crediti per un malavitoso locale e cercando di smovere dalla sua timidezza Adriana, sorella del suo amico Paulie, di cui è innamorato. Improvvisamente gli capita tra le mani una di quelle occasioni "once in life time": il campione dei pesi massimi Apollo Creed è rimasto senza sfidante per l'incontro organizzato il primo dell'anno. Decide così di rimpiazzarlo dando la possibilità ad un pugile perfettamente sconosciuto di lottare contro di lui per il titolo. Attirato dal soprannome "stallone itlaiano" la scelta di Creed ricade sul nostro Rocky che si trova così ad avere cinque settimane per prepararsi fisicamente all' incontro. Rivedendo un film come Rocky dopo anni, ti rendi conto che pellicole come questa hanno un fascino intramontabile, fascino che ritrovi in tante storiche sequenze (l'allenamento con i quarti di bue, la corsa sulla scalinata, l'urlo "Adrianaaaaaaaaa"), nella colonna sonora (chi non l'ha mai sentita?) e in un personaggio ottimamente scritto e interpretato dallo stesso Stallone. Ed in effetti Rocky è una figura molto carismatica anche perchè rappresenta l'eroe del popolo (o dei quartieri bassi), che parte dal fondo per raggiungere la vetta. Rappresenta quasi la speranza per altri come lui che cercano di salire su quest' ultimo treno in partenza ed avere anche loro una possibilità (vedi Paulie o il maneger Mikie). Mi chiedo se un film del genere avrebbe oggi lo stesso effetto che ebbe allora (e si parla del 1976) o ci troveremmo ad additare la tematica della rincorsa al sogno americano, come troppo scontata e retorica. Fatto sta che l' Academy (per quel che può valere) premiò il film con tre oscar, tra i quali Miglior film e Miglior Regia, e la Metro Goldwin Mayer approfittò del successo per sfornare una lunga serie di seguiti, il cui ultimo capitolo è uscito all'inizio del 2007. Io non l'ho ancora visto ma da quel che ho potuto leggere non sembra poi cosi male. A quanto pare le grandi leggende sono dure a morire.

Monday, November 19, 2007

"I know it's pretty damn weird to eat people"

Nessuno è veramente pulito nella città del peccato. Il marcio si nasconde in ogni angolo di strada, in ogni vicolo. Non ci sono più buoni o cattivi. Non si distingue più la giustizia dalla criminalità. La corruzione divora gli uomini, sia che si tratti dei tutori della legge, sia che si tratti di influenti politici o religiosi. Sarebbe anche un bel posto in cui vivere se non fosse per la pioggia che cade incessante, quasi volesse mondare le anime perse che abitano in questa città. Tra queste ce ne sono alcune che, in un posto diverso, ci potremo azzardare a chiamare "eroi", ma non qui. A Sin City anche gli eroi sono sporchi, ma le loro storie valgono la pena di essere raccontate. Hartigan è un poliziotto a poche ore dal pensionamento anticipato a causa di una malattia cardiaca. non se la sente però di mollare il distintivo senza prima aver tratto in salvo la piccola Nancy, probabile ennesima vittima del figlio pedofilo del senatore Roark. Il suo gesto eroico gli costerà tutto e verrà incastrato dalle manovre dell'influente politico. Marv è uno sbandato dall'aspetto orribile. La gente preferisce stargli lontano, soprattutto le donne. Tutte tranne Goldie, che si concede a lui regalandogli i momenti più belli ed intensi della sua triste vita. Solo che il mattino dopo Goldie è morta e Marv farà scorrere tutto il sangue necessario pur di arrivare al suo assassino. Dwight è tornato a Sin City da poco tempo, con una nuova faccia. Frequenta Shellie, cameriera di un bar, e una notte le da una mano a "liberarsi" di uno scomodo e violento amante conosciuto come Jackie Boy. Ma Jackie non ci sta ad essere malmenato senza raggiungere il suo scopo, così insieme ai suoi compari si dirige a cercare "carne fresca" nella città vecchia, quartiere di Sin City amministrato, con il benestare della polizia, in tutto e per tutto dalle prostitute che ci vivono, donne bellissime quanto letali. L'amministrazione del quartiere è molto ambita dalla malavita che cerca in ogni modo di rompere la tregua tra le prostitute e le forze dell' ordine. Sin City è il titolo che raccoglie la serie di graphic novel scritte ed illustrate da Frank Miller. Diretto a quattro mani da Rodriguez e dallo stesso Miller, con una piccola partecipazione di Tarantino, Sin City diventa film ma, rispetto ad altre pellicole tratte da opere a fumetti, qui ci troviamo di fronte a qualcosa di totalmente diverso. Il coinvolgimento diretto di Miller nella direzione del film ha permesso al fumetto di divenire cinema in maniera così naturale da rendere quasi impercettibili le ovvie barriere che li separano. Se avete preso in mano una delle graphic novel e poi visto il film, sapete di che sto parlando: le tavole di Miller diventano le inquadrature del film e in alcuni frangenti sembra quasi che la pellicola ridiventi carta stampata. Per ottenere questo effetto non è bastato seguire i disegni originali come fossero storyboard, ma anche dare al film il giusto "look" lavorando su scenografie e fotografia. La Sin City milleriana e il 99% delle ambientazioni, sono state ricreate in post-produzione così come è stato fatto successivamente per 300. La fotografia, rigorosamente in bianco e nero, si concede alcune virate a toni color seppia (durante le sequenze al bar dove lavora Nancy) o colori forti e decisi per amplificare alcuni dettagli (ad esempio, il letto a forma di cuore dove dormono Marv e Goldie o il colore della pelle del bastardo giallo). Ad interpretare i personaggi principali e le numerose figure di secondo piano, un cast d'attori di tutto rispetto: Bruce Willis, un irriconoscibile Mickey Rourke, Clive Owen, Benicio Del Toro, Elija Wood, Nick Sthal, Rutger Hauer, Rosario Dawson, Jessica Alba e tantissimi altri. In definitiva, il capolavoro di Miller diventa un esperimento cinematografico nel complesso ottimamente riuscito, visivamente accattivante con i suoi mille contrasti, violento all'estremo come si confà ad una storia così "nera". Se solo fossero di più gli autori impegnati direttamente nelle trasposizioni filmiche delle loro opere...quante schifezze ci saremo risparmiati!

