Thursday, May 31, 2007

Amore da 4.600.000.000 di anni

Big Bang Love Juvenile A, datato 2006 e presentato al Festival di Berlino dello stesso anno, è una delle ultime fatiche del prolifico regista giapponese Takashi Miike. Della sua sterminata filmografia solo pochi titoli sono arrivati in Italia e quasi tutti grazie alla sempre attiva Dolmen Home Video. Dopo Visitor Q, la casa distributrice italiana pubblica con mio grande piacere anche questo Big Bang Love. La storia racconta di due ragazzi Jun e Shiro che il destino vuole vengano incarcerati il medesimo giorno. Jun lavorava come cameriere in un bar gay, finché uccide con inaudita violenza un cliente che l'aveva molestato sessualmente. Anche Shiro è dentro per un omicidio legato ad un regolamento di conti della yakuza. Entrambi trovano sgradevole il contatto umano ma tra loro sembra instaurasi fin da subito un rapporto particolare, come se riuscissero a capire le sofferenze l'uno dell'altra senza però abbattere quella barriera invisibile che non gli permette di avvicinarsi abbastanza da lenire vicendevolmente le rispettive ferite accumulate in una vita piena solo di sofferenze. Nessuno si azzarda ad importunare Jun per non scatenare le ire di Shiro che sfoga su carcerati e guardie tutta la sua rabbia. Resta perciò inconcepibile credere che Jun possa aver ucciso Shiro. Fermato dalle guardie mentre, sopra il corpo di Shiro, gli stringeva forte le mani intorno al collo, Jun confessa la sua colpa. I due poliziotti incaricati delle indagini notano da subito troppe incongruenze e decidono di vederci chiaro. Nella sterminata filmografia di Miike questa è sicuramente una delle sue pellicole più criptiche, ricca com'è di simboli, e metafore. Perfino identificare il tempo è lo spazio risulta difficile: se si escludono le sequenze degli omicidi che hanno portato Jun e Shiro in carcere e qualche flashback, il film è ambientato interamente nel carcere, vero e proprio "non luogo". Il suo interno è costituito da strane geometrie, da spazi delimitati da cornici o da semplici segni sul pavimento (un po' come in Dogville), da profondità evidenziate con un uso meraviglioso delle luci. All' esterno uno spazio delimitato da un recinto elettrificato. Oltre il recinto sono presenti le uniche vie di fuga da quella sorta di limbo dove sono imprigionati: una piramide dalla cui cima si accede al paradiso e un razzo con il quale raggiungere lo spazio. Jun e Shiro sono due classici personaggi miikiani: la loro natura, il loro background, li rende dei reietti, degli esclusi. La loro stessa reticenza nell' avvicinare gli altri (il caso di Jun), l'impossibilità di rapportarsi con il prossimo senza usare la violenza (il caso di Shiro), li isola, li rende unici e soli in un luogo come il carcere dove si è forzatamente tutti uguali. Miike non è nuovo a rappresentare con una sensibilità spiazzante, legami affettivi fondati sul sangue e sulla violenza. Non esiste il coronamento romantico di questi sentimenti perché, nel cinema di Miike, "amore" molto spesso coincide con "morte". Un film bellissimo, visivamente affascinante che chi ama Miike non può lasciarsi scappare. Per tutti gli altri non posso che consigliare di scoprire questo regista che insieme a Kitano e Tsukamoto, rappresenta il meglio del cinema giapponese moderno.

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Wednesday, May 30, 2007

Non chiedetemi cos'è la "palla di neve"

Staccato tardi da lavoro, dormito praticamente niente e il telefono che squilla di mattina presto. Dante risponde a fatica, dall' altra parte il suo capo lo avverte che il collega di turno per aprire l'emporio non potrà essere a lavoro e toccherà a lui sostituirlo. Inutile lamentarsi visto che non si presentano alternative. Dante lavora come commesso al Quik Mart, un emporio dove è possibile trovare quasi ogni genere di consumo, dagli alimentari alle sigarette, dalle riviste al lucido da scarpe. Come se non bastasse essere alle sei del mattino a lavoro nel proprio giorno di riposo, qualche teppistello ha pensato bene di "sabotare" i lucchetti delle vetrine e i tutti i clienti di Randal inferociti si sfogano sul povero Dante. "Chi è Randal" dite? Randal è amico di Dante fin dai tempi del liceo. Ora lavora al video noleggio di fianco al Quick Mart ma passa più tempo con Dante che non a curare gli interessi del negozio. Dante è fidanzato con Veronica (ragazza che per lui farebbe di tutto) ma i suoi pensieri sono rivolti a Caitlin, la sua vecchia fiamma ai tempi della scuola, fiamma che a quanto pare non si è ancora spenta. Ad una giornata cominciata male aggiungete una serie infinita di clienti uno più svitato dell'altro, due strambi spacciatori sempre fuori dalla porta, un funerale, una partita di hokey...capite anche voi come sia difficile arrivare sani e salvi a fine giornata per due poveri commessi. Questo è Clerks, ma è anche molto altro. Non credo di essere la persona più adatta a parlarne perché difficilmente potrei essere obiettivo considerato quanto sono legato all' opera prima scritta e diretta da Kevin Smith. Visto la prima volta tanti anni fa, in un periodo in cui il cinema per me era solo intrattenimento da blockbuster, rimasi letteralmente catturato da questo film classificabile come commedia, ma così diverso da qualsiasi cosa avessi visto fino ad allora: fotografato interamente in bianco e nero, ambientato quasi esclusivamente all' interno di un negozio nell'arco di una giornata, situazioni comiche (alcune al limite del grottesco) improntate su dialoghi che spaziano liberamente dal sesso al cinema (a proposito: voi preferite L'impero colpisce ancora o Il ritorno dello Jedi?) e su un linguaggio che definire colorito è un eufemismo. E poi ci sono Jay e Silent Bob (interpretato dallo stesso Smith) naturalmente: i due spacciatori, che svolgono i loro loschi affari fuori dal Quick Mart, diventeranno personaggi fissi nei successivi film del regista americano. Girato con un budget ridotto ai minimi termini, con attori non professionisti ma soprattutto agli orari di chiusura del negozio, Clerks trova in questi elementi (e in quei dialoghi di cui parlavo poco sopra), una "semplicità" vincente che lo avvicina al pubblico e lo immerge in uno spaccato di vita un po' sopra le righe (quasi il ritratto di una generazione) ma assolutamente reale. Sarà per questo che quando ho visto il seguito uscito lo scorso anno, è stato come ritrovare vecchi amici che non vedevo da tempo?

Tuesday, May 29, 2007

Per me esiste un solo numero 23: Michael Jordan

Me la sono voluta. Mi aspettavo la batosta già al sentir parlare di Joel Schumacher. Il soggetto del suo ultimo film sembrava pure interessante ma sapevo che sarebbe arrivata e infatti, puntuale, eccomi qua a farne le spese. Dovete sapere che Joel (siamo in confidenza) è nella mia lista nera da quando riuscì a trasformare Batman in un fenomeno da baraccone. Forse nella sua mente contorta pensava che il vero Cavaliere Oscuro fosse quello del telefilm degli anni '70 e non il personaggio nato sulle pagine dei fumetti. Ma mi sto allontanando dal fulcro del discorso: il caro Joel credeva bastasse il piacevole "In linea con l'assassino" (Phone Boot) per farsi perdonare e, proprio quando cominciavo a dargli fiducia ecco che sforna il piattissimo Veronica Guerin e questo The Number 23 (Il fantasma dell' Opera l'ho saltato apposta perché non l'ho visto). Il protagonista è Walter Sparrow (curioso che al momento ci sia un omonimo ben più famoso al cinema), interpretato da uno sprecato Jim Carrey, abile accalappiacani di professione e devoto marito/padre di famiglia nel privato. Per un curioso gioco del destino, la moglie trova in libreria un libro che già da lontano la colpisce. La copertina, di un rosso sbiadito e segnato dal tempo, reca un titolo inquietante: The Number 23 - un racconto di ossessioni di Topsy Kretts. Lo compra e lo regala al marito che inizia a leggerlo avidamente. Tra quelle pagine consunte e battute a macchina Walter trova, seppur con le dovute differenze, tanti frammenti che sembrano appartenere alla sua vita. Ma quello che lo cattura maggiormente è l'ossessione per il numero 23 di cui il protagonista, il detective Fingerling, sembra essere schiavo. Questo numero compare dappertutto, date, nomi, colori, indirizzi, numeri di telefono e sembra condurre lentamente Fingeling alla pazzia. E così Walter, che vede riflesso se stesso in Fingerling, si accorge che quel numero è presente in maniera costante nella sua vita e negli avvenimenti che l'hanno segnata. L' ossessione per il numero lo porta a volerne scoprire il significato che cela, investigando sul libro e sul suo autore. Le sue ricerche e una serie infinita di coincidenze lo conducono all' omicidio di una giovane universitaria. Il suo assassino è in carcere da anni ma Walter sospetta che potrebbe essere innocente. Non tutte è da buttare in questo The Number 23: la sceneggiatura di Farnley Phillips funziona bene specie nella parte iniziale quando la narrazione procede parallela tra la vita di Sparrow e la storia di Finderling. Peccato che si perda irrimediabilmente quando nel finale si cerca di incastrare tutte le coincidenze per dare coerenza e credibilità a tutto quello che ci è stato propinato durante la visione. Ma Schumacher non sta al passo e, optando per due registri diversi per Sparrow e Finderling (thriller e noir rispettivamente), non ne azzecca mezza dimostrando una pretenziosità alquanto irritante. E poi qualcuno mi sa spiegare a che pro questa follia del numero 23? Quale funzione ha nel film? Il riemergere del rimosso? Dimostrare che c'è lo zampino del diavolo dietro tutto (2 diviso 3 = 0,666)? O è solo la paranoia contagiosa di una mente deviata? Perché, anche se tutti i numeri con cui ho a che fare ogni giorno riconducessero al 23, non credo mi procurerebbe più preoccupazione di uscire senza l'ombrello quando piove.

