Thursday, November 30, 2006

Metti una sera a cena...ovvero, lo scambio culturale nuoce gravemente alla salute

Nuova (e speriamo non ultima) incredibile puntata di "Metti una sera a cena" caratterizzata dalla presenza dei soliti loschi figuri e da pietanze nipponiche veramente eccezzionali. Via con le foto:

29/11/06

"Eccoci qui...vi prego..abbiate pietà..."

"Uh-uuuuh un nuovo tipo di soba!!!"

"Un applauso a chi mangiava giapponese per la prima volta"

"Ed eccolo in tutto il suo splendore: OKONOMIAKI"

"Un piccolo assaggio per tutti...peccato T_____T"

"Il mio primo boccone di okonomiaki...troppo buono (grazie N-chan!!!)"

"Ed ecco quello di Rosuen"


"Acc...non mi ricordo il nome...butanqualcosa (Nick aiuto!!!) cmq maiale e zenzero, buonissimo"

"Deiv con la sua mamma (non necessariamente in quest'ordine)"


"Nick sorge dietro la sua PSP"

"Ma che gesti fa quello sulla destra?!?"

"O c'è qualcosa sul soffitto, o sta pregando che quei due davanti schiattino"

"Trovato niente li dentro? Dalla faccia di Deiv si direbbe di si..."

Wednesday, November 29, 2006

A hero from 70's reborn

Il nostro mondo è sconvolto dalla guerra. Mentre Europa e Asia si combattono ferocemente, il professor Azuma annuncia al mondo la sua scoperta: le neocellule, ovvero le cellule originali della razza umana, capaci di autorigenerarsi. Le applicazioni in campo bellico attirano subito le autorità militari ma il vero scopo di Azuma era di uilizzarle per curare la moglie da tempo afflitta da un male degenerativo. La sua ricerca lo ha allontanato dalla famiglia e i rapporti con il figlio Tetsuya sono al punto di rottura. Forse per andare contro il volere del padre, o per puro spirito patriotico, Tetsuya decide di partire per la guerra lasciando sola la sua fidanzata, Luna. Costretto a subire a perpetrare lui stesso terribili atrocità morirà un'anno dopo sui campi di battaglia. Nel frattempo, durante la sperimentazione delle neocellule, "un'incidente" nelle vasche di coltura, le attiva e spontaneamente generano una nuova forma di vita. La maggior parte di questi nuovi esseri umani viene subito sterminata dai soldati ma i pochi che riescono a mettersi in salvo, giurano vendetta contro gli uomini. Azuma decida allora di resuscitare suo figlio con le neocellule e ne affida il corpo rianimato alle cure del padre di Luna, esperto nella progettazione di esoscheletri militari. Per permettere al corpo di Tetsuya di contenere l'espansione incontrollata delle neocellule, lo riveste con un' armatura di ultima generazione: e così nasce Kyashan. Riproporre sullo schermo personaggi di trent'anni fa non è cosa facile, in particolar modo perche dagli anni 70 a oggi l'approccio e i fruitori sono radicalmente cambiati. Look e costumi sgargianti non funzionano più, così come, quell' ingenua e netta distinzione tra buoni e cattivi, non è più proponibile alle generazioni smaliziate dei giorni nostri. Hideaki Anno questo l'aveva già capito, ed è grazie a idee e soluzioni moderne che è dovuto il successo dell' anime cult per eccellenza degli anni '90, Neon Genesis Evangelion. Sulla base dell'esperienza di Anno e di altri autori, viene "riportato alla vita" Kyashan, protagonista di una vecchia serie d'animazione che vanta ancora oggi tantissimi appassionati anche in Italia. Da serie animata, Kyashan diventa film con attori in carne e ossa che si muovono su fondali ricreati al computer in post-produzione. Per quanto riguarda i contenuti, cominciamo dalla tematica principale sulla quale si basa il film, ovvero al guerra, combattuta da uomini contro altri uomini, niente robot o simili. Gli uomini vogliono sopprimere i neoroidi, questi vogliono affermare il loro diritto ad esistere e sterminare la vecchia umanità dalla faccia della terra. Kyashan più che eroe, è l'ibrido, l'anello di congiunzione tra umani e neoroidi, che combatte al propria battaglia per salvare le persone che ama. Quello che mi ha sorpreso e anche favorevolmente colpito, sono i vari parallelismi religiosi che si possono cogliere nella storia: la "genesi" quasi divina dei neoroidi, l'esodo di questi ultimi verso una "terra promessa" o il "sacrificio" per dare una nuova speranza all'umanità. Kazuaki Kiriya, cresciuto artisticamente con i videoclip, esordisce alla regia nel lungometraggio partorendo un prodotto profondo nei contenuti, adrenalinico, e semplicemente magnifico visivamente. Il film piacerà ai nostalgici delle serie animate anni '70 ma storceranno un po' il naso nel vedere il personaggio e la storia così rivoluzionati. Gli altri lo disprezzeranno o ne rimarranno affascinati (tra questi ci sono anch'io).