Sunday, November 18, 2007

Lyric of the Week + Video / BLUR - SONG 2


I got my head checked
By a jumbo jet
It wasn't easy
But nothing is, no

When I feel heavy metal
And I'm pins and I'm needles
Well I lie and I'm easy
All of the time but I'm never sure when I need you
Pleased to meet you

I got my head done
When I was young
It's not my problem
It's not my problem

When I feel heavy metal
And I'm pins and I'm needles
Well I lie and I'm easy
All of the time but I'm never sure when I need you
Pleased to meet you

Yeah, yeah
Yeah, yeah
Yeah, yeah
Oh, yeah

Friday, November 16, 2007

He's out to prove he's got nothing to prove

Per "colpa" delle serie tv ho trascurato un pochino il cinema nei giorni scorsi ma sono ugualmente riuscito a recuperare questo Napoleon Dynamite, brillante commedia uscita nel 2005 che, per motivi a me sconosciuti, mi sfuggì da sotto il naso. Senza voler necessariamente scomodare Wes Anderson, il film scritto e diretto da Jared Hess rientra a pieno titolo in quel genere di commedia "colorata", intelligente, che per far ridere o sorridere non ha bisogno di volgarità, rutti e quant'altro. Il film racconta di Napoleon Dynamite, teenager dall'aspetto tipicamente "nerd", all'apparenza neanche tanto sveglio e forse un tantino alienato. Vive in casa con una nonna spericolata e con il fratello Kip, trentaduenne che non lavora e che pensa di aver trovato la sua anima gemella in chat. Non si può dire che a scuola sia particolarmente popolare, deriso e tenuto a distanza dalle ragazze, vessato dai soliti bulli. A scuola le cosa vano in questa maniera e a casa non tanto meglio: quando la nonna finisce in ospedale a seguito di un incidente, va a stabilirsi da loro lo zio Rico, ex giocatore di football fallito che si barcamena con mille lavoretti dalla dubbia legalità. Gli unici amici di Napoleon sono Deb, una ragazza che vuole pagarsi il college facendo foto glamour e vendendo portachiavi, e Pedro, ragazzo messicano da poco trasferitosi in città, intenzionato a diventare il rappresentante degli studenti. Napoleon farà il possibile per aiutarlo nella campagna elettorale. Prodotto dall' ala "indipendente" della Fox, Napoleon Dynamite ha la stessa carica dirompente dell'esplosivo che da il cognome al protagonista, con la quale fa breccia nel muro di conformismo che contraddistingue una società basata sulle apparenze e sulle etichette. Questa carica è trasmessa dallo stesso Napoleon che nasconde, dietro il suo essere "diverso", un animo anarchico e ribelle. Ne è un chiaro esempio la sequenza d'apertura del film (subito dopo i bellissimi titoli di testa): Napoleon sale sull'autobus della scuola e incurante delle persone che si parlano da una fila all'altra dei sedili, si va a sedere nei posti in fondo e tira fuori dallo zaino un pupazzetto con un filo arrotolato nel busto. Un ragazzino di fianco a lui gli chiede "cosa farai oggi Napoleon?" e lui prontamente risponde "qualsiasi cosa ho voglia di fare!" lanciando il pupazzetto fuori dal finestrino tenendo in mano il capo del filo e lasciando il giocattolo trascinato nell'asfalto. Un gesto infantile che però riflette bene la personalità del protagonista interpretato da Jon Heder. Napoleon Dynamite è un film brillante, una delle migliori commedie "indie" viste negli ultimi anni e mi sbilancio a dire che sarebbe un vero peccato non recuperarlo. Stavo per dimenticare: la colonna sonora è straordinaria.