Monday, May 28, 2007

Non è un'altra stupida commedia italiana...ma poco ci manca

Claudia è sposata con Giovanni. Il loro matrimonio sta attraversando un momento difficile, o perlomeno Claudia sente che le cosa nel loro rapporto non stanno funzionando come dovrebbero. Forse la colpa è di Giovanni, classico "pantofolaio" che stacca presto da lavoro per poi attaccarsi alla televisione. Non escono mai, non vedono mai nessuno e anche i loro rapporti intimi sono decisamente ridotti. Claudia va anche dall' analista con scarsi risultati ma è proprio qui, convinta che "aiutare gli altri serve ad aiutare se stessi", ruba la cartella clinica di un paziente, un certo Giacomo, entrato in "crisi" dopo la separazione con la moglie. Cominciano a frequentarsi e tra loro nasce un' amicizia che Giacomo vorrebbe trasformare in qualcosa di più. Giovanni comincia a sospettare che lei abbia un'altro e anche Claudia nutre i medesimi dubbi nei confronti del marito. A questo aggiungete Aldo, tassista meridionale, l'unico probabile amante di Claudia, e la frittata è fatta. Quando la situazione si farà insostenibile, Claudia andrà via di casa lasciando Giovanni e gli altri due spasimanti. I tre, a bordo del taxi di Aldo, si metteranno in viaggio per raggiungerla e lasciare che sia lei a decidere con chi di loro vuole stare. Non mi spingo oltre nel raccontare anche perché approfondire ulteriormente, oltre che complicato, svelerebbe troppi accadimenti che se volete affrontare la visione è meglio non sappiate. Credo di aver visto tutti i precedenti film (tranne La Leggenda di Al, John e Jack) con il famoso trio comico e, considerata la mole di film da recuperare, questo l'avevo proprio messo da parte. Ora, come sono arrivato a vedere proprio questo titolo è un classico da fine settimana quando ti affidi al noleggio: impossibile trovare una copia delle novità più interessanti (Blood Diamonds, Black Book o Una Scomoda Verità, per citarne alcuni), mi son fatto da parte (non noleggio mai da solo) astenendomi da qualsiasi decisione. Su cosa è ricaduta la scelta ormai è storia. Tu la conosci Claudia? su regia di Massimo Venier, è una commedia italiana delle più classiche che non riserva nessuna particolare sorpresa. Tutto si svolge secondo un collaudatissimo schema basato su equivoci, fraintendimenti e qualche scherzo del destino che non guasta mai. La comicità è tutta affidata al rodato trio Aldo, Giovanni e Giacomo e qui sta il pregio ed anche il difetto del film: infatti per quanto si possa ridere, i loro sketch (che per naturalezza, nonostante siano adeguatamente sceneggiati, risultano quasi improvvisati) sanno di riciclo continuo e, se li seguite da anni, penso sappiate a cosa mi riferisco. Insomma prima o poi (si spera prima), questi comici che dai teatri e dalla tv migrano al cinema, ci pensino due volta a fare il grande passo a meno che non siano in grado di re-inventarsi da zero. Per non essere assolutamente negativo ecco un paio di motivi per guardare questo film: 1) Paola Cortellesi, che belle e brave come lei ce ne sono poche. 2) Ottavia Piccolo, in un ruolo "piccolo" e marginale ma assolutamente perfetto. Il resto si dimentica facilmente.

Sunday, May 27, 2007

Lyric of the Week / SPIN DOCTORS - TWO PRINCES

One, two princes kneel before you
That what I said now
Princes, princes who adore you
Just go ahead now
One has diamonds in his pockets
That's some bread, now
This one said he wants to buy you rockets
Ain't in his head, now

This one he got a princely racket
That's what I said now
Got some Big Seal upon his jacket
Ain't in his head now
You marry him, your father will condone you
How 'bout that now
You marry me, your father will disown you
He'll eat his hat, now

Marry him, marry me
I'm the one that loved you baby can't you see?
Ain't got no future or family tree
But I know what a prince and lover ought to be
I know what a prince and lover ought be

Said if you want to call me baby
Just go ahead now
And if you like to tell me maybe
Just go ahead now
And if you wanted to buy me flowers
Just go ahead now
And if you like to talk for hours
Just go ahead now

Said one, two princes kneel before you
That what I said now
Princes, princes who adore you
Just go ahead now
One has diamonds in his pockets
That's some bread, now
This one said he wants to buy you rockets
Ain't in his head, now

Marry him, marry me
I'm the one that loved you baby can't you see?
Ain't got no future or family tree
But I know what a prince and lover ought to be
I know what a prince and lover ought be

Said if you want to call me baby
Just go ahead now
And if you like to tell me maybe
Just go ahead now
And if you wanted to buy me flowers
Just go ahead now
And if you like to talk for hours
Just go ahead now
And if you want to call me baby
Just go ahead now
And if you like to tell me maybe
Just go ahead now
And if you like to buy me flowers
Just go ahead now
And if you like to talk for hours
Just go ahead now
If you want to call me baby
Just go ahead now
And if you like to tell me maybe
Just go ahead now
If you want to buy me flowers
Just go ahead now
And if you like to talk for hours
Just go ahead now
Oh Baby!
Just go ahead now
Oh!
Just just go ahead now
Oh, your majesty!
Just go ahead now
Come on forget the King who... marry me!
Just go ahead now
Come on, come on, come on
Just go ahead now
Go ahead now
Just go ahead now

Friday, May 25, 2007

CONSIGLI PER GLI ACQUISTI - BARTON FINK

Produttore: FilmAuro
Distributore: DNC
Video: 1:66.1 anamorfico
Audio: Italiano stereo / Dolby Digital 5.1
Extra: trailer
Regione: 2 Italia
Confezione: amaray






Note: insieme a Fargo, questo è il film dei Coen che aspettavo con impazienza. Potete immaginare la mia gioia quando vidi comparire il titolo tra le uscite per il mercato italiano. Questa mia euforia non è "cosa buona" perchè mi porta a fare degli errori banalissimi...come per esempio prenotare il film prima che circolino notizie sulla qualità dell' edizione. Ed infatti quando entro in possesso della mia copia leggo sulla fascetta che non c'è l'audio originale...se c'è una cosa che "mi fa girare gli ingranaggi" è quando aspetto tanto un film per poi avere tra le mani la solita edizione italiana fatta con i piedi! Lasciatela stare nei negozi quindi e, se l'avete comprata, buttatela! L' edizione da prendere è la seguente, senza alcun dubbio


Produttore: 20th Century Fox
Distributore: 20th Century Fox
Video: 1.65:1 anamorfico NTSC
Audio: Inglese stereo, Francese e Spagnolo mono
Sottotitoli: Inglese, Spagnolo
Extra: galleria fotografica, scene eliminate, trailer
Regione: 1 USA
Confezione: amaray



Note: basterebbe leggere la scheda, che altro aggiungere? Formato video corretto, audio originale con sottotitoli opzionali e pure alcuni extra interessanti anche se non numerosi. non credo che si possano avere dubbi su che edizione prendere. La si trova ad un ottimo prezzo sul sito
YesAsia.