Tuesday, November 28, 2006

La lunga notte di Johnny To

Prima di cominciare, tengo a precisare che non sono un conoscitore del cinema di Johnny To. L'unico film del regista cinese che ho visto, a parte questo PTU naturalmente, è Breaking News del 2004 perciò il mio commento si baserà su quanto trasmessomi da queste pellicole. In breve al trama: La città è Hong Kong. Sembra una notte come tante altre, polizia e malavita si contendono le strade deserte come sempre inconsapevoli del fatto che il destino muove lentamente i suoi ingranaggi: Il detective Lo perde la sua pistola, fatto che potrebbe costargli la promozione a cui ambisce. una squadra di PTU (Police Tactical Unit) guidata da Mike, decide di aiutarlo a ritrovarla e coprirlo almeno fino al mattino seguente. Nel frattempo un teppista si diverte a sfasciare i vetri delle macchine, il figlio di un malavitoso viene ammazzato, il boss di una gruppo rivale viene ritenuto responsabile e dei contrabbandieri stanno per concludere un affare. Si prospetta per tutti loro una lunga, lunghissima notte...Johnny To firma su queste basi un film "notturno", un poliziesco atipico incentrato sopratutto sui personaggi e che lascia le vicende malavitose in secondo piano, a fare da collante tra le varie storie. Con precisione chirurgica e una buona dose di ironia, muove tutti i personaggi come in una scacchiera e accumulando situazioni paradossali, coincidenze, malintesi, farà convergere tutti in un unico punto allo stesso momento regalandoci una sequenza finale veramente d'effetto e assolutamente azzeccata. Impossibile non citare la splendida colonna sonora che per tutto il film accompagna le immagini, prendendo alle volte il sopravvento diventando l'assoluta protagonista. Caldamente consigliato.

Monday, November 27, 2006

Fibonacci, Da Vinci, Priorato di Sion, Opus Dei...ci siete tutti? Si? Bene! Ora datemi una pistola...