Thursday, November 15, 2007

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - SOLARIS (1972)

Produttore: General Video
Distributore: 20th Century Fox
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Italiano / Russo Dolby Digital 5.1
Sottotitoli: Italiano
Extra: Biografia e filmografia registi e attori principali, Intervento critico di Enrico Ghezzi
Regione: 0 Italia
Confezione: amaray




Note: Di solito mi trovo a parlar male delle edizioni italiana ma questa volta bisogna apprezzare lo sforzo fatto dalla General Video. Innanzi tutto il film è presentato per la prima volta in Italia nella sua edizione integrale: sono stati reinseriti (in russo sottotitolato in italiano) i primi venti minuti ambientati sulla terra che erano stati eliminati alla sua prima uscita. Altri punti a favore sono naturalmente il corretto formato video e la traccia in lingua originale. L'audio multicanale è piacevole ma superfluo mentre è interessante l'inserto extra curato da Ghezzi. Al momento in cui scrivo, la distribuzione non dovrebbe più essere curata dalla Fox ma dalla Medusa. Edizione caldamente consigliata ma, se i sottotitoli in inglese sono il vostro pane quotidiano, vi conviene conservare i soldi e puntare sulla bellissima edizione della Criterion

Produttore: Home Vision Entertainment
Distributore: Criterion
Video: 2.35:1 anamorfico
Audio: Russo Dolby Digital 1.0
Sottotitoli: Inglese
Extra: Disco1 - Audio essay dagli autori del documentario "The Films of Andrei Tarkovsky: A Visual Fugue"; Disco2 - Nove scene eliminate non restaurate, video interviste con attori, troupe e l'autore del libro Stanislav Lem.
Regione: 0 USA
Confezione: amaray

Note: come spesso accade, l'edizione Criterion è quella che si può senza indugi definire "definitiva". La qualità video, grazie ad un master completamente restaurato, non ha rivali e non si venga tratti in inganno dall'audio monofonico perché è così che l'ha voluto Tarkovsky. L'originale rapporto dell' imagine è stato rispettato e i sottotitoli in inglese sono frutto di una traduzione tutta nuova. Ciliegina sulla torta, un comparto extra di tutto rispetto, tra i quali spiccano interviste e nove scene eliminate. Insomma, un'edizione che rende giustizia ad un capolavoro e che potete acquistare a meno di €. 28,00 (incluse le spese di spedizione) su
YesAsia.com.

Wednesday, November 14, 2007

Ma qualcuno si ricorda di: SUPERCAR GATTIGER

Questo mese me ne stavo dimenticando! "Dimenticando di che?" direte voi. Ma della rubrica che fa letteralmente impazzire i lettori di WELTALL'S WOR(L)D! Nel caso siate nuovi da queste parti, vi aggiorno brevemente: "Ma qualcuno si ricorda di" è la rubrica delle cose rimosse, quelle cose che hanno caratterizzato la mia e (spero) la vostra infanzia...praticamente un metro per stabilire quanto siete vecchi ^___*.
Oggi vi parlo di una serie animata trasmessa in Italia per la prima volta nel pieno degli anni '80: Supercar Gattiger.
La storia è la seguente: il porfessor Kabuki viene assassinato proprio quando stava per presentare al mondo la sua nuova invenzione, il motore ad energia solare. A volere la morte del professore è Black Damon, il capo di una associazione criminale intenzionata ad appropriarsi della sua invenzione. A contrastare i piani criminali di Black Damon ci sono Jo, figlio di Kabuki, e i suoi quattro amici che a bordo dei cinque prototipi ad energia solare costruiti dal professore, sfideranno le super macchine dei demoni neri sui circuiti di tutto il mondo. Ma i cinque ragazzi hanno un asso nella macchina rispetto ai loro malvagi antagonisti: la possibilità di unire i loro veicoli per formare il Gattiger.
Vi riporto qui sotto, la prima e unica sigla del cartone animato, la sequenza di unione delle macchine e le foto dei bellissimi giocattoli tratti dalla serie. Io avevo una delle macchine laterali e voi ^___*?

SIGLA



UNIONE MACCHINE



I FANTASTICI GIOCATTOLI

Potete vedere il set completo delle cinque macchine qui.
Le due immagini di qui sopra, appartengono al sito
http://www.giocattolivecchi.com/ e sono pronto a rimuoverle in qualsiasi momento.

Tuesday, November 13, 2007

LOST - SEASON 02 -

TITOLO ORIGINALE: LOST
TITOLO ITALIANO: LOST
NUMERO EPISODI: 24

-TRAMA-
Mentre i sopravvissuti del volo Oceanic si nascondono nelle grotte per proteggersi dal probabile attacco degli "Altri", il coperchio della misteriosa botola è stato aperto con la dinamite. Jack, Kate, Locke si apprestano a scoprire cosa nasconde al suo interno. Micheal, Sawyer e Jin sono stati attaccati dagli altri mentre cercavano di mettersi in salvo con una zattera. Gli uomini misteriosi hanno rapito il figlio di Micheal e distrutto l'imbarcazione dei tre uomini, lasciandoli completamente alla deriva.