Thursday, May 24, 2007

...e venne un ragno (Capitolo 3)

Peter Parker ha finalmente trovato il giusto equilibrio nella sua vita: l'università procede bene così come la storia con Mary Jane...Peter vorrebbe addirittura chiederle di sposarlo. Anche la vita come Spider Man va a gonfie vele: New York lo adora come una vera e propria icona. Ma le fondamenta su cui si poggia questo equilibrio possono essere indebolite da tanti piccoli e grandi fattori: la carriera teatrale di Mary Jane non decolla e la figura di Spidey, sempre più ingombrante, incrina il loro rapporto. A questo si aggiunge Harry Osborn sempre intenzionato a vendicare il padre cominciando con il far naufragare la relazione fra Peter e Mary Jane; sul lavoro un nuovo ambizioso fotografo, Eddie Brock, sembra voler rubare a Peter la possibilità di essere assunto a tempo pieno; ma è con la scoperta che il vero assassino dello zio Ben è ancora a piede libero, che Peter tocca veramente il fondo. La sua aggressività e rabbia repressa sono come un faro nella notte per un simbionte alieno, giunto dallo spazio, che si nutre di quei sentimenti e li amplifica. Fuso con il suo costume, il simbionte fomenterà il desiderio di vendetta di Spidey portandolo sull' orlo dell' abisso. Finalmente sono andato a vedere Spider-Man 3 e se devo dirla tutta, considerate le innumerevoli volte che abbiamo rimandato nelle scorse settimane, ero già entrato nella fase "mi sa che aspetto quando esce in dvd". Giunto al cinema poi mi si presentavano tre strade: quella centrale era Spiderman naturalmente. A sinistra i Pirati di Verbinsky (ummmm). A destra Zodiac di Fincher (wow). Alla fine si è rimasti sulla "diritta via" e non son certo scontento della scelta. Dalla sua uscita nelle sale ho letto praticamente di tutto su questo Spider Man 3. I pareri più discordanti si sono rincorsi nella rete, tra forum e blog. Il difetto con cui tutti si riempiono la bocca è "troppa carne al fuoco!". Può anche essere così (tre nemici, due donne, una zia irritante, sono troppi anche per un super eroe) ma Raimi non tradisce i fan della saga "ragnesca" cinematografica anzi, regala un capitolo perfettamente in linea con i precedenti. Dopotutto il film non si chiama Mary Jane 3 o New Goblin 3. Questo è Spider Man. E' lui e soltanto lui la colonna portante, l'asse intorno al quale girano tutti gli altri personaggi. Nel primo film assistiamo alla nascita di un eroe e alla presa di coscienza del fatto che "da grandi poteri derivano grandi responsabilità". Nel secondo, il peso della responsabilità si fa insostenibile. Peter rinuncia al suo dono per poi ri-ottenerlo una volta raggiunto il giusto compromesso tra vita-ordinaria e vita-eroica. In quello che potrebbe essere l'ultimo capitolo, Raimi fa ancora un passo in avanti: quando nella vita del nostro eroe tutto sembra aver trovato il suo posto, i fantasmi del passato lo costringono ad affrontare il peggiore degli avversari. New Goblin? L' Uomo Sabbia? Venom? Zia May? Qualcuno molto più pericoloso: se stesso, il suo lato oscuro. Se già in Spider man 2 la figura uomo/eroe risultava profonda e tridimensionale, non credo di sbilanciarmi troppo nell' affermare che Raimi svolge un lavoro eccellente nel delineare in maniera ancora più precisa e definita il personaggio Peter Parker/Uomo Ragno. Se poi considerate il tutto inserito nel giusto contesto (e cioè una storia supereroistica con i fiocchi) il risultato complessivo non può che essere positivo. Ma facciamo un passo indietro ed esaminiamo il ruolo degli svariati comprimari che trovano spazio (chi più, chi meno) in questa pellicola: Harry Osborn prosegue e conclude la sua parabola discendente cominciata nel primo Spider Man. Vendetta, perdono, sacrificio, il personaggio funziona alla grande. Mary Jane e Zia May svolgono la loro funzione (amore e coscienza, in quest' ordine) più o meno come sempre. Flint Marko, per gli amici l' Uomo Sabbia, è il "villain" meglio riuscito della saga in continuo conflitto tra la necessita di essere un criminale e la voglia di redenzione. Venom, uno dei miei personaggi Marvel preferiti, è relegato ad un ruolo marginale con mio grande dispiacere. Vi posso assicurare però che quando entra in scena lui non ce n'è per nessuno (lo so, sono di parte). Ma qualcuno mi sa spiegare perché non parla al plurale? Ed ora il tasto dolente: Gwen Stacy. Ora, a me piace tanto la figlia di Ron Howard ma la sua Stacy è una ridicola macchietta rispetto alla controparte fumettistica. Insomma mi sembra che ci siano pochi argomenti ai quali appigliarsi per bocciare questo film. Da segnalare il solito cammeo di Stan Lee e il piccolo ma divertentissimo ruolo di Bruce Campbell...ma perché solo Raimi fa lavorare quest' uomo?

Wednesday, May 23, 2007

SCENE DA UN MATRIMONIO

Come promesso ecco di seguito le foto fatte sabato 19/05/07 al matrimonio a cui ho partecipato sabato pomeriggio. La sposa è una mia cugina di secondo grado, capite perciò quanto l' avvenimento mi toccasse da vicino. Probabilmente alternerò le foto con alcune mie profonde riflessioni per cui...abbiate pazienza ^____^



L'ARRIVO La sposa arriva in Mini


Come da tradizione il padre la fa scendere dalla macchina...



...e la accompagna dentro la Chiesa fino all'altare


Se vi state chiedendo come mai le prime foto sono tutte in contro luce, la risposta è semplice: il lato buono era già stato occupato...dovevo arrivare prima! Comunque la terza mi piace particolarmente ^________^.



LA CERIMONIA

Claudio (il mio nipotino) pronto a far danni



Ed ecco il vostro Weltall in tutta la sua eleganza...fate pure complimenti non siate avari ^____*


Rosuen con mia mamma


L'uscita degli sposi. Il riso, più che lanciato, è stato letteralmente scagliato


Come avrete notato ho intitolato le foto "cerimonia" ma sono tutte fatte tutte all'aperto. La chiesa dove si è celebrato il matrimonio è molto piccolina ed essendo arrivati in ritardo non c'era più posto. La cosa non è che mi sia dispiaciuta visto che all' interno c'erano sui 1000 gradi centigradi. Anche all' aperto c'era caldo ma un venticello aiutava a conviverci. Tra l'altro, cari lettori, avete la fortuna di vedermi per la prima volta (e come voi tanti miei conoscenti) in una veste elegante (ringrazio cuginoMiky per avermi accompagnato/assistito per l'acquisto di abito, camicia e cravatta ^_______^)



IL LUOGO DEL RINFRESCO


Anche qui Claudio continua a far danni ^____^


In un cartellone erano esposti i posti assegnati nei tavoli. Ad ogni tavolo un nome di film.


Ai limiti della blasfemia: gli sposi fanno le foto sul carretto per portare il Santo patrono di Cagliari in processione


Il luogo del rinfresco (che poi in realtà è un buffet) in un luogo poco fuori Cagliari dal nome La Corte di Giorgino. Peccato per il nome del nostro tavolo! Gli altri sono stati più fortunati (c'era La Stangata, Il Padrino, Quei bravi ragazzi ecc.). Nella prima foto potete vedere il tavolo degli aperitivi. Da li a poco verrà preso d'assalto da orde di famelici invitati...ma il peggio deve ancora arrivare!


L' (AB)BUFFET


Il menù della serata


Ecco il nostro tavolo



Vitelloni 1: Alessandra e Manuel



Vitelloni 2: (Ancora Manuel) Luca e Silvia



Vitelloni 3: Ivan e Segolene



Vitelloni 4: Rosuen e memedesimo


Io vi do un consiglio: se mai vi trovaste ad organizzare il vostro pranzo/cena di nozze, evitate il buffet a meno che non siate certi dell' educazione dei vostri invitati. Come ho avuto modo di constatare infatti, il buffet tira fuori il peggio delle persone. E' vero che in sala eravamo in tanti ma il tavolo dove servirsi è stato preso d'assalto da un' orda di esagitati in abito e donne eleganti che, dalla foga e dal modo in cui si riempivano il piatto, sembrava non vedessero cibo da una vita...che vergogna! Al di la di questo la serata è passata bene anche grazie all' ottima compagnia (nel nostro tavolo c'erano pure i fotografi ma ho preferito non ritrarli) e ciò che conta alla fine è la felicità degli sposi ai quali auguro ogni bene:

AUGURI CLAUDIA E FRANCESCO

Tuesday, May 22, 2007

"Sapete cos'è che mi fa veramente girare gli ingranaggi?"