Quando Sauniere, curatore del Louvre, viene trovato morto in circostanze misteriose, il commissario della polizia francese Fache, chiama il professor Robert Langdon, per aiutarlo nelle indagini. Creduto colpevole dell'omicidio, Langdon è costretto a fuggire insieme alla crittografa Sophie Noveau. I due nel tentativo di scoprire il responsabili della morte del vecchio curatore, porteranno alla luce un segreto tenuto nascosto per migliaia di anni e che se rivelato, potrebbe ribaltare le basi stesse su cui si fonda la religione Cristiana. Il Codice Da Vinci è una "macchina" per far soldi, questo è un fatto innagabile. Il romanzo di Dan Brown ha avuto un successo incredibile, accresciuto in maniera direttamente proporzionale alle polemiche suscitate dal testo, ma non è mia intenzione trattare adesso l'argomento. Fatto sta che il libro, tra ristampe varie ed Edizioni Speciali, è rimasto in classifica per diversi anni. Era lecito (e anche logico) aspettarsi una trasposizione cinematografica che non ha certo tardato ad arrivare. Ron Howard alla regia e Akiva Goldsman alla sceneggiatura, si son fatti carico di questa grande responsabilità, certi della risposta positiva del pubblico, composto da lettori del romanzo o semplici curiosi. Ed in effetti il successo di pubblico non ha certo tardato ad arrivare, decretando Il Codice Da Vinci, come il film più visto della stagione 2005/2006, almeno in Italia. Ma a fronte di un tale trionfo commerciale, corrisponde un film con grosse lacune, mi duole ammetterlo, sia in ambito registico che di scrittura. Ma andiamo con ordine: se da un lato è pregevole il tentativo di rimanere per quanto possibile fedeli al testo originale, dall'altro questo si è tradotto in una sceneggiatura che in due ore e mezza condensa una marea di nozioni e avvenimenti difficili da digerire. Chi ha letto il libro non avrà certo problemi, ma chi si avvicina al soggetto per la prima volta? Si troverà davanti ad un film con sequenze che si susseguono a ritmo vertiginoso, inframezzate da superficiali spiegazioni, flashback a carattere storico ed enigmi degni della Pagina della Sfinge della Settimana Enigmistica. Come se non bastasse, Ron Howard ci regala una delle sue regie meno ispirate, senza nessuna sequenza di rilevo e alcune veramente ridicole (la fuga in retromarcia per ele strade di Parigi a bordo di una Smart, e il tentativo di Sophie di camminare sull'acqua). Il nutrito cast di attori, fanno a gara a chi riesce ad essere più insignificante: il primo posto se lo aggiudicano ex equo Audrey Tatou e Jean Reno, seguiti da Alfred Molina e Tom Hanks. Una spanna sopra gli altri Paul Bettany e (non ci sarebbe bisogno nemmeno di dirlo) Ian McKellen. Insomma, se siete tra i pochi che non hanno letto il romanzo di Dan Brawn, vi consiglio di andare in libreria e comprarne una copia: non sarà il libro più bello mai scritto (anzi tutt'altro) ma se non altro si rivelerà discretamente piacevole. Se invece avete due ore e mezza da buttare, guardatevi pure il film, ma vi consiglio di sfruttare in maniera più costruttiva il vostro tempo: potreste, per esempio, piantare un albero o semplicemente girarvi i pollici.

Sunday, November 26, 2006

Una domenica a Santadi

Breve reportage fotografico della sagra "Pa(e)ne & Olio in Frantoio" che si è tenuta oggi a Santadi:


"The way to Santadi"

"Visione di piazza Marconi


"Sa ziedda preparuenda su coccoi"


"Su coccoi"



"Alcuni vestiti tradizionali...rigorosamente da dietro"


"Momes e Momis pappuenda"



"Tra ciuchi e cavalli"


"The way back"

Friday, November 24, 2006

"Per la divisione, Jack è sacrificabile..."

Abib Marwan ha rapito Jack Bauer e per coprire il "furto" di un caccia stealth, decide di scambiarlo con il figlio della famiglia Araz. Nonostante un cecchino, Jack viene tratto in salvo ma Beruss finisce nelle mani di Marwan. Prima dello scambio, Jack aveva creato un corto nella linea telefonica del nascondiglio di Marwan, permettendo così al CTU di rintracciarlo. Grazie alle informazioni qui raccolte, scoprono il piano di abbattere con un aereo stealth l'Air Force One e nonostante gli sforzi non possono impedire l'inevitabile: l'aereo presidenziale viene colpito dall'esplosione di un caccia di scorta...

"24 sta per cominciare...il nostro obiettivo stasera è chiaro"


"Jack è prigioniero ma non si è certo arreso"


"Incredulità durante certe affermazioni vomitate dai soliti miscredenti"


"Si fa il possibile per mantenere comunque un certo contegno..."


"...trattenersi costa gravi sacrifici..."