-COMMENTO-
Terminata la visione della seconda stagione di Lost è perfettamente chiaro che gli sceneggiatori vogliono giocare con gli spettatori. Nei 24 episodi che compongono la serie, alcune domande troveranno risposta, molte cose verranno solo accennate e saranno posti tanti nuovi interrogativi (vogliamo parlare della sequenza che chiude l'ultima puntata, per esempio?). Detto questo, mi rendo conto che le perplessità di molti sono fondate: la serie può piacere solo se si decide di stare al gioco, in caso contrario ci si stanca, ci si sente un po' presi in giro. Be', io ho deciso di giocare e mi sono goduto una seconda stagione che conferma tutte le belle impressioni che mi aveva trasmesso la prima. Detrattori o meno, credo che tutti possiamo essere d'accordo sulla ineccepibile qualità tecnica di Lost, fattore che ribadisce l' importanza sempre più grande che stanno assumendo le nuove serie televisive. Basandosi sul collaudatissimo schema "Presente (isola) / Flashback" si prosegue con uno sviluppo eccellente dei personaggi, si scava più a fondo nel loro passato, si scoprono i lati oscuri di alcuni, le debolezze di altri. Non mi soffermerò sul modo in cui alcuni vengono radicalmente "rivoltati", anche perché sono particolari strettamente legati alla trama della quale non voglio rischiare di fare alcuno spoiler. Io credo che, aldilà di una storia accattivante ma che diventa sempre più intricata ed "oscura", il vero perno su cui si regge la serie continuano ad essere proprio i personaggi. Ancora una volta sono rimasto positivamente stupito dal numero di characters coinvolti, dalla cura maniacale con cui sono stati scritti e dalle interpretazioni. Non rimane che tuffarsi nella visione della terza e controversa stagione. Ho letto praticamente di tutto e il contrario di tutto (fa schifo, è così-così, meglio della seconda, giusto per fare qualche esempio) a proposito, perciò non so proprio cosa aspettarmi. Ne riparleremo più avanti.

-DVD-
Produttore: Touchstone
Distributore. Buena Vista
Video: 1.78:1 anamorfico
Audio: Dolby Digital 5.1 Italiano, Inglese, Tedesco
Sottotitoli: Italiano, Inglese, Inglese non udenti, Tedesco
Extra: commento audio su specifici episodi, Fuoco e Acqua. anatomia di un episodio, Lost: nei luoghi delle riprese, Il mondo secondo Sawyer, I flashback di Lost, Scene eliminate, Lost: fuoriscena ed errori, Promo inglese di Channel 4, Connessioni di Lost, Misteri teorie e cospirazioni, I segreti della botola
Regione: 2 Italia
Confezione: cofanetto contenente 8 amaray slim

Note: vale quanto scritto per la
prima stagione

Monday, November 12, 2007

ESTATE 2007: 28 anni e non sentirli (?!?) - PARTE 2 di 2 + BONUS

Dopo una lunga sfilza di post impegnati (?) e il conseguimento di un bel traguardo (400 post) permettetemi un momento di sano "cazzeggio" ^___^.
Approfitto dell' occasione per postare le ultima foto dell'estate scorsa ricollegandomi al precedente
post e aggiungendo qualche scatto bonus per concludere.
Il più presto possibile pubblicherò le foto che qui non sono presenti sul mio account
Flickr. Divertitevi ^__*
Ecco il vostro Weltall con il suo Keroro appena ricevuto. Notare il viso devastato dal sonno (il mio non quello di Keroro!!!)


Ecco Deiv che si esibisce in uno dei suoi migliori "Agghià"

My bro con la sua fiancé

Io (il mai troppo festeggiato) con Rosuen


Giacomino e consorte...ma non poteva farlo raffreddare il boccone?!?

BONUS

Questa la voglio intitolare "Il vizietto" (la foto sarà presente per un limitatissimo periodo di tempo!!!)


Questo bel Keroro l'ho fatto io ^___^


E' bello quando il Comune ti da l'esempio di una perfetta ortografia...


Questo è quello che rimaneva di noi una mattina d'agosto quando il tempo non ti convince ad andare al mare e c'è il 200% di umidità nell'aria


Se con la mano buona non si grattasse il sedere...se lo poteva anche togliere quel piccione dalla testa

...ma che commento a fare...


Ah...?

Ultima foto, ultimo giorno di ferie, la mattina della partenza...tristezza T___T

Le foto sono state scattate da:
Weltall - foto 2, 3, 4, 5, 7, 11, 12
Rosuen - 1, 13
Deiv - 6, 8, 9, 10

Sunday, November 11, 2007

Lyric of the Week + Video / THE EDITORS - SMOKERS OUTSIDE THE HOSPITAL DOORS


Pull the blindfold down
So your eyes can't see
Now run as fast as you can
Through this field of trees

Say goodbye to everyone
You have ever known
You are not gonna see them ever again

I can't shake this feeling I've got
My dirty hands, have I been in the wars?
The saddest thing that I'd ever seen
Were smokers outside the hospital doors

Someone turn me around
Can I start this again?

How can we wear our smiles
With our mouths wide shut
'Cause you stopped us from singin'

I can't shake this feeling I've got
My dirty hands, have I been in the wars?
The saddest thing that I'd ever seen
Were smokers outside the hospital doors

Someone turn me around
Can I start this again?
Now someone turn us around
Can we start this again?