A meno che non abbiate passato gli ultimi cinque (almeno!) anni della vostra vita con la testa infilata in un secchio pieno di pietre, dovreste sapere di che parlo se nomino I Griffin (Family Guy in originale). Se al solo leggere questo nome un punto interrogativo gigante è comparso sopra la vostra testa, tranquilli! Ci sono qua io ad illuminarvi. Trattasi nientemeno che di una serie animata che, insieme agli inossidabili Simpson e a South Park, si divide lo scettro di più "tagliente" e politicamente scorretta. Creata, sviluppata e doppiata da Seth McFarlane, I Griffin sono il giusto compromesso tra l' umorismo sottile (e ormai rodato) dei Simpson e l' estremismo di South Park. Ma c'è un' altra cosa che I Griffin condivide con le due succitate serie: il lungometraggio. Se quello di South Park è in circolazione già da diversi anni e quello dei Simpson arriverà nei cinema americani in estate, anche la strampalata famiglia Quahog puo vantarsi di avere il suo bel filmettino anche se uscito unicamente per il mercato dell' home video. Costituito da tre parti, il film è incentrato sulla figura del piccolo genio del male Stewie, ma andiamo un po' più nel dettaglio: è una soleggiata mattina a Quahog e la famiglia Griffin, composta da Peter (padre e capofamiglia), Lois (madre), Chris (figlio maggiore), Meg (figlia bistrattata), Brian (il cane parlante e amante dei martini) e naturalmente Stewie, stanno trascorrendo un po' di tempo in una piscina pubblica. Peter vorrebbe insegnare come nuotare al piccolo Stewie ma il bambino non sembra particolarmente portato. L' invidia verso un bambino più bravo di lui lo porta a preparare un piccolo attentato: minata la torretta del bagnino, Stewie attira il suo rivale con un ingenuo stratagemma, ma qualcosa non funziona. Le cariche non saltano quando dovrebbero e Stewie è l'unico a rimanere coinvolto dal crollo della torretta. Dopo una brevissima ma inquietante visita all' inferno, il bambino torna nel mondo dei vivi un tantino cambiato. L' esperienza premorte appena vissuta l' ha reso più buono (tranquilli, è solo una finta) ed in lui è cresciuta la consapevolezza di non appartenere alla sua famiglia. Un giorno, guardando il telegiornale, nota in un servizio in diretta da San Francisco un' uomo che gli somiglia come una goccia d'acqua (la forma della testa è inconfondibile). La decisione è immediata: partire per la California alla ricerca di quello che sembra il suo vero padre. Imbarcato sul camper del lussurioso Quagmire, accompagnato dal fedele Brian, Stewie affronterà il viaggio alla ricerca delle sue vere origini. Naturalmente il resto della famiglia Griffin non rimarrà senza far niente. Detto questo bisogna chiarire alcune cose: 1) il film è in qualche modo legato (anche a livello di struttura narrativa) alla serie animata? Assolutamente si. Il film, diretto a quattro mani da Pete Michel e Peter Shin, mantiene inalterati tutti quegli elementi che hanno reso celebre la serie e gli hanno permesso di accrescere pian piano le fila di appassionati. Oltre ad una storia ai limiti del paradosso (temporale, per di più), son presenti i soliti flashback e le citazioni/storpiature che non risparmiano attori, serie tv (questa volta tocca a The Shield, Star Trek Deep Space Nine e Looney Toons) e film (Star Wars e Indiana Jones). Naturalmente l'aver evitato il passaggio televisivo ha decretato maggiori allusioni sessuali e un linguaggio più colorito che non guastano. Insomma è come assistere ad un classico episodio che dura però 120 minuti. E questo ci porta al secondo punto: 2) il film riesce a reggere nonostante la durata? Questa naturalmente è una cosa assolutamente soggettiva. A mio parere il film funziona bene. C'è qualche tempo morto, ma questo non influisce negativamente perché ci si diverte e, in alcuni frangenti, pure tanto. Chi è appassionato della serie non può lasciarselo sfuggire per nessun motivo (il DVD è presente anche nel mercato italiano) e chi non la conosce, bé, è proprio il caso che ci ponga rimedio.

Monday, May 21, 2007

La notte del museo vivente (ah ah!)

Larry ce la mette proprio tutta. Tante idee per lavorare in maniera autonoma senza "incastrarsi" in un impiego fisso che purtroppo non portano a nessun risultato. Così per sbarcare il lunario e pagare l'affitto è costretto a barcamenarsi in tanti lavoretti saltuari. Come se non bastasse si aggiungono problemi familiari: separato dalla moglie, corre il rischio di perdere l'affidamento di suo figlio e, cosa ancor peggiore, il suo rispetto. Il bambino sembra infatti sempre più legato al nuovo compagno della madre affermato promotore finanziario. Con l' approssimarsi della giornata scolastica dedicata al lavoro dei papà, Larry decide di cercarsi finalmente un posto fisso. Certo, con un curriculum come il suo la cosa non è certo facile anche affidandosi ad agenzie specializzate. L'unico posto (stranamente) vacante che riesce a trovare è un'impiego come guardiano notturno al Museo di Storia Naturale di New York. Il lavoro sembra semplice e per il primo giorno viene istruito sulle sue mansioni dai tre vecchi guardiani che andrà a sostituire. Ma qualcosa di strano avviene all' interno del museo di notte, quando i visitatori sono andati e le porte serrate: tutto al suo interno prende magicamente vita, dalle statue di cera ai diorami. Dietro questa straordinaria magia si cela il potere misterioso di un'antica tavola egizia. Se c'è una cosa di cui le commedie di puro intrattenimento hanno bisogno è l'originalità, senza la quale si rischia di cadere (e oramai troppo spesso accade) nella banalità più totale. Il film di Shawn Levy, interpretato dall' onnipresente (almeno nel genere) Ben Stiller non ha lacune dal quel punto di vista. L' idea di dar vita a tutto ciò che c'è di inanimato all' interno del museo, da largo spazio alla creatività sia per quel che riguarda alcuni siparietti in particolare (memorabili gli scontri tra le miniature del diorama dei colonizzatori e quello dell' antica Roma), sia per le interpretazioni (Robin Williams ed il suo Teddy Roosvelt su tutti), che per l' uso di soluzioni visive ed effetti speciali. Questi in particolare, seppur utilizzati in gran quantità, non risultano mai invasivi e talvolta perfettamente azzeccati anche se qualitativamente hanno i loro alti e bassi. Nonostante questo le risate latitano un pochino e se è vero che non ci si annoia nell' ora e mezza di durata, non ci si diverte neppure tanto. Veramente apprezzata la partecipazioni di autentici "veterani" come Dick Van Dike e Mickey Rooney negli insoliti panni dei "cattivi". Se siete in vena di commedia senza impegno, questo è il film che fa per voi. Ma se avete una lista di film da recuperare (come me), lasciatelo perdere e impegnate meglio il vostro tempo.

Sunday, May 20, 2007

Lyric of the Week / THE VERVE - THE DRUGS DON'T WORK

All this talk of getting old
It's getting me down my love
Like a cat in a bag, waiting to drown
This time I'm comin' down

And I hope you're thinking of me
As you lay down on your side
Now the drugs don't work
They just make you worse
But I know I'll see your face again

Now the drugs don't work
They just make you worse
But I know I'll see your face again

But I know I'm on a losing streak
'Cause I passed down my old street
And if you wanna show, then just let me know
And I'll sing in your ear again

Now the drugs don't work
They just make you worse
But I know I'll see your face again

'Cause baby, ooh, if heaven calls, I'm coming, too
Just like you said, you leave my life, I'm better off dead

All this talk of getting old
It's getting me down my love
Like a cat in a bag, waiting to drown
This time I'm comin' down

Now the drugs don't work
They just make you worse
But I know I'll see your face again

'Cause baby, ooh, if heaven calls, I'm coming, too
Just like you said, you leave my life, I'm better off dead

But if you wanna show, just let me know
And I'll sing in your ear again

Now the drugs don't work
They just make you worse
But I know I'll see your face again

Yeah, I know I'll see your face again
Yeah, I know I'll see your face again
Yeah, I know I'll see your face again
Yeah, I know I'll see your face again

I'm never going down, I'm never coming down
No more, no more, no more, no more, no more
I'm never coming down, I'm never going down
No more, no more, no more, no more, no more
I'm never going down, I'm never coming down
No more, no more, no more, no more, no more
I'm never going down, I'm never coming down
No more, no more, no more, no more, no more
I'm never going down, I'm never coming down
No more, no more, no more, no more, no more

Friday, May 18, 2007

Ancora INLAND EMPIRE: considerazioni parallele

Dopo il brevissimo passaggio nelle sale cinematografiche, l'ultima fatica di David Lynch arriva nella sua versione per il noleggio. Non ho potuto fare a meno di precipitarmi in videoteca ed accaparrarmene una copia per poter così immergermi nella tanto agognata "seconda visione" e per dare un' occhiata al lavoro che la 01 ha fatto sul DVD. Vi premetto subito che ci sono buone e cattive notizie:


IL FILM
Finalmente l'ho rivisto! Ho affrontato questa seconda "immersione" nell' universo di Lynch in maniera totalmente differente dalla prima. Se al cinema, nonostante l'entusiasmo per la mia "prima volta" con un film di Lynch direttamente in sala, cercavo di cogliere unicamente le emozioni che mi suscitava (ma ne ho parlato in abbondanza qui), questa volta ho provato ad unire tutti i "puntini" disseminati dal geniale regista e vedere che immagine saltava fuori. Naturalmente questo senza la presunzione di essere all' altezza di decifrare nel suo complesso questo mastodontico film. Semplicemente volevo trovare dei punti fermi da cui far partire un ragionamento che tirasse fuori quel senso logico che avevo solo parzialmente percepito alla prima visione. Andiamo con ordine, ricordando che quanto seguirà è un tantino SPOILER per chi non ha visto il film:
LA DONNA IN PERICOLO: in questo film c'è una donna in pericolo. Questa è anche l'unico particolare che Lynch si è fatto sfuggire sulla sua ultima fatica. Ma chi è la donna in pericolo? Potrebbe essere quella che piange di fronte al televisore o Sue, il personaggio che Nikky dovrebbe interpretare. Entrambe sono in qualche modo minacciate dal personaggio che viene definito come il Fantasma. La ragazza che piange mi sembra comunque quella che meglio si presta al ruolo di "donna in pericolo". Potrebbe anche trattarsi dell'attrice/personaggio che interpretò il film polacco mai completato (nel remake del quale Nikky reciterà il ruolo di Sue) Sappiamo che è in una stanza di quello che sembra un albergo. Non può uscire e nessuno sembra poter entrare, nemmeno il Fantasma (in una delle sequenze iniziali lo vediamo esprimere, ad un uomo misterioso, il desiderio di trovare un ingresso). Nelle immagini che si alternano nel televisore, per un attimo appare la strana vicina di casa di Nikky.
LA VICINA DI CASA: personaggio alquanto inquietante, soprattutto perché afferma di sapere cose non ancora accadute o di cui Nikky non ha più memoria. Fa riferimento anche alla nascita del male e ad una strada dietro la piazza del mercato che conduce al "palazzo". Quale che sia questo palazzo si può solo ipotizzare.
NIKKY / SUE: la prima è un'attrice che sta per interpretare il ruolo della sua carriera. La seconda è il personaggio che Nikky interpreterà. Man mano che si procede con le riprese i due ruoli si confonderanno come se coesistessero due realtà: quella di Nikky e quella di Sue. A separarle una porta con su indicato AXX n° N. Quando Nikky attraversa quella porta diventa Sue e incomincia a vivere all' interno della storia del film.
ON HIGH AND BLUE TOMORROW: è il film che Nikky deve interpretare, remake di un film polacco mai completato in quanto i due attori principali furono uccisi. La storia di Sue (la protagonista) è complessa: sposata con un uomo e aspetta un figlio. Tradisce il marito con Billy e lui lo sa. Sarà per questo che la lascia per unirsi ad un circo itinerante? Non ci è dato saperlo. Sappiamo di certo (ma neppure tanto) che Sue ha iniziato a prostituirsi dopo essere stata abbandonata dal marito.
IL MARITO DI SUE: nella compagnia circense nel quale si è unito, c'è anche il Fantasma. Sembra che l'uomo sia in grado di ipnotizzare le persone. Il marito di Sue viene mandato a chiamare da tre strani vecchietti che gli affidano il compito di difendere la "donna in pericolo". La donna è li nella stanza con loro ma il marito di Sue può solo sentirla. I tre anziani danno all' uomo una pistola, la stessa che Sue/Nikky troverà in un cassetto di casa sua. Suo marito infatti, durante la ricerca del fantasma, scopre che il misterioso individuo se ne è andato per raggiungere Inland Empire. Forse è proprio alla ricerca di sua moglie, ma perché? Forse Sue/Nikky è l'unica in grado di accedere ala stanza della "donna in pericolo".
47: questo è il titolo del film polacco mai completato, un numero che porta male. Ma è anche il numero dell'appartamento nel quale vivono i tre conigli.
VESTAGLIA DI SETA, SIGARETTA E OROLOGIO: mentre dorme, Sue sente la voce della "donna in pericolo" che le dice di indossare l'orologio e di bruciare con una sigaretta una vestaglia di seta. Sue guarda dentro il buco ed assiste ad alcune immagini che si svolgono in Polonia. Scopriamo che la "donna in pericolo" faceva anche lei la prostituta e probabilmente era sposata (o semplicemente amante) ad un uomo al quale non poteva dare dei figli. La donna conosce il Fantasma e sembra che lo incontri dopo molto tempo. Lei appare visibilmente turbata e l'uomo le dice che c'è stato un omicidio nella zona. Si tratta del suo sposo/amante. Tornata nella sua realtà, Sue riceve la visita di una strana donna che indossa un 'orologio uguale al suo e pare avere un conto in sospeso con il vicino. Sue si reca nella casa di fianco alla sua e scopriamo che il suo vicino è il Fantasma (ma quante donne sono in pericolo per causa sua?). La donna scappa portando con se il cacciavite, lo stesso con il quale verrà ferita a morte dalla moglie di Billy, ipnotizzata dal Fantasma stesso (mamma che caos ^____^). E in questo momento che Sue torna ad essere Nikky.
QUELLE TANTE, PICCOLE COSE ANCORA DA CAPIRE MA CHE CONDUCONO ALLA CONCLUSIONE: innanzi tutto il ruolo dei conigli è un vero mistero. Quando Nikky entra nel loro appartamento dentro non c'è nessuno ma "la via" per liberare la "donna in pericolo" sembra sia ora accessibile. Poi c'è l'uomo grassoccio con gli occhiali a cui Sue racconta la sua storia. Lo stesso che Nikky segue nella sala cinematografica dove vede proiettata se stessa. Ed è seguendo quest'ultimo (come Alice con il coniglio) che la donna accede ad una sorta di "crocevia" dove attraverso le solite porte "segnate" entra in casa di Sue e recupera la pistola dal cassetto. Attraverso altre porte giunge di fronte alla stanza 47 dove l'attende l' ultimo confronto con il Fantasma. Dopo avergli sparato un paio di colpi, nel volto del fantasma vediamo l'espressione di Nikky terrorizzata. La "donna in pericolo" una volta libera dove l'attendono il marito e un figlio...che sia la vita che ha sempre desiderato? I titoli di coda poi...bé, c'è chi ne ha parlato in maniera molto esauriente e potete leggere
qui.
Insomma, per quante cose si cerchi di razionalizzare, altre 1000 domande saltano fuori e questo è uno degli aspetti che più mi affascinano nei film di Lynch. Non che mi servisse ulteriore conferma, ma posso affermare con tutta tranquillità che questo film è un CAPOLAVORO! Se avete visto il film e volete condividere con me le vostre opinioni (anche solo le sensazioni vanno bene ^___*) fate pure. Io aspetterò con ansia una terza visione.


IL DVD
Data di uscita prevista per la versione noleggio 16 maggio 2007. Presente il giorno indicato nella videoteca dove mi servo (la più famosa catena internazionale), INLAND EMPIRE non è sugli scaffali e perciò ripiego sull' ultimo 007. Giorno seguente eccomi di nuovo. Torno per riconsegnare il film e questa volta eccolo li, il titolo che tanto attendevo riempe una fila e mezzo degli espositori. Prendo in mano una confezione ed inizio ad esaminarla: copertina piuttosto scarna e noto con dispiacere che l'odioso sottotitolo italiano "L'Impero della Mente" è rimasto. Giro sull'altro lato per leggere le caratteristiche tecniche e...un brivido mi corre lungo la schiena prima di cedere a paura e confusione (la foto di Laura Dern mica l'ho messa a caso ^____*). In preda ad uno strano stordimento, mi precipito a pagare (vi risparmio le gratuite considerazioni su David Lynch che il cassiere ha voluto condividere con me). Tornato a casa, passo ad esaminare il DVD dal lato puramente tecnico ed ecco le mie considerazioni:
PRODUZIONE/DISTRIBUZIONE: il film è stato distribuito nella sale dalla BiM, mentre il riversamento digitale è affidato alla QMedia. Della distribuzione del DVD se ne occupa la 01. I loro prodotti sono generalmente di qualità medio/alta.
VIDEO: qui cominciano le dolenti note! Sulla fascetta della confezione viene riportato il formato video con un rapporto di 1.85:1 come effettivamente voluto da Lynch. Il problema è quello che c'è scritto di seguito: 4:3 letterbox!!! Per chi non lo sapesse, questo formato si adatta perfettamente ai televisori tradizionali. Se per caso avete uno schermo 16:9, due belle bande nere verticali compariranno a sinistra e a destra delle immagini. Per ovviare al difetto, dovrete ricorrere alla funzione zoom del lettore con inevitabile perdita di qualità dell' immagine. Quindi mi chiedo: perché non utilizzare un formato anamorfico? Tutti i menù sono in anamorfico solo il film è letterbox...inconcepibile. Cercherò su internet se questa è una decisione dello stesso Lynch e vi farò sapere.
La qualità delle immagini è buona considerato che il film dura quasi tre ore. La natura digitale del film aiuta molto specialmente nelle sequenze più buie dove definizione e dettaglio sono molto più incisive che al cinema. Non mi spingo oltre nel giudizio perché utilizzando un televisore di medie dimensioni, non noto particolarmente i difetti di compressione.
AUDIO: le codifiche presenti sono Italiano Stereo e Italiano Dolby Digital 5.1...ma dove caz.......spita è la traccia audio originale?!? Ma la BiM non aveva distribuito alcune copie in Inglese con i sottotitoli? Non ho proprio parole...
La traccia multicanale mi è sembrata ben fatta o comunque adatta al tipo di film.
EXTRA: assolutamente assenti, ma giustificati. Inserire contenuti accessori avrebbe sicuramente influito in negativo sulla qualità video. Se mai dovessero inserirli nell' edizione per la vendita, spero optino per un secondo disco.
IN CONCLUSIONE: giudizio complessivo assolutamente insufficiente, ma con riserva. Il DVD ha carenze in tutti i suoi aspetti ma si tratta pur sempre della versione noleggio. La mia speranza è che la versione "sell" (in uscita ad agosto probabilmente) venga riveduta e corretta specialmente sul versante video e audio. E' giusto che i consumatori abbiano il meglio, soprattutto per un film importante come questo. Vi terrò aggiornati.