"...e alla fine con gioia e tripudio, scoppia la sagra della derisione!"


E ora per i più affezzionati, un paio di video


Un saluto Amici Miei...

Settimana di lutto per il mondo del cinema. Dopo Robert Altman, si è spento anche l'attore Philippe Noiret.

Mi sembrava doveroso cogliere l'occasione per un saluto ad una colonna portante della musica mondiale, visto che oggi ricorre il 15° anniversario della sua morte.

Lyric of the Week / U2 - THE SWEETEST THING

My love, she throws me like a rubber ball
(Oh, Oh the sweetest thing.)
But she won't catch me or break my fall.
(Oh, Oh the sweetest thing.)
Baby's got blue skies up ahead
But in this, I'm a raincloud
She like a dry kind of love.
(Oh, Oh the sweetest thing.)

I'm losin' you, I'm losin' you
Ain't love the sweetest thing

I wanted to run, but she made me crawl
(Oh, Oh the sweetest thing.)
Eternal fire, she turned me to straw.
(Oh, Oh the sweetest thing.)
I know I got black eyes
But they burn so brightly for her
I guess it's a blind kind of love.
(Oh, Oh the sweetest thing.)

I'm losin' you, I'm losin' you
Ain't love the sweetest thing
Ain't love the sweetest thing

Blue-eyed boy meets a brown-eyed girl.
(Oh, Oh the sweetest thing.)
You can sew it up, but you still see the tear.
(Oh, Oh the sweetest thing.)
Baby's got blue skies up ahead
But in this, I'm a rain-cloud,
You know we've got a stormy kind of love.
(Oh, Oh the sweetest thing.)

Thursday, November 23, 2006

I Love You...forse volevi dire Su-Ki-Da

"Ti Amo", due semplici parole, brevi ma profonde, capaci di esprimere quel sentimento che lega gli individui in maniera solida e invisibile...e forse proprio per questo, a volte sono le più difficili da pronunciare, semplicemente per l'incapacità di esprimere il più puro dei sentimenti, per la paura di non essere ricambiati o di essere feriti. Lo sa bene Yu, giovane liceale, innamorata di Yosuke un suo compagno di classe che ha abbandonato la squadra di baseball per dedicarsi alla musica. Yosuke passa i suoi pomeriggi in riva al fiume, suona continuamente gli accordi della canzone che stà scrivendo e Yu e li con lui che lo ascolta. Yosuke è segretamene innamorato della sorella maggiore di Yu, la quale ha recentemente subito la perdita di una persona a lei cara. Perciò, Yu decide di soffocare i suoi sentimenti e di permettere a sua sorella e a Yosuke di incontrarsi. Sfortunatamente, la sorella di Yu rimane vittima di un tragico incidente proprio mentre si recava al fiume per incontrare Yosuke. La ragazza entra in coma e le strade di Yu e Yosuke si separano per lungo tempo. Diciasette anni più tardi, Yosuke lavora nel campo della musica ma non è un musicista. Anche Yu lavora in ambito musicale e il destino vuole che i due ragazzi si incontrino, dopo tanto tempo, in uno studio di registrazione dove la ragazza si è recata per un provino. Quei sentimenti soffocati, tutte le parole non dette, l'amore tenuto chiuso in un angolo del cuore, tornano in superficie improvvisamente più vivi e forti che mai come se, tutti quegli anni, non fossero mai passati. Sarà proprio grazie ad un altro evento tragico che questi sentimenti verranno finalmente confessati. Alla sua seconda opera da regista dopo Tokyo.Sora, Hiroshi Ishikawa prosegue come nel suo precedente, con un approccio minimalista alla materia filmica. Le inquadrature, praticamente fisse e ripetute, ritagliano precisi momenti nelle vite dei protagonisti, aiutandoci a familiarizzare con i luoghi e con i personaggi, riempiendo con le immagini il vuoto lasciato dagli esigui dialoghi. Gli attori sono veramente azzeccati sia per i personaggi da giovani, che per i ruoli da adulti. Come per Tokyo.Sora i dialoghi sembrano essere improvvisati, lasciati unicamente alla sensibilità degli attori e il cielo riveste l'importante ruolo di muto testimone degli eventi. Un film bello ma difficile, dai tempi molto lunghi e lenti, consigliato unicamente a chi si avvicina al cinema non solo con gli occhi, ma anche con la mente e con il cuore.