We've all been changed
From what we were
Our broken parts
Left smashed off the floor

I can't believe you
If I can't hear you
I can't believe you
If I can't hear you

We've all been changed
From what we were
Our broken parts
Smashed off the floor

We've all been changed
From what we were
Our broken parts
Smashed off the floor

Someone turn me around
(We've all been changed from what we were)
Can I start this again?
(Our broken parts smashed off the floor)
Now someone turn us around
(We've all been changed from what we were)
Can we start this again?
(Our broken parts smashed off the floor)

Friday, November 09, 2007

4 - HUNDRED

Uff...!!! Altri 100 post lasciati alle spalle ed eccoci nuovamente qui (400 post...mamma mia...). Niente celebrazioni particolari questa volta, ma un semplice riepilogo delle novità presenti su WELTALL'S WOR(L)D e un elenco di tutti i nuovi link. Allora dal trecentesimo post ad oggi, il blog ha compiuto un anno, ho aperto uno nuova rubrica (tv-series), mi sono registrato su Sitemeter per controllare gli accessi e le chiavi di ricerca che portano la blog (alcune sono fenomenali), ho attivato i feed, ho provato anche a capire a cosa servissero, ho iniziato ad usare Google Reader, mi sono iscritto nel sito Technorati e ho segnalato il blog su BlogItalia. Molti dicono che queste ultime cose servono ad aumentare la visibilità del sito, ma non è che ci abbia capito poi molto ^__*.
Detto questo, passiamo alla rassegna dei nuovi link che questa volta sono veramente numerosi:

Il blog di
Ignipott: triste che il primo blog di cui parlo è anche quello che non c'è più. Ho lasciato il link perché ora è tornato on-line, giusto un' ombra di quello che era in origine il sito. Nel caso dovesse mai riaprire, io sono qui.

Il blog di
Inenarrabile: il suo blog si chiama "E tu che mi leggi a fare???" e basta leggere un paio dei suoi post per rispondere prontamente alla domanda. Una piacevole lettura che vi consiglio caldamente. Rimane un mistero come faccia a sopportare i miei commenti deliranti ^____*.

Un Cronopio sul Comò blog: Marimar è giunta sul mio blog quando ho scritto a proposito del disco nuovo dei Radiohead. In quell' occasione mi ha invitato a tornare a frequentare il forum IOMA che da qualche mese avevo, per cause di forza maggiore (vedi "tempo"), abbandonato. E' stata un'ottima occasione per conoscere il suo blog dove si parla di cinema, musica, libri e dove settimanalmente si possono leggere le avventure di Pamelo.

Il blog di
Killo: un grande! Ha messo su una classifica di 100 blog e mi ha invitato ad iscrivermi. Al di la dell'aumento di visibilità (si torna sempre li alla fine) è una cosa che mi ha fatto molto piacere. Se vi piace il mio blog perché non andate qui e mi VOTATE ^___*? Ho messo anche un bannerino sotto il mio profilo in alto a destra.

Un Vicolo Contromano blog: il blog del DottorHouse. Io non so se sia quello vero ma ci spero. Questo renderebbe piuttosto probabile avere tra i miei prossimi lettori, Jack Bauer o Peter Petrelli ^__*. Ultimamente mi ha provocato una profonda invidia leggere che è stato a Lucca Comix ed è riuscito a strappare un autografo al supremo Nobuo Uematsu...AAAARGHHH!!!

[about:blank] blog: il blog di Arte è un mondo colorato tutto da scoprire. C'è spazio per lo svago e per serie riflessioni. Imperdibile l'appuntamento con "I film fatti male" ogni lunedì e l'iniziativa "adotta uno sgorbio" alla quale ho aderito prontamente. E voi che state aspettando? Ah giusto, dimenticavo: da pochi giorni è anche nata l'associazione culturale ArteLario con tanto di rivista scaricabile...IMPERDIBILE!!!

Il Segnalatore blog: Mr Segnalatore fa onore al suo nome e con il suo blog si occupa di "segnalare", scambi link, iniziative varie, foto, video, blog, sondaggi e quant'altro. Da leggere e supportare!

Il blog
Link x Te: un blog nato dall'idea geniale di dare il proprio spazio ai blog che vogliono farsi pubblicità al costo di un semplice scambio link. Basta lasciare un commento con i dati richiesti nel sito e avrete un post tutto dedicato alla vostra pagina web. Non male, vero?

Il blog
Spora n.6: ecco alcune delle affinità con il blog di Edo: Wes Anderson, Lost, IOMA, Dexter, Radiohead. Non c'è bisogno di andare oltre. E' sempre un piacere avere un blog cinefilo così, linkato al proprio ^___*.

Movie's Home blog: il cosidetto acquisto dell'ultimo minuto. Cineblog coi fiocchi, ricco di recensioni. Sarà oggetto di letture approfondite nei prossimi giorni ^___^.