P.S.: mi è giunta in serata, direttamente dal
Mulhollandblog, che con tutta probabilità la traccia audio originale sarà inserita nel DVD destinato alla vendita. Non resta che incrociare le dita!

Thursday, May 17, 2007

"Il mio nome è Bond, James Bond" (che titolo originale!)

C'è qualcosa di più pericoloso e subdolo delle organizzazioni terroristiche e sono i cosiddetti "banchieri" che ne raccolgono e movimentano i capitali. Le Chiffre è uno di questi, uno dei più ricercati: non solo si occupa dei fondi dei terroristi, ma ne investe i capitali in attività di Borsa poco lecite. L'intelligence britannica è sulle sue tracce con uno dei suoi agenti più nuovi: James Bond. Diventato da poco un agente doppio zero (007 appunto), James è una delle spie più promettenti ma ancora inesperto e troppo pieno di se. La sua avventatezza mette a rischio la missione e perciò viene allontanato dalle indagini. Ma il giovane Bond non ci sta ad essere messo da parte e in via del tutto non ufficiale prosegue la sua caccia personale a Le Chiffre. Sventando due tentativi di guadagnare in borsa facendo crollare alcuni titoli specifici, Bond fa perdere a Le Chiffre tutti i capitali investiti mettendolo in una situazione difficile se si considera le persone con cui è in affari. Ma l'uomo ha un ultimo asso (è proprio il caso di dirlo) nella manica, una eccezzionale abilità a poker che ha intenzione di sfruttare in una partita tra milionari al Casino Royale. Accompagnato da un' affascinate delegata del Ministero del Tesoro, Vesper Lynd (che gli fornisce i soldi e lo tiene sotto controllo), Bond ha intenzione di partecipare a quella partita, sbancare Le Chiffre ed averlo in pugno per smantellare alla radice la rete terroristica. Al di la dei terroristi, criminali vari, assassini a pagamento, il più grande nemico che ogni nuovo James Bond deve affrontare è sempre lo stesso: il confronto. Perché, anche se si è profondamente legati al "personaggio" 007, il James Bond cinematografico è, e rimarrà sempre, Sean Connery (per quanto Roger Moore abbia fatto la sua parte). Dopo la poco felice era di Pierce Brosnan, è il turno dell' inglesissimo Daniel Craig. Quando questo Casino Royale era ancora un progetto in fase di sviluppo e venne fuori il nome del nuovo volto di Bond, in tanti storsero il naso. Capelli biondi, occhi azzurri, non sono certo un' ottimo biglietto da visita ma, chi più chi meno, abbiamo messo da parte i pregiudizi e aspettato il risultato finale. Che dire dopo la visione? Il buon Craig supera la prova e va ben oltre le basse aspettative che avevo: rimane sempre difficile riuscire ad identificarlo come 007, ma riesce comunque ad essere convincente nel ruolo. Lo aiuta soprattutto la storia, che lo vede agente inesperto (in questo film fa molti errori e ne prende veramente tante) ma dallo charme inconfondibile e dalla battuta sempre pronta. Diretto da Martin Campbell e tratto dal primo romanzo (Casino Royale) che Ian Fleming dedicò alla spia delle spie, il film ha tutti gli elementi del classico Bond movie: azione, spionaggio, belle donne e belle macchine. Come ogni buon blockbuster che si rispetti, il film è infarcito di tante sequenze acrobatiche "impossibili" e altamente spettacolari ma se posso sbilanciarmi in un giudizio tutto personale, la parte più bella (anche se più "statica") è quella della partita a poker. Un bel film di 007 insomma, come non si vedeva da anni. Non si tratta certo di un capolavoro ma se volete passare una serata con un film che non necessiti particolare impegno, questo è il titolo giusto.

Wednesday, May 16, 2007

Johnnie To Once More

Un uomo e una donna, entrambi truffatori e ladri professionisti, provenienti da famiglie molto più che benestanti, ottimi studenti ma con un' inclinazione incontrollabile per la cleptomania. Due spiriti affini, anime gemelle se vogliamo, destinate a stare insieme. Si sposano e da marito e moglie continuano le loro illecite attività. Tutto procede nel migliore dei modi fino al giorno in cui, dopo l'ennesimo furto, lui decide di lasciarla asserendo come motivazione una ripartizione della refurtiva poco equa. Si rincontrano due anni più tardi: lei è corteggiata da un giovane ricco e un tantino insulso, ma quello che le interessa veramente sono i gioielli della futura suocera. Per entrarne in possesso, senza destare sospetti, organizza un elaborato stratagemma. Non ha fatto i conti con il suo ex marito che si intromette nel piano e la anticipa, portandole via la collana che tanto desiderava. Anche lui desiderava quella collana? O era solo un espediente per impedire alla donna di sposarsi? Quale che sia la risposta, sarà inevitabile per i due riavvicinarsi "professionalmente" e sentimentalmente. Dopo PTU, prosegue la fruttuosa collaborazione tra Ripley Home Video e Far East Film Festival, nella pubblicazione in DVD di titoli ricercati della cinematografia asiatica. Il secondo titolo della collana è questo Yesterday Once More di Johnnie To (il prossimo sarà A Hero Never Dies!!!!!!). Come mai la scelta sia ricaduta su questo titolo non è cosa difficile da immaginare: Johnnie To è da anni ospite graditissimo del Far East Film Festival e per omaggiare la città organizzatrice dell'evento, Udine, il regista di Hong Kong ha girato alcune bellissime sequenze del film nella strade della città friulana e nelle campagne. Ma c'era anche l'intenzione, probabilmente, di far arrivare un titolo che fosse rappresentativo di quella parte di filmografia che Johnnie To ha dedicato alla commedia. Yesterday Once More svolge egregiamente questo ruolo: frizzante, intelligente, commedia sentimentale mai scontata che, proprio come la vita, prende delle pieghe inaspettate ed imprevedibili. Tutto si regge sul continuo "tira e molla" dei due protagonisti, il gioco di inseguimenti e inganni talmente perfetto e collaudato che da solo lascia intendere la perfetta sintonia (e sincronia) di due vite assolutamente speculari tra loro. Ad interpretare la coppia, due vere super star del cinema di Hong Kong: Sammi Cheng (sempre bellissima) e Andy Lau (Infernal Affairs vi dice niente?) che riempe la scena anche quando non recita nessuna battuta. In definitiva un film piacevole e divertente, immancabile per gli estimatori di To. Ed io che sono tra questi, sono doppiamente soddisfatto nell' aver scoperto un lato del regista di hong kong che ancora non conoscevo.

Tuesday, May 15, 2007

Dark days are coming...

La terra è condannata. La nostra stella, il sole, fonte di vita per milioni di anni, si sta spegnendo. L' unica speranza è riposta in un progetto pazzesco: un' equipaggio di otto uomini alla guida di un modulo spaziale, dovrà portare un potentissimo ordigno nucleare e farlo detonare all' interno del sole. La speranza è che l' esplosione riattivi la stella morente. Della prima nave incaricata, la Icarus 1, si perdono le tracce. Viene allora organizzata una nuova spedizione, un nuovo equipaggio, nuova nave (Icarus 2) e una nuova bomba. Non ci sono possibilità d'errore questa volta, non ci saranno altri tentativi: tutte le risorse della terra sono state concentrate per creare quest'ultimo potentissimo ordigno nucleare, l'ultima speranza per l'umanità. La missione procede senza intoppi rispettando fedelmente la tabella di marcia fino a raggiungere l' orbita di Mercurio. Qui l' equipaggio intercetta un segnale d'allarme proveniente dalla Icarus 1. Le speranze che ci siano sopravvissuti all' interno sono pari a zero ma la possibilità di recuperare l'ordigno inesploso fa optare gli uomini a bordo per un cambio di rotta in direzione del segnale di soccorso. Ma questa modifica nel piano di volo non si rivelerà essere una scelta molto felice. Diavolo di un Boyle! Mentre nel mondo ci si mobilita (anche cinematograficamente) per sensibilizzare opinione pubblica e governi sul problema del riscaldamento globale, ecco che il regista inglese porta sul grande schermo una storia fantascientifica "controcorrente" (per non dire alquanto improbabile): il sole con la sua morte decreterà irrimediabilmente anche la nostra. Come lo schifosissimo The Core insegna, maneggiando una storia "impossibile"come questa, si ha un buon 90% di rischio di precipitare irrimediabilmente nella vaccata. Ma già con 28 Giorni Dopo, Boyle ha ampiamente dimostrato la sua capacità di rischiare e di saper gestire generi cinematografici molto differenti tra loro. Ed eccolo in un ennesimo moto eclettico, tuffarsi nello spazio in direzione del sole. Per farlo pesca a piene mani dai classici del genere (2001 Odissea nello Spazio di Kubrick e Solaris di Tarkovsky), omaggiando senza mai plagiare, mettendoci molto di suo specialmente nella splendida parte finale del film. Come i suoi illustri predecessori, Danny Boyle va ben oltre il racconto fantascientifico per approdare ad una riflessione più profonda che già fu perno di Stalker, altro capolavoro del cinema fantascientifico: lo scontro (eterno) tra fede e scienza (tra l'altro ben miscelato nella parte più thriller della pellicola). Visivamente parlando il film è semplicemente magnifico: basterebbe lasciarsi trasportare dal talento visionario di Boyle (che qui gioca sapientemente con le luci) per ritenersi più che soddisfatti dalla pellicola. Ma ho gia detto troppo, lasciatemi solo qui ora, nel buio dell' osservatorio. Il Sole è li di fronte a me. Abbasso il livello dei filtri quello che basta perché i miei occhi non brucino, mi lascio avvolgere dalla luce e che ciò che era cenere ritorni alla cenere...una sorpresa inaspettata non c'è che dire.