Wednesday, November 22, 2006

Quel Diavolo griffato...


New York, una giovane neolaureata, Andy, desidera iniziare la sua carriera come giornalista. Sfortunatamente l'unica ocasione che gli si presenterà sarà quella di un posto nelle famosa rivista Runaway, come assistente della direttrice Miranda Priestly, vero e proprio guru dell'alta moda. Il posto è uno dei più ambiti nel campo, il problema è che Andy oltre a non avere niente a che fare con questo mondo, è costretta a farsi in quattro ogni giorno per accontentare le tiranniche richieste del suo capo. Così, determinata a resistere almeno per l'anno di apprendistato, Andy inizia lentamente a comprendere e a far parte del mondo dell'alta moda, rinunciando rinunciando alle cose in cui ha sempre creduto. Il film di David Frankel, tratto dal best seller omonimo di Lauren Weinsberg, si propone come commedia brillante ambientata in un mondo fascinoso e per molti irragiungibile se non dalle foto delle riviste patinate...o almeno sulla carta dovrebbe essere così. Quello che si nasconde dietro questa facciata è invece una sfilata di moda lunga due ore, che di commedia ha veramente ben poco, considerato che le risate latitano e che i "siparietti comici" riescono a strappare a malapena un abbozzato sorriso. A completare il quadro ci pensa una generosa infarcitura di buoni sentimenti e la classica moralità perduta e ritrovata. La nota positiva è rappresentata da una titanica Maryl Streep, che ci regala un'interpretazione di Miranda Priestly veramente favolosa. E' un vero peccato che un soggetto così interesante sia andato sprecato per adeguarsi ai classici clichè Hollywoodiani.

Tuesday, November 21, 2006

The Long Goodbye


E' morto oggi a Los Angeles, all'età di 81 anni, Robert Altman. Impossibile in un piccolo post rendere il giusto omaggio ad una delle figure più importanti del cinema mondiale, giustamente premiato con l'Oscar alla carriera nel 2006.

Provincia cannibale

Tra la fine degli anni sessanta e i primi anni settanta, due registi quasi sconosciuti rivoluzionarono completamente il genere horror e diedoro inizio a tutta una serie di sottogeneri come lo slasher movie, lo splatter, il gore e via dicendo. Questi illustri sconosciuti erano George Romero e Tobe Hopper che con i loro Night of the Living Dead (La Notte dei Morti Viventi) e The Texas Chainsaw Massacre (Non Aprite Quella Porta), si allontanarono dagli stereotipati "orrori" del genere, fatti di creature di fantasia, alieni, formiche e ragni giganti, portando la natura dell'orrore ad un livello più tangibile e "reale". Di Romero e dei suoi morti viventi ci sarà sicuramente occasione per riparlarne, concentriamoci quindi unicamente sul film di Hopper. Cinque ragazzi, che dagli indumenti ci suggeriscono essere yippie, viaggiano nel profondo Texas alla ricerca della casa che fu del nonno di uno di loro. Trovata la casa, alcuni di loro si avventurano nelle proprietà vicine alla ricerca di benzina ed è qui che uno dopo l'altro finiranno vittime di una feroce famiglia di cannibali. Ed è proprio per mano di questo nucleo familiare che Hopper, ispirandosi ad un fatto di cronaca realmente accaduto, manifesta come mai prima d'allora nella storia del cinema, l'orrore. La "famiglia" nella sua macabra diversità ci viene mostrata in comportamenti assolutamente normali che rendono il quadro ancora più macabro. Macellatori al mattatoio da generazioni, il nucleo è così composto: il padre conduce un piccolo emporio con tanto di pompa di benzina, si comporta in maniera seria con i figli, picchiandoli quando non fanno le cose per bene...come ad esempio lasciarsi scappare qualche sfortunato turista. Il figlio "artista", si diverte a disotterrare cadaveri e a comporli in macabre sculture. Poi c'è Leather Face, Faccia di Cuoio, diventato vera icona del cinema horror insieme a Nightmare, Jason e Michael Myers. Indossa sempre una maschera di pelle umana, grugnisce in maniera animalesca, si occupa della cucina e la sera indossa "il vestito buono" per andare a cena. Infine c'è il nonno, inchiodato ad una sedia, sembra mumificato, immobile...ma si risveglia appena assaporato nuovamente il sapore del sangue. Nessuna figura femminile è presente in questa casa, se non il cadavere rinsecchito di una donna in soffitta. A far da sfondo alle vicende c'è il profondo sud americano, chiuso, razzista, che non vede di buon occhio le intrusioni, gli stranieri e che "i panni sporchi preferisce lavarli in casa". E così vediamo i ragazzi sprofondare lentamente in quest'altra America, cadere lentamente ma inesorabilmente in una trappola troppo perfetta per essere casuale. Il film di Hopper nonostante i 33 anni sulle spalle, è ancora in grado, se non di spaventare, di diffondere una profonda inquietudine che si rinnova sempre ad ogni visione.