L' Impero della Mente blog: non è soltanto un blog che parla di cinema è un vero e proprio Impero del quale mi ritengo devoto suddito ^___*. C'è una bella sezione dedicata ai corti nella quale è stata postata per adesso la serie "Trappola" in sei puntate...da vedere!

Sindrome di Asperger blog: si parla di cinema qui, ma non solo e mi piace il modo in cui viene fatto. Uno di quei blog che vorresti veder aggiornato più spesso ^__^.

Salvare il Salvabile blog: ennesimo blog cinefilo (non mi bastano mai credetemi ^___*) con tante ed esaurienti recensioni. Da leggere!!!

Recensioni Libere blog: il blog di Deneil si occupa di cinema, musica e libri. Oltre ad avere ottimi gusti cinematografici i suoi post sono veramente piacevoli da leggere. Mi ha linkato lui per primo come riconoscimento per aver postato tutti fake trailers di Grindhouse ^____^. Nei giorni scorsi si è aggiunta la collaborazione di Leonardo. Da leggere il suo post sulla figura del vampiro tra letteratura e cinema.

Il blog di
Simone Bocchetta: una delle ultimissime aggiunte. Non solo la pensiamo allo stesso modo su Ghost Rider ma, da quel che ho potuto leggere, su molti altri film ^___*.

Live-action blog: l'idea interessante di raccogliere in un blog i film live-action di importanti serie animate o manga. La cosa interessante sta proprio nello scoprire che alcune serie o fumetti che conosciamo e apprezziamo da anni, hanno la loro controparte filmica. Veramente un' ottima pensata.

Il blog
Recensioni Film: una raccolta di recensioni di film appena usciti e di recuperi in dvd. Peccato sia stata disattivata la possibilità di lasciare commenti!

Il blog delle
Schegge: tre amici accomunati dalla passione per il cinema, riversano le loro conoscenze e le loro considerazioni sui film che vedono, in questo blog. Tra le altre cose, condividiamo l'amore per Jhonnie To e questa è una cosa da considerare attentamente ^___*.

Un Post al Web blog: così come lo ha definito il suo creatore e curatore, il blog della simpatia e non sarò certo io smentirlo, visto che trovo simpatici i suoi contenuti ^___^.

Il blog
[R]evolution: sarà anche giovane, ma Gianluca ha le idee ben chiare (condivisibili o meno) in fatto di ambiente e politica. Il suo impegno in questi campi è ben espresso nel suo blog che merita di essere preso in considerazione.

Agloco-ciao blog: penultimo acquisto del quale devo ancora farmi un' idea, non perché non sia chiaro, ma perché ho avuto poco tempo per approfondire. Rimedierò!!!

Il blog del
Burlone Mascherato: questo post vi parla del Burlone e del suo blog, meglio di quanto farei io ^___*.

Nel ringraziarvi tutti, lettori regolari e saltuari, anche per i vostri graditissimi commenti, vi invito a segnalarvi nella mappa di Google in basso a destra. Non è una cosa fondamentale, sia chiaro, ma mi regalereste più di un sorriso ^___*.

Thursday, November 08, 2007

"We can die here, or we can continue fighting. Which would better serve the emperor?"

Con Letters From Iwo Jima si conclude l'ambizioso progetto di Clint Eastwood, di raccontare la battaglia sull'isola giapponese guardandola da due punti di vista assolutamente differenti. In Flags Of Our Fathers vediamo come l' America affronta la conquista di un importante punto strategico in un momento di crisi finanziaria per l'esercito. Una foto di sei soldati che issano la bandiera a stelle e strisce diventa fondamentale per l'esito del conflitto: con un' abile campagna pubblicitaria, quella foto diventa un' icona e quegli uomini eroi. In un America dal ritrovato orgoglio bellico, i finanziamenti all'esercito sono solo il passo successivo. Sul fronte giapponese la situazione è ben diversa: le truppe stanziate ad Iwo Jima non sono composte da soli militari addestrati, ma anche da semplici artigiani e operai chiamati a compiere il loro dovere verso la propria nazione. Sottoposti ad orari massacranti di lavoro per scavare trincee e costruire avamposti, minati fisicamente dalla dissenteria, il morale e la convinzione dei soldati comincia a vacillare. Per guidare l'esercito alla difesa del' isola, viene inviato il generale Kuribayashi, abile stratega, che da subito organizza un'adeguata difesa. Ma la diffidenza dei suoi diretti sottoposti, che lo considerano un filo-americano, ed il rifiuto da parte dell' esercito di inviare qualsiasi tipo di rinforzo su Iwo Jima, trasformano quella che doveva essere una dura resistenza, in un massacro. Ormai non dovrei più, eppure...eppure continuo a sorprendermi della bravura di Clint Eastwood, non solo nel passare da progetti diametralmente opposti tra loro, ma di riuscire, partendo da un soggetto comune (la battaglia di Iwo Jima), a partorire due film dalle distinte "personalità". Rispetto a Flags of our Fathers, in Letters From Iwo Jima, Eastwood frena decisamente sulle sequenze prettamente belliche (unico punto di contatto tra i due film), dedicandosi all'approfondimento dei personaggi, raccontandoli attraverso le lettere scritte dai soldati ai propri familiari. Ne risultano delle figure dalla grande umanità, ben diverse dall' immagine che siamo abituati a conoscere, quella di militari fanatici pronti al suicidio per la patria. Nessuna esaltazione della guerra o del dovere militare sopra ogni cosa, ma uno sguardo tristemente consapevole sull'inutilità e la tragicità di un conflitto dove, Americani e Giapponesi non sono poi così diversi tra loro: padri, mariti, figli, fratelli, tutti vittime sacrificali per un lembo di terra che affiora dal mare. Tecnicamente ineccepibile, la pellicola colpisce per la straordinaria fotografia che utilizza, per il 90% del film, colori desaturati in contrasto con le tonalità più accese nelle sequenze iniziali e nei flashback. Imprescindibile, secondo me, il recupero di questo film, in coppia con Flags of our Fathers.