P.S.: ringrazio per l'ennesima volta
Hawke per avermi consigliato questa visione e vi invito ad un' attenta lettura del post che ha dedicato al film.

Monday, May 14, 2007

"Inquieto giace il capo che porta la corona"

Qualcosa sta cambiando in Inghilterra: dopo 18 anni di governo conservatore, nel maggio del 1997, Tony Blair (leader labourista) diventa primo ministro. Pochi mesi dopo, il 31 agosto del 1997, Diana Spencer muore in un tragico incidente insieme al compagno Dodi al-Fayed e all'autista che li accompagnava. La loro Mercedes va a schiantarsi contro un pilastro del tunnel dell' Alma a Parigi. La notizia si diffonde in fretta generando commozione in ogni angolo del globo ma soprattutto in Inghilterra dove, la "Principessa del Popolo" (così venne prontamente ribattezzata) era molto amata. Silenzio e segnali di apparente indifferenza sembravano giungere dalla Regina e dalla famiglia reale in vacanza nella loro residenza estiva. Il popolo britannico non sembra gradire per niente questo atteggiamento e il favore verso la monarchia e la Regina raggiungono presto i minimi storici. A quasi una settimana dalla scomparsa della Principessa, la Regina rientra a Buckingham Palace per la prima apparizione pubblica dinanzi al suo popolo in lutto, un giorno prima di una delle più mastodontiche cerimonie funebri che la storia ricordi. Il film di Stephen Frears, scritto con Peter Morgan, racconta tra realtà e finzione la vita della Regina Elisabetta in quella settimana, i suoi sentimenti in continuo contrasto con la tradizione e i suoi dialoghi di confronto con il neo primo ministro Blair. Ed è il delicato equilibrio fra realtà (rappresentata da immagini trasmesse dai telegiornali in quei tragici giorni) e la finzione cinematografica (che copre i giorni di silenzio dalla morte di Diana a i suoi funerali) la prima cosa con la quale si deve venire a patti se si vuole apprezzare l'ultimo lavoro di Frears. Io per primo temevo di trovarmi in difficoltà con un genere che faccio fatica a digerire: invece con mia grande sorpresa, il regista inglese tira fuori dal cilindro un film dal ritmo costante, dalla struttura solida, il tutto condito da una costante ironia mai fuori luogo. Ma sono soprattutto i ritratti umani qui rappresentati, a risultare assolutamente pregevoli e credibili: Tony Blair, che dovrebbe risultare il modernizzatore della Costituzione britannica, si fa primo difensore della Regina intuendo l'importanza che questa figura rappresenta per il popolo. La Regina Elisabetta, donna forte, stoica, costretta da un'evento di proporzioni straordinarie (e per lei incomprensibile) a scendere a patti con tradizioni centenarie, pur di riavvicinarsi al suo popolo. Dopo aver visto la straordinaria interpretazione di Helen Mirren non posso che confermare il merito con il quale si è aggiudicata tutti i premi che ha vinto per questa interpretazione.

Sunday, May 13, 2007

Lyric of the Week / COLDPLAY - THE SCIENTIST

Come up to meet you, tell you I'm sorry
You don't know how lovely you are

I had to find you
Tell you I need you
Tell you I set you apart

Tell me your secrets
And ask me your questions
Oh, let's go back to the star

Running in circles
Coming in tales
Heads on a science apart

Nobody said it was easy
It's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be this hard
Oh, take me back to the star

I was just guessing
At numbers and fingers
Pulling the puzzles apart

Questions of science
Science and progress
Do not speak as loud as my heart

Tell me you love me
Come back and haunt me
Oh, and I rush to the start

Running in circles
Chasing our tails
Coming back as we are

Nobody said it was easy
Oh, it's such a shame for us to part
Nobody said it was easy
No one ever said it would be so hard
I’m going back to the start...

Oh ooh ooh ooh ooh
Ah ooh ooh ooh ooh
Oh ooh ooh ooh ooh
Oh ooh ooh ooh ooh

Friday, May 11, 2007

Alcuni miti ritornano...passando per il cinema!

Vada per il cinema impegnato. Vada pure per il cinema giapponese, coreano e cinese. Ma il bambino dentro di me scalpita per poter mettere gli occhi su questi due titoli:

TRANSFORMERS


TMNT

Che faccio? Lo accontento? ^_________^

Thursday, May 10, 2007

Ma qualcuno si ricorda di: FOOD FIGHTERS

Non si poteva non parlare di giocattoli. Ne avevo già fatto accenno nel primo post della rubrica "Ma Qualcuno Si Ricorda Di...?" e giunti alla quinta puntata ecco che diventa l'argomento principale. Questo perché sono convinto, amici miei e lettori affezionati, che la mia "generazione" (io son del '79) abbia avuto la fortuna di vivere il periodo d'oro del giocattolo classico: abbiamo avuto i Transformars, i G.I. Joe, gli Exogini, i Ghostbusters senza dimenticare Lego e Playmobil. Vorrei sapere se i bambini di oggi sono altrettanto fortunati, ma credo proprio di no. La tendenza generale, che vede il mondo dei videogiochi in continua espansione, è quella di avvicinare i bambini (in maniera anche troppo precoce) a Playstation, Game Boy e via dicendo. A scanso di equivoci ci tengo a ribadire che non sono di quelli che demonizza i videogiochi, anzi! Dico solo che si dovrebbe riscoprire il piacere del gioco tradizionale (vogliamo parlare della soddisfazione del primo Lego costruito tutto da solo?^_____^). Per i videogiochi ci sarà tempo più in la. Mamma quanto mi sto dilungando! Prima che tutti voi fuggiate annoiati verso altri blog, ritorno sull' argomento di oggi, i giocattoli appunto, e per solleticarvi la memoria ne ho scelto uno moooooolto particolare: i Food Fighters.
Tra il 1988 e il 1989, la Mattel distribuì questa curiosa e strampalata serie di 10 action figures ispirate al mondo del cibo: si va dall' hamburger all' hot dog, dal gelato al biscotto, dalla pizza alle patatine fritte, tutte rigorosamente rivisitate in versione militare. Questi cibo/soldati erano tutti dotati di espressione facciale, braccia e gambe, cappello, zainetto e, naturalmente, un' arma. Erano divisi in due squadre: i verdi (nella foto in alto, dalla prima fila partendo da sinistra) conosciuti come i Kitchen Commandos, contavano tra le loro fila Burgedier General, Major Munch, Lieutenant Legg, Sergeant Scoop e Private Pizza. I Refrigerators Rejects erano i neri composti da (foto al centro sempre dalla fila in alto partendo da sinistra) Mean Weener, Chip the Ripper, Short Stack, Taco Terror e Fat Frenchy. Naturalmente una battaglia che si rispetti non può essere combattuta senza mezzi ed ecco che nei negozi di giocattoli arrivano anche un' elicottero/padella (Fry Chopper), una carro/cartone per uova con tanto di cannone ketchup (Combat Carton) e una piastra/catapulta (BBQ Bomber) (nella foto in basso un paio d'esempi). A parte i mezzi, pian piano sono riuscito ad avere tutti i personaggi e mi ricordo come fosse ieri quanto mi divertivo senza pormi tante domande sulla stranezza di quei personaggi...e questo è anche il bello di essere bambini ^_____^. Ma adesso che son cresciuto mi chiedo il senso di creare una linea di giocattoli costituita unicamente da soldati dalle sembianze di cibi da fast food. Ed ecco che la Madre di tutte le Reti giunge in mio soccorso con il sempre ottimo sito Wikipedia: a quanto pare le intenzioni iniziali della Mattel erano di distribuire queste action figures nei fast food, come omaggio nei menù completi. Secondo il sito www.dimenticatoio.it in Italia era la catena Burghy ad occuparsene. Da che mi ricordi io, il primo Burghy a Cagliari è arrivato negli anni 90 inoltrati, perciò il mio punto di riferimento è sempre stato il caro, vecchio e amabile negozio di giocattoli ^_____^. Bene siamo giunti alla fine (contenti? ^___*) e nel darvi appuntamento a giugno, come di consueto vorrei invitare i lettori dell' ultima ora alla lettura dei primi quattro post della rubrica. Alla prossima ^___*.