Monday, November 20, 2006

Black Holes & Soft Delusions


MUSE
BLACK HOLES & REVELATIONS (2006)

1) Take A Bow
2) Starlight
3) Supermassive Black Hole
4) Map Of The Problematique
5) Soldier's Poem
6) Invincible
7) Assassin
8) Exo-Politics
9) City Of Delusion
10) Knights Of Cydonia

E' usanza comune quella di accomunare nuovi gruppi emergenti a quelli già affermati. Anche i Muse non sono certo scampati a questa classificazione di massima e assolutamente inappropriata, venendo definti i nuovi Radiohead o il gruppo Post-Radiohead. A parte il fatto che non può esistere un gruppo post-Radiohead visto che il gruppo di Thom Yorke tutto può essere tranne che "passato", il paragone o la similitudine non regge visto che i Muse si son saputi ben distinguere con suoni e musicalità tutte personali. Il "destino" ha voluto però che questa estate, il nuovo dei Muse "Black Holes & Revelations" e "The Eraser" di Thom Yorke uscissero lo stesso giorno, precisamente il 7 luglio. Non conoscendo i dati effettivi di vendita non posso esserne certo, ma credo che i Muse abbiano sicuramente "piazzato" più copie del disco solita di Yorke. Avendo ricevuto entrabi i dischi per il mio compleanno posso sbilanciarmi su un giudizio personale e quindi assolutamnete soggettivo: The Eraser vince su tutta la linea, ma non mi dilungherò oltre visto che gli ho dedicato un post un mesetto fa. Concentriamoci quindi sul disco di Matthew Bellamy e soci: precisiamo che adoro i loro lavori precedenti, dal loro esordio con Showbiz, alla conferma con Origin Of Simmetry e la definitiva consacrazione con Absolution. Dove si piazza quindi questo Black Holes & Revelations? Diciamo che si piazza nel mezzo, rappresenta una sorta di stasi, di sicuro non un passo in avanti. Le sonorità sono sempre quelle, non si notano nè variazioni, ne tentativi di aggiornare un sound che comunque funzione sempre bene. I testi, quasi monotematici, sono ispirati principalmente alla situazione politica mondiale, guerre e via dicendo. Ho trovato molto interessante il tema della "distruzione" rappresentato dal buco nero, nelle canzoni Starlight e Supermassive Black Hole. Al di là di questo non considero questo lavoro dei Muse un brutto disco, solo leggermente inferiore, incapace di "acchiapparmi" come gli album precedenti. Tra le canzoni veramente degne di nota segnalo, oltre alle già citate Starlight e Supermassive Black Hole, Map of the Problematique e Exo-Politics, veramente molto belle.