Wednesday, November 07, 2007

Apocalyptico Mel

Tanto Mel Gibson ha capito come funziona e gli va anche bene. Che importa se lo considerano un regista "violento". Ho letto da qualche parte che il nostro Sergio Rubini ha dichiarato "non mi sta simpatico Mel Gibson perché è un venditore di violenza" o qualcosa del genere. Nel frattempo il regista australiano si sfrega le mani soddisfatto. Prendete La Passione per esempio: cosa ci rimane dopo la visione se non la dose massiccia di violenza che ci viene propinata? La storia la conosciamo bene e tanti registi l'hanno interpretata a loro modo. Gibson ci ha messo centinaia di frustate e litri di sangue per far capire allo spettatore, a detta sua, le sofferenze patite da Cristo. Poi c'è anche la questione dell'antisemitismo ma fermiamoci qui. Quel che mi preme sottolineare è l'importanza che i media hanno dato a questi aspetti, facendo a questo film una pubblicità incredibile. Il meccanismo si è ripetuto con Apocalypto anche se l'eco della "violenza gratuita" si è spenta abbastanza presto. E' servita allo scopo comunque e il buon Mel ringrazia. La storia che ci racconta questa volta è ambientata prima della colonizzazione spagnola del Sud America. Una tribù indigena passa le proprie giornate tra caccia, goliardia (far mangiare i testicoli di un tapiro per scherzo, ad esempio) e danze notturne. Zampa di Giaguaro vive qui con la sua famiglia, il padre, la moglie incinta ed il suo primogenito. Una mattina funesta, un gruppo di guerrieri Holcane fa irruzione al villaggio prendendo come prigionieri donne e uomini e uccidendo chiunque cerci di opporsi. Solo i bambini vengono risparmiati. Prima di essere catturato, Zampa di Giaguaro mette al sicuro moglie e figlio calandoli in un pozzo. Tutti i prigionieri vengono portati al villaggio degli Holcane: le donne vengono vendute e gli uomini sacrificati per placare la sete di sangue del dio degli Holcane. Quando anche il destino di Zampa di Giaguaro sembra ormai segnato, un' eclissi solare interrompe il rito in maniera provvidenziale. Non c'è salvezza per Zampa e i suoi amici ma solo un crudele gioco al massacro. Il giovane riesce fortunatamente a mettersi in salvo nella giungla, dando inizio ad un feroce inseguimento. Il film di Mel Gibson parla di "lotta per la sopravvivenza", niente di più, niente di meno. Ci sono i buoni, ci sono i cattivi e c'è l'eroe che fa di tutto per proteggere la propria famiglia. Il trucco, i costumi, le ambientazioni, la stessa recitazione in Yucatano, non riescono a dare al film quella giusta profondità che da un film storico ti aspetti. Rimane alla fine un "action-storico" dove le scene forti non sono poi cosi forti (ecco qui che si ritorna a bomba al discorso "pubblicità gratuita"), dove due ore e un finale lungo faticano a tenere lontana la noia che, implacabile e puntuale, arriva.

Tuesday, November 06, 2007

CONAN - COLLECTOR'S BOX - (ITALIA - R2)

La situazione "Miyazaki" in Italia è ben nota a tutti: siamo l'unico paese che ancora deve ricorrere all'importazione o al file sharing per gustarsi capolavori come Totoro, Nausicaa o Porco Rosso. Questa situazione è tutto merito della Buena Vista che per anni ha fatto il bello e il cattivo tempo con i film del maestro. Ora i diritti sembrerebbero essere finiti nelle mani della Lucky Red che già si è occupata dell' ottima edizione del Castello Errante di Howl...speriamo bene. Anche Conan, la prima e unica serie animata ad ampio respiro di Miyazaki, ha passato periodi poco felici. Pubblicata inizialmente dalla Yamato Video in 4 dvd, è stata per diversi anni fuori catalogo. Ora la Dynit, ottenuti i diritti, ce la ripropone in una veste eccellente, per non dire perfetta: il master video proviene da pellicole restaurate e il risultato è un quadro che non sembra risentire dei quasi trent'anni che gravano sulle spalle della serie. Per l'occasione è stato effettuato un uovo doppiaggio italiano e per accontentare anche i nostalgici, è stato inserito il doppiaggio storico al quale siamo tanto affezionati. Naturalmente è presente anche la traccia giapponese con sottotitoli italiani attivabili. La prima delle sette uscite è accompagnata da un box da collezione, che conterrà i sette volumi della serie, a tiratura limitata in due colorazioni differenti tra le quali scegliere, verde o blu (a dir la verità anche i disegni sulle facciate cambiano). A completare il tutto, all'interno di ogni amaray, un volumetto dei Conan's Diary. Il primo volume più cofanetto mi è costato intorno ai venti Euro. Le uscite successive dovrebbero costare qualcosina in meno. Non so voi, ma mi sembra un'ottima occasione per possedere la versione definitiva di una serie che è un vero e proprio capolavoro.