Wednesday, May 09, 2007

De Palma e il noir

Los Angeles, 1947. Lee Blanchard e Bucky Bleichert sono due poliziotti che provengono entrambi da un passato da ex-pugili. Questa loro attitudine viene sfruttata dal dipartimento di polizia, in un incontro di box tra i due con l'unico scopo di far approvare un decreto legge per garantire nuovi finanziamenti alle forze dell' ordine. Per il loro impegno "alla causa", i due vengono premiati con una cospicua somma di denaro e con una promozione professionale. Diventati agenti della mandati, Lee e Bucky cominciano a fare coppia sul lavoro instaurando anche un bel rapporto d'amicizia. Bucky inizia a frequentare costantemente casa di Lee che divide con la sua attuale compagna Kay, donna che tirò fuori da qualche affare poco pulito qualche anno prima. L' idillio che si è creato in questo strano triangolo, si spezza quando viene ritrovato il cadavere orrendamente mutilato della giovane Elizabeth Short. La morte orrenda della ragazza, ex prostituta con aspirazioni d'attrice conosciuta come Dalia Nera, colpisce profondamente Lee in una maniera che Bucky non riesce a spiegarsi. Ossessionato dal caso Lee sembra perdere la ragione tanto che, per aiutare l'amico, anche Bucky comincia le sue indagini che lo portano a Madeleine Scott, giovane figlia di un' importantissimo immobiliarista. Il fatto che Madeleine abbia conosciuto Elizabeth parrebbe solo una coincidenza e Bucky comincia ad intrecciare una relazione con la giovane. Ma forse il marcio dietro la morte della Dalia Nera va molto più nel profondo di quello che Bucky poteva immaginarsi. Mi piace il noir. Le sue atmosfere, i suoi personaggi "sporchi", le dark ladies. E mi piace tanto anche Brian De Palma: mi esalto sempre con Scarface, adoro Carlito's Way e non mi faccio mai mancare una visione de Gli Intoccabili quando capita l' occasione. Potete capire quindi che mi sono avvicinato a questo film speranzoso e con aspettative medio/alte...che sono state parzialmente deluse. Da un punto di vista puramente registico, niente da dire: De Palma muove la macchina da presa con assoluta maestria, rendendo giustizia al genere e regalando alcune sequenze veramente memorabili. Assolutamente da vedere e rivedere la sequenza del ritrovamento del corpo di Elizabeth Short. Quello che non mi ha proprio convinto è una sceneggiatura che pare troppo "concentrata". Non conosco il testo originale di James Ellroy dal quale è tratta la sceneggiatura, ma la quantità di avvenimenti, intrecci e personaggi mi fa intuire una complessità di fondo che non trova nella sua trasposizione filmica un' adeguata rappresentazione. Lo spettatore viene travolto da un eccessivo accumulo di avvenimenti, rivelazioni e nomi, che rendono veramente arduo seguire con piacere un intreccio che risulta comunque pressoché perfetto. La principale vittima di quanto appena scritto, sono i personaggi che sembrano appena abbozzati. In questo senso, non aiuta neanche un cast di tutto rispetto che vanta tra i suoi nomi Aaron Heckart, Josh Harnett, Scarlett Johansson e Hilary Swank. Nessuno riesce ad essere particolarmente incisivo nel suo ruolo e le interpretazioni, specialmente quelle femminili, risultano piatte e inadeguate. Non mi sento di bocciare il film a priori e mi riservo assolutamente una seconda visione proprio in virtù del rispetto che ho per De Palma. Nel frattempo mi sento di consigliarvi la visione del bellissimo L.A. Confidential su regia di Curtis Hanson, sempre tratto da un romanzo di Ellroy.

Tuesday, May 08, 2007

Non c'è trucco, non c'è inganno...o forse si?

La vita dell' illusionista è costantemente segnata da innumerevoli sacrifici personali e fisici. Una vita votata al segreto, al celare con abilità quello che non deve essere visto, mostrando al pubblico unicamente ciò che lui vuole che vedano, quel prodigio che affascina tutti, la "magia" che fa sgranare gli occhi e lascia a bocca aperta. Siamo a Londra nel 1800 ed è questa la vita che aspetta i giovani apprendisti Robert Angier e Alfred Borden. In attesa che qualche teatr o li ingaggi per i loro spettacoli personali, si limitano a fare le comparse, i finti volontari, negli spettacoli di grandi illusionisti. Proprio durante uno di questi, una terribile tragedia separerà per sempre Angier e Borden segnando la fine della loro amicizia e l' inizio delle singole carriere. Quella che comincia come una vendetta, si trasforma in una accesa rivalità, una guerra per accaparrarsi l'uno dei segreti dell' altro. In questa corsa al "prestigio" perfetto con l'obiettivo di diventare i più grandi illusionisti di tutti i tempi, i due uomini perderanno quanto di più caro hanno al mondo e quando non gli rimarrà che la loro umanità, saranno ormai sull' orlo dell' eterna dannazione. Non mi voglio dilungare oltre, ne abbondare in particolari nel raccontarvi la trama del film, perché questo rovinerebbe la visione a coloro che ancora non avessero posato gli occhi sull' ultimo film di Christopher Nolan. Tratto dal romanzo di Christopher Priest, The Prestige tratta argomenti che ben si sposano con la più grande illusione di tutti i tempi: il cinema. E chi meglio di Nolan, che sin dagli esordi ha basato il suo cinema sull' "illusione", poteva dirigere questo film? Nolan insieme al fratello Jonathan, adatta il testo originale per lo schermo e avvalendosi di un cast di tutto rispetto mette in scena il suo spettacolo. I suoi volontari (o complici se preferite) sono Christian Bale e Hugh Jackman (ma occorre citare un supremo Michael Caine e la sempre bellissima Scarlett Johansson) che interpretano i due illusionisti Borden e Anger, due personaggi tipicamente "Nolaniani": dediti anima e corpo al loro mestiere, pronti ad ogni sacrificio pur di ottenere ciò che vogliono (come il detective Will Dormer di Insomnia), anche celare o giocare ambiguamente con la propria identità (Batman qui è un' esempio perfetto). Sfruttando abilmente i mezzi a sua disposizione, Nolan usa il montaggio non lineare (così come già fatto in Following e Memento) costringendo l'attenzione dello spettatore a focalizzarsi sulla ricostruzione della vicenda narrata ("And there's no time to analyse" canta Thom Yorke nei titoli di coda) da due punti di vista differenti, ma soprattutto, in due frangenti temporalmente distanti tra loro. Con una narrazione serrata che non cede mai il passo a cadute di tono, Nolan ci conduce ad una conclusione dove svela tutte le sue carte e fa coincidere abilmente il suo "prestigio" filmico con quello narrativo. Poco importa se sul finale si precipiterà quasi nella fantascienza: a quel punto sarete già caduti nella splendida "trappola" che Nolan ha imbastito per voi, vittime inconsapevoli di un trucco/inganno dal quale non potrete distogliere il vostro sguardo. Abracadabra.

Monday, May 07, 2007

"We think the same things at the same time, we just can't do anything about it"


THOM YORKE
SPITTING FEATHERS (2006)

1) The Drunkk Machine
2) A Rat Nest
3) Jetstream
4) Harrowdown Hill (Extended Mix)
5) Iluvya
6) Harrowdown Hill (Video)

Risale ormai a luglio dello scorso anno l'uscita del primo album solista del front man dei Radiohead, Thom Yorke. Il disco in questione, The Eraser, si è rivelato un'autentica sorpresa sia a livello qualitativo (e sulla validità del suo autore non si discute) che a "longevità d'ascolto". L' album è una vera perla, composto da nove tracce non tutte di facile "digestione", da ascoltare tutto d' un fiato...ed è una cosa che faccio regolarmente da quando mi è stato regalato lo scorso agosto. Ma non voglio dilungarmi oltre visto che ne ho già parlato in un post apposito, qualche mese fa (procuratevi questo disco, non mi stancherò mai di dirlo!!!). Tra novembre e dicembre del 2006, Thom ha rilasciato unicamente sul mercato giapponese (sono sempre i più fortunati!) un' EP (Extended Playing) che va ad integrare, e se vogliamo a completare, il "discorso" aperto con The Eraser: Spitting Feathers. Visto che mio cugino è stato in vacanza nella Terra del Sol Levante a gennaio, credete che non abbia approfittato dell' occasione per farmelo procurare?. Certo che ne ho approfittato ^____^. Cinque sole tracce compongono il cd: si va da The Drunkk Machine (dal cui testo nasce il titolo del cd) al remix della bellissima Harrowdown Hill (non eccezionale questa versione), per chiudere con Iluvya, dichiarazione d'amore imprigionata in un beat ossessivo composto da molteplici campionamenti. Vera chicca di questo EP, è la presenza di una traccia video contenente la clip di Harrowdown Hill. Avendolo già proposto quando parlai del disco, ho deciso di postare solo per voi (e non dite che non vi penso ^___^) il video promozionale di Black Swan e quello di una versione acustica di The Clock, entrambe estratte da The Eraser naturalmente.


BLACK SWAN VIDEO


THE CLOCK - LIVE ACOUSTIC VIDEO