Sunday, November 19, 2006

Non c'è solo Dario Argento, ovvero L'horror all'italiana visto da Pupi Avati

Esistono svariati film del patrimonio cinematografico italiano anni '70, considerati dei veri e propri cult. L' horror di pupi avati "La Casa dalle Finestre che Ridono" rientra a pieno titolo tra questi. Ambientato in paesino nella campagna fuori Ferrara, la storia racconta del un giovane pittore Stefano che viene chiamato per restaurare il dipinto di un pittore pazzo del luogo morto in circostanze misteriose. La speranza di chi abita in questo paese risiede nella possibilità che riportare allo stato originario un dipinto così importante possa in qualche modo essere un' attrattiva turistica per il luogo. La particolarità di questo pittore, tale Buono Legnano, risiedeva nei soggetti che prediligeva per i dipinti: persone in agonia. Stefano incontra nel paese l'amico che glia procurato il lavoro, Antonio, che lo mette in guardia sulle verità atroci che si celano dietro i dipinti di Legnano. La morte improvvisa e sospetta di Antonio, metterà molti dubbi nella mente di Stefano che oltre a procedere con il restauro, comincerà ad indagare sulla vita del pittore. Le sue ricerche porteranno a scoperte angoscianti e macabre. Quello che rimane impresso indelebilmente nella mente quanto si guarda questo film, non sono certo le interpretazioni degli attori che per un buon 60% sono poco più che guardabili. La messa in scena, tipica dei film horror, è infarcita di finestre che sbattono senza apparente motivo, ombre che si muovono, porte che cigolano, inquadrature che scrutano i personaggi da dietro un muro o da una porta socchiusa. Siamo ai classici del genere insomma. La cosa che veramente rimane impressa sono le ambientazioni, i luoghi dove si svolgono le riprese. Avati è riuscito a catturare una provincia desolata, inabitata, inquietante. Tutto sembra essere inabitato da tempo, sia la campagna con le sue vecchie ville e cascine che il paese, con le sue strade deserte, con isuoi abitanti che si celano con un muro di omertà per proteggere i loro vergognosi segreti, osservando il mondo da dietro le finestre, dalle fessure delle imposte abbassate. Per il resto il film tiene un buon ritmo, tra colpi di scena veramente d'effetto e qualche scena efferata più o meno gratuita. Con piacere segnalo Maurizio Costanzo tra gli sceneggiatori, cosa che mi ha piacevolmente sorpreso. Se penso all'immondizia che ha prodotto in televisione negli ultimi anni...

"If you always want what you can't have, what do you want when you can have anything?"