Caratteristiche Generali e Tecniche:
(Dati relativi a tutti i dvd che compongono la serie)
Produttore: Dynit
Distributore: Dynit
Video: 1.33:1 letterbox
Audio: Italiano Dolby Digital dual mono (Nuovo doppiaggio, nuovo doppiaggio "vintage", doppiaggio storico), Giapponese Dolby Digital dual mono
Sottotitoli: Italiano
Extra: Sigla di testa senza crediti, sigla di coda senza crediti, trailer italiano, Dynit trailers, Booklet Conan's diary
Regione: 2 Italia
Confezione: cofanetto contenente le sette amaray che compongono la serie







Monday, November 05, 2007

"Pleasure is our business"

Dopo tanta attesa, conto alla rovescia, singoli promozionali, finalmente sono entrato in possesso della mia copia del nuovo doppio dvd della band di Manchester che ho avuto modo di visionare nella sua interezza. Visto che ultimamente ho parlato in abbondanza degli Oasis, dopo questo post vi lascierò in pace per un po' di tempo (almeno fino al prossimo album).

Caratteristiche Generali e Tecniche:
Produttore: Big Brother
Distributore: Universal
Video: 1.86:1 anamorfico
Audio: Inglese PCM Stereo / Dolby digital 5.1
Sottotitoli: Inglese, Francese, Tedesco, Spagnolo e Portoghese
Extra: Disco1 - Commento audio della band, Q&A con Noel Gallagher; Disco2 - Galleria fotografica con scatti inviati dai fans che hanno partecipato al concerto di Manchester del Luglio 2005, Galleria di video girati dai fans che hanno partecipato al concerto di Manchester del Luglio 2005
Regione: 0
Confezione: cofanetto

Contenuti cofanetto:
Digipak contenete:
1 DVD con il film documentario "Lord Don't Slow Me Down"
1 DVD con il concerto live al City of manchester Stadion del 2 luglio 2005
1 booklet

DVD 1
LORD DON'T SLOW ME DOWN
Il ritorno degli Oasis con un disco che i fan aspettavano dai tempi di (What's the Story) Morning Glory? non poteva che essere celebrato con un tour trionfale. Più di un'anno di concerti in giro per il mondo, Europa, America, Giappone, Australia immortalato in un film documentario diretto da Baillie Walsh già regista di numerosi videoclip dei Massive Attack (Unfinished Simpathy su tutti). Girato quasi esclusivamente in un bel bianco e nero, il film e una raccolata di momenti sopra e dietro il palco, interviste, musica e vita on the road. Verso alla fine assistiamo anche ad uno degli storici battibecchi che hanno reso famosi i due rissosi fratelli Gallagher. Curioso come il film si apre in Italia, con un intervista a Noel su Radio RTL 102,5. Bene il DJ l'ha chiamato Liam per tutto il tempo...un vero genio, non c'è che dire. Rigorosamente FOR FANS ONLY.

DVD 2
LIVE FROM CITY OF MANCHESTER STADIUM

Tracklist:
1) Fuckin' in the Bushes
2) Turn Up The Sun
3) Lyla
4) Cigarettes & Alcohol
5) The Importance of Being Idle
6) Little By Little
7) A Bell Will ring
8) Acquiesce
9) Songbird
10) Live Forever
11) Mucky Fingers
12) Wonderwall
13) Rock 'n' Roll Star
14) The Meaning of Soul
15) Don't Look Back In Anger
16) My Generation

Anche se i loro migliori concerti coincidono con i loro periodo musicale migliore, anche se la voce di Liam non è più quella di una volta, un concerto live è sempre un piccolo evento. Il "mood" che si respira è quello giusto perchè suonano per il loro pubblico, a casa loro, in quello City of Manchester Stadium dove gioca la loro squadra, il Manchester City. La track list contiene pezzi classici (Cigarettes & Alcohol, Wonderwall, Don't Look Back In Anger) e molti pezzi presi dall'ultimo album, cosa che non capitava da tempo e che, secondo me, mette ancora di più in evidenza la qualità di Don't Believe The Truth. Il concerto si chiude con la cover degli Who, My Generation dove, caso più unico che raro, Liam non stecca neanche una volta. Se questo non fosse un motivo sufficiente per accaparrarsi questo dvd (^___*), vi segnalo che il disco con il live sarà presente solo nella prima tiratura.