Uno dei maggiori vantaggi che offre internet a chi ha come me una passione per il cinema, sta nel permettere a chiunque di conoscere tutti quei film che vengono tenuti fuori dai canali distributivi del proprio paese, per motivi inspiegabili. Ed è proprio navigando nell'immensita della rete che sono incappato in questo Primer, opera prima del regista Shane Carruth che lo ha anche scritto, ripreso, montato, musicato e ne ha interpretato uno dei due ruoli principali. Quello che ha catturato la mià attenzione, sono state alcune frasi usate a scopo promozionale: la prima diceva "WHAT HAPPENS IF IT ACTUALLY WORKS?" e la seconda "DONNIE DARKO FOR GROWNUPS". Tralasciando il fatto che non ritengo affatto Donnie Darko un film "esclusivo" per adolescenti, è bastato questo per catapultarmi nella lettura di tutto ciò che riguardava questa pellicola. In ambito cinematografico il tema del viaggio temporale e delle sue implicazioni, funziona molto bene. Sono svariate le pellicole che trattano la tematica del viaggio nel tempo, dei paradossi temporali o dei circuiti temporali inspiegabili: il già citato Donnie Darko, L'esercito delle 12 scimmie, così come Strade Perdute o Jacob Ladder (Allucinazione Perversa in Italia), senza dimenticare il più commerciale Ritorno al Futuro. Per quanto sia poco realistico e altamente fantascientifico trovo l'argomento decisamente stimolante, specialmente quando viene applicato ad una solida, per quanto contorta, sceneggiatura. Dopo questa lunga introduzione arrivamo finalmente al film in questione: Primer narra la storia di un gruppo di giovani impiegati di una grossa compagnia che, nel garage di uno di loro, conducono degli esperimenti extra lavorativi nella speranza di riuscire a vendere uno dei loro brevetti. Due di loro, Abe e Aroon, in maniera del tutto involontaria scoprono che il loro apparecchio in grado di ridurre la massa degli oggetti al suo interno in mancanza di gravità, sembra possedere anche un'altra capacità: dentro l'apparecchio il tempo scorre in maniera diversa e assolutamente controllabile. Le applicazioni di una tale scoperta sono veramente infinite, ma la prima cosa che balza in mente ai due, è di fare un po' di soldi attraverso speculazioni finanziarie. Così dalle speriamentazioni su oggetti inanimati a quelle su esseri umani il passo è breve. Abe costruiscie un contenitore grande abbastanza da contenere un uomo e prova lui stesso il macchinario: l'effeto che otterrà sarà del tutto inaspettato. Non intendo raccontare oltre della trama per evitare di "spoilerare" troppo. Indubbiamente questo è un film dalla struttura molto complessa che necessita indubbiamente di più di una visione per riuscire ad avere un quadro completo e chiaro degli avvenimenti. Il pregi di questo film stanno nel essere girato come un simil-documentario, nei dialoghi scientifici(anche se seguire il film in lingua originale con i sottotitoli in inglese è abbastanza ostico) e nel cast di attori sconosciuti che interpretano personaggi del tutto anonimi e nella norma. Tutti questi fattori rendono il film assolutamente realistico e decisamente inquietante. Ottimo esempio di cosa il cinema indipendente, anche con un bassissimo budget (solo $ 7.000) ma con grandi idee, sia in grado di fare, Primer si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival del 2004.

Saturday, November 18, 2006

Lyric of the Week / DEPECHE MODE - ENJOY THE SILENCE

Words like violence
Break the silence
Come crashing in
Into my little world

Painful to me
Pierce right through me
Can't you understand
Oh my little girl

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

Vows are spoken
To be broken
Feelings are intense
Words are trivial

Pleasures remain
So does the pain
Words are meaningless
And forgettable

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

All I ever wanted
All I ever needed
Is here in my arms
Words are very unnecessary
They can only do harm

Friday, November 17, 2006

"Alcuni sono a proprio agio all'inferno..."

E' iniziata la seconda meta del Day4. Jack riesce a mettere in salvo Paul e i dati scaricati dai computer della McLeanin Foster che mette sulle loro traccie un gruppo di soldati armati. Jack si barrica in un negozio d'armi e da li si difende fino all'arrivo delle truppe del CTU. Sfortunatamente Paul viene ferito gravemente. Tornati al CTU, l'unico modo per trovare l'ultimo terrorista rimasto è una missione sotto copertura con la complicita della signora Araz, che accetta in cambio della propria libertà. Le cose però precipitano è Jack si trova prigioniero e senza appoggio nelle mani dei terroristi. Nel frattempo un falso pilota dell'aereonautica riesce ad infiltrarsi in una base e a raggiungere un caccia...il suo possibile obbiettivo è il Presidente degli Stati uniti in volo sull'Air Force One.

"Il logo di 24 compare sullo schermo..."

"...e la gravità della situazione costringe Jack a rifugiarsi in un negozio di armi"


"I suoi avversari sono bene armati ed addestrati..."


"...ma lui non è certo da meno"


"Jack pronto e risoluto all'ennesima missione sotto copertura..."


"...si prepara insieme alla signora Araz..."

"...ma gli eventi non tardano a prendere una brutta piega..."

"...lasciandoci, a fine episodio, pensierosi e a braghe calate